Reazione cilene all'intralcio grillino

gli articoli di riflessione e attualità di M. Pulimanti
Rispondi
Avatar utente
Mario Pulimanti
Scrittore
Scrittore
Messaggi: 849
Iscritto il: 12/04/2006, 16:50
Località: Lido di Ostia -Roma

Reazione cilene all'intralcio grillino

Messaggio da Mario Pulimanti »

Reazione cilena all’intralcio grillino
Sempre più frequentemente negli ultimi tempi mi sto domandando se sia possibile un'amministrazione della cosa pubblica che non risponda agli interessi dei gruppi imprenditoriali e di potere consolidati.
È una domanda che investe tutta la sfera della politica, perché in fondo anche il governo nazionale è ormai un “ente locale” nella gerarchia dei poteri amministrativi concentrati nell'Unione Europea.
Lo è a partire dalla “cessione di sovranità” per cui la più importante legge dello Stato (la legge finanziaria, ora chiamata legge di stabilità) è sub judice della Commissione Europea.
Controllo rafforzato dall'obbligo al pareggio di bilancio, dai trattati relativi alle questioni economiche (Fiscal Compact, Six Pack, Two Pack, ecc) e dal progetto di un esercito europeo.
Esiste insomma una gabbia che va da Bruxelles fino all'ultimo comune di montagna, per cui ogni decisione gestionale deve avvenire all'interno del cosiddetto patto di stabilità.
Certamente da un lato la stretta dell'austerità riduce i margini di manovra e di spesa, quindi anche le risorse pubbliche conquistabili dalla corruzione; dall'altra le vecchie consorterie di potere aumentano la competizione per accaparrarsi quel poco di grasso pubblico che ancora resta.
La situazione è insomma apparentemente senza via d'uscita.
I grandi gruppi multinazionali e finanziari determinano le grandi scelte della politica globale, magari anche in competizione tra loro.
I gruppi di potere meno potenti rovistano nei sottoscala, nella gestione degli appalti, delle grandi opere o delle concessioni su reti costruite dal pubblico, delle occasioni di crescita fornite da qualche grande evento (Olimpiadi, Expo, ecc).
Ciò che rimane assolutamente fuori dalla possibilità di farsi valere sono gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione, che di questo s'è accorta ormai da tempo.
La fuga dalla partecipazione politica e dalle urne ne è una testimonianza, così come l'investimento su qualsiasi raggruppamento nuovo prometta di cambiare radicalmente le cose.
Questo fenomeno, chiamato populismo, investe ormai tutto il pianeta (Trump è solo l'ultimo esempio) e segnala il distacco progressivo tra establishment capitalistico e popolazioni, tra business e consenso politico.
Un voto da ultima spiaggia, per la democrazia parlamentare occidentale, oltre cui nessuno osa guardare e che motiva ovunque scelte istituzionali verticistiche, elitarie, oligarchiche, in modo più o meno esplicito.
A mio avviso i Cinque Stelle, in Italia, sono i beneficiati temporanei di questa radicalità senza progetto di cambiamento sociale, secondo cui basterebbe gestire onestamente la macchina amministrativa e il business perché tutti ne traggano un grande beneficio.
E’ una idea che seleziona un quadro militante piuttosto eterogeneo, con competenze specifiche magari anche alte (informatici, ingegneri, avvocati, tecnici ambientali ecc), ma senza molte cognizioni sul funzionamento vero della società attuale.
Ovviamente, alla prova dell'amministrazione concreta di grandi città questa nuova classe dirigente arriva un po’ impreparata.
Tutto previsto, come anche la reazione feroce del potere vero a questo intralcio. Reazioni cilene.
Per ora c’è stata solo la scimmiottatura delle inchieste giudiziarie all'incontrario, con mail e telefonate allegramente passate da uffici tribunalizi e questura sui tavoli dei media controllati dai boss del business capitolino e governativo.
Non mi stupirei di vedere presto anche qualcosa di equivalente ai camionisti cileni, ovvero corporazioni reazionarie in grado di paralizzare o riempire di rifiuti la città. Basti ricordare che in Gran Bretagna è stata sacrificata addirittura una deputata laburista pur di sbarrare il passo alla Brexit.
Altro potrà avvenire pur di eliminare quanto di incontrollabile ci può essere in un'amministrazione grillina.
Che questo avvenga facendo fallire completamente una giunta (non solo a Roma, ovviamente), oppure epurando i puristi e facendola così rientrare nella normalità del business non si può ovviamente dire.
I Cinque Stelle sono comunque una ancora troppo flebile perturbazione negli equilibri di potere, una finestra di incertezza attorno a cui si affannano i conservatori, per richiuderla.
A questo punto riterrei opportuna una mobilitazione di tutte le forze antagoniste e democratiche per cercare di bloccare con il NO al referendum la controriforma costituzionale, ben sapendo comunque che la macchina del fango del potere si attiverebbe anche contro questo schieramento.
Si tratterebbe di unificare tutti i malesseri sociali innescati da una serie ormai lunghissima di stravolgimenti della nostra Costituzione.
Infatti Jobs Act, pensioni, sanità, scuola, casa, ammortizzatori sociali, avventure militari, sono temi decisamente più importanti che non la discussione sul Senato.
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
:boxing:
Allegati
25fans4.jpg
Rispondi