La nuova cultura politica della Chiesa

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Mario Pulimanti
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La nuova cultura politica della Chiesa

Messaggio da Mario Pulimanti »

La nuova cultura politica della Chiesa :blob7:

Molti dicono che il Vaticano spesso si intromette su questioni e situazioni di grande importanza per molti cittadini, facendo pesanti e ripetute pressioni sui politici più legati alla Chiesa per la loro fede religiosa e di fatto limitando e ostacolando la libertà di azione del Governo. Fra i problemi di maggiore importanza sono il riconoscimento delle unioni di fatto, il testamento biologico e l’eutanasia, gli ostacoli alla ricerca, come nel caso delle cellule staminali embrionali.
Dal mio punto di vista ritengo che la Chiesa abbia il dovere di intervenire nelle questioni politiche con il proprio giudizio morale, specialmente sulle questioni politiche che riguardano la dignità della persona.

In realtà la Chiesa è una realtà importante nella nostra società e ha il diritto-dovere di intervenire su tutte le questioni che hanno una rilevanza sociale, politica e morale.
Questa non è ingerenza, è libertà d'espressione e rientra nella dialettica democratica di una società moderna e aperta.
Sono perfino convinto che la Chiesa vada ritenuta al di sopra delle parti pure quando si mette in gioco esprimendo giudizi politicamente impegnativi come accade in questi giorni sul tema dei profughi (anche se, su questo come su altri temi, molti cattolici hanno spesso sensibilità diverse da quelle espresse dalle gerarchie ecclesiastiche).
Reputo, infatti, che nella comunità mondiale l'indirizzo economico debba essere orientato verso la condivisione dei beni, verso il loro uso durevole e la giusta ripartizione dei benefici che ne derivano perché le risorse di cui il mondo dispone sono in grado di fornire cibo sufficiente per soddisfare le necessità di tutti.
Sono senz’altro d’accordo che lo Stato sia autonomo dalla Chiesa e da ogni altra religione, ma sono altrettanto convinto che lo Stato non possa essere autonomo dall’ordine morale perché altrimenti ci troveremmo di fronte ad uno Stato etico, ossia uno Stato che si crede proprietario dell’ordine morale, ritenendo di essere la fonte anche del bene e del male, del vero e del falso.
In pratica uno Stato totalitario.
Quando la Chiesa interviene nel campo sociale, lo fa ispirandosi non tanto ai contenuti specifici della fede cristiana, quanto all’antropologia fondamentale radicata nella ragione e nel diritto naturale e che certamente non è assente nelle fonti della rivelazione ebraico-cristiana.
Di fatto la Chiesa ha la possibilità di instaurare un vero dialogo con altre forze culturali e con altre impostazioni di pensiero sui valori etici fondamentali anche se a mio avviso, da qualche tempo, il relativismo etico ed il radicalismo individualista rappresentano un vero pericolo per la democrazia stessa, che non può pensare di reggersi sulle sabbie mobili delle opinioni che cambiano continuamente a seconda delle mode culturali, delle maggioranze politiche e degli interessi di parte.
Quindi è giusto affermare che la Chiesa deve rispettare la legittima autonomia dell’ordine democratico avendo tuttavia diritto a giudicare se le istituzioni e la prassi politica siano conformi al rispetto dei valori della persona, del bene comune e dei principi di solidarietà e sussidiarietà.
Ed è giusto affermarlo ancor più in questi ultimi anni in cui, per esempio, comincia a imporsi con acutezza alla coscienza morale di molti, specialmente fra gli specialisti delle scienze biomediche, l'istanza per una resistenza passiva alla legittimazione di pratiche contrarie alla vita e alla dignità dell'uomo.
Del resto quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, la Chiesa ha il diritto di intervenire, trattandosi di valori non negoziabili.
È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale.
Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano.
Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale.
Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani.
Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione).
Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale “i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti”.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma)
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Re: La nuova cultura politica della Chiesa

Messaggio da Massimo Baglione »

Allora che anche i giudici, gli avvocati, i professori, i mafiosi e gli industriali facciano politica... ops.... come non detto ehehe
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Mario Pulimanti
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Re: La nuova cultura politica della Chiesa

Messaggio da Mario Pulimanti »

si risolve il problema limitando il ruolo dello Stato: meno Stato=meno corruzione
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Re: La nuova cultura politica della Chiesa

Messaggio da Massimo Baglione »

Qual è il "ruolo dello Stato" e, in ogni caso, in quali punti andrebbe limitato?
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Re: La nuova cultura politica della Chiesa

Messaggio da Mario Pulimanti »

lo Stato non deve interferire con il funzionamento del mercato ma deve diventare economicamente attivo solo per completare l’offerta del settore privato.
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