la convenienza del part time

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Mario Pulimanti
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la convenienza del part time

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“Mi hanno detto che se gli ultimi anni di lavoro li faccio a part-time mi rovino la pensione”. Questa frase è piuttosto ricorrente negli uffici. Molte persone che, per i motivi più disparati, prendono in considerazione la possibilità di trasformare il proprio rapporto di lavoro da full-time a part-time, ricevono informazioni errate o traggono conclusioni affrettate. Il problema principale è quello di comprendere come incide il lavoro part-time sulle prestazioni pensionistiche. A differenza di quanto si pensa, il part-time non sempre allontana il traguardo della pensione; certamente influisce negativamente sull’importo della stessa, dato che la retribuzione percepita dal lavoratore è inferiore al tempo pieno. Per quanto riguarda il diritto alla pensione, il periodo di lavoro part-time viene conteggiato al pari del tempo pieno. Gli effetti negativi conseguenti alla diminuzione della retribuzione si faranno sentire solo sulla parte di pensione determinata con il sistema contributivo, quella dal 2012 in poi, visto che l’importo dei contributi dipende esclusivamente dalla retribuzione. La quota di pensione calcolata secondo il sistema retributivo, quindi per i periodi di lavoro antecedenti il 2012, non diminuisce anche se la carriera lavorativa termina ad orario ridotto. La retribuzione pensionabile rimane sostanzialmente pari a quella che avrebbe percepito in caso di lavoro a tempo pieno, ampliando il periodo lavorativo interessato alla determinazione dell’importo di pensione. In qualche caso il pensionato potrebbe addirittura guadagnarci! Se dalla determinazione della pensione futura il lavoratore dovesse essere troppo penalizzato, niente paura, potrà richiedere il riscatto dei periodi part-time o il versamento dei contributi volontari. Sono meccanismi onerosi ovviamente, ma spesso il ritorno sull’importo della pensione è molto importante. Gli effetti del part-time possono essere molto più pesanti per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Potendo ottenere la pensione di vecchiaia soltanto al raggiungimento di un importo pari ad 1,5 volte il valore dell’assegno sociale (ad oggi circa € 650/mese), è evidente che lavorare per più anni con un contratto di lavoro part-time potrebbe non far raggiungere il predetto importo. Questa eventualità costringe il lavoratore a posticipare la pensione finché tale condizione non viene raggiunta o fino ai 70 anni di età. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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