Qui sotto il mio tentativo a questo esercizio.
Tempi che coincidono:
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al loro palazzo.
Sembrava sparissero tra l’erba, tanto era alta, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava scomparire dietro la porta.
Saliva le scale ed entrava a casa sua, tratteneva il respiro per non fare rumore, ma la porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
Fino alla fine della scuola Erin e Luke stavano assieme tutto il giorno.
Erin se ne andò nella città a studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Al funerale del padre di Luke si rividero.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto, non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi. Succede.”
“Io devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.
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Tempi discordanti:
Luke restò sotto il sole con gli occhi chiusi. Non aveva mai notato prima che Il sole era così caldo.
“Saranno 10 anni che non ci vediamo?”
“Sì, come vanno le cose?”
“Mio padre è morto e non so più cosa fare”
“Mi dispiace Luke”
“Non devi Erin, succede.”
Da bambini Erin e Luke giocavano nei campi dietro al palazzo. Sparivano, tanto alta era l’erba, scappavano e si rincorrevano fino al tramonto. La madre di Erin li chiamava e tornavano, ricomparendo, il tramonto alle loro spalle.
Luke la guardava sparire dietro la porta. Saliva le scale ed entrava nella sua casa, tratteneva il respiro per non fare rumore.
Erin andò in città per studiare, lettere e telefonate restarono il filo che li legava.
Si rividero al funerale del padre di Luke.
Sedettero l’uno di fianco all’altra. Non parlarono granchè.
“Senti, andiamo a bere qualcosa dopo?” chiese lei.
Luke annuì.
La porta cigolava.
“Chi c’è là!” il solito urlo.
“Sono io, papà… Luke”
“Qualcuno mi aiuti!”
Luke aspettava che la tempesta passasse, apriva una finestra e mangiavano. Teneva gli occhi chiusi, immaginando cibo vero invece di quello precotto.
“Io, devo andare adesso”
“Non l’hai mai capito vero?”
Erin chinò il capo. Uscirono dal locale.
Luke restò sotto il sole, con gli occhi chiusi. Il sole era caldo, non l’aveva mai notato prima, non così.
Esercizio numero cinque
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Re: Esercizio numero cinque
Che il sole fosse, non era, così caldo
Hai capito cosa chiedevo e hai svolto correttamente l'esercizio. Se puoi dai una lettura anche agli esercizi svolti dagli altri partecipanti e ai contenuti extra che ho allegato. Spero che la lettura dei testi dell'Officina ti stia servendo.
Hai capito cosa chiedevo e hai svolto correttamente l'esercizio. Se puoi dai una lettura anche agli esercizi svolti dagli altri partecipanti e ai contenuti extra che ho allegato. Spero che la lettura dei testi dell'Officina ti stia servendo.
Re: Esercizio numero cinque
Grazie della correzione Gaetano.
Leggerò volentieri i racconti dei miei colleghi partecipanti, purtroppo al momento non riesco ad essere constante con lo svolgimento degli esercizi, con un pò di pazienza arriverò a fare tutto.
La lettura dei testi mi sta servendo molto, partecipare al massimo delle mie capacità è il minimo che posso fare per rispetto della qualità delle lezioni e di quanto proposto dall'Officina.
Leggerò volentieri i racconti dei miei colleghi partecipanti, purtroppo al momento non riesco ad essere constante con lo svolgimento degli esercizi, con un pò di pazienza arriverò a fare tutto.
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Re: Esercizio numero cinque
Non preoccuparti, rispetta i tuoi tempi. Se hai domande sono qui.