L’Expo 2015 non deve essere una passarella delle multinazion

gli articoli di riflessione e attualità di M. Pulimanti
Rispondi
Avatar utente
Mario Pulimanti
Scrittore
Scrittore
Messaggi: 849
Iscritto il: 12/04/2006, 16:50
Località: Lido di Ostia -Roma

L’Expo 2015 non deve essere una passarella delle multinazion

Messaggio da Mario Pulimanti »

L’Expo 2015 non deve essere una passarella delle multinazionali

L’Expo é un’Esposizione Universale di natura non commerciale (dunque non è una fiera), organizzata dalla nazione che ha vinto una gara di candidatura e prevede la partecipazione di altre nazioni invitate tramite canali diplomatici dal Paese ospitante.
La prima Esposizione Universale è stata quella di Londra nel 1851 e il suo successo ha spinto altre nazioni a organizzare iniziative della stessa natura, come quella di Parigi del 1889, ricordata per la Tour Eiffel. Ogni Esposizione Universale è dedicata a un tema di interesse universale.
L’Esposizione Universale si realizza in un sito appositamente attrezzato ed è un’occasione di incontro e condivisione che promuove un’esperienza unica dei partecipanti e visitatori attraverso la conoscenza e la sperimentazione innovativa del tema.
Il ruolo di un’Esposizione Universale più che esporre le maggiori novità tecnologiche è orientato all’interpretazione delle sfide collettive cui l’umanità è chiamata a rispondere.
Expo Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 in materia di alimentazione e di nutrizione.
Per sei mesi Milano diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.
Expo Milano 2015 sarà la piattaforma di un confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell’alimentazione, stimolerà la creatività dei Paesi e promuoverà le innovazioni per un futuro sostenibile offrendo, inoltre, a tutti la possibilità di conoscere e assaggiare i migliori piatti del mondo e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimentare e gastronomica di ogni Paese.
Per la durata della manifestazione, la città di Milano e il Sito Espositivo saranno animati da eventi artistici e musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre.
Ritengo che Expo avrà comunque un senso solo se parteciperà chi s’impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola.
Solo allora Expo avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di cor¬ru¬zione e di cementificazione del territorio.
“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”, recita il logo di Expo.
Ma Expo è diventata una delle tante vetrine per nutrire le multinazionali, non certo il pianeta.
Come si può pensare infatti di garantire cibo e acqua a sette miliardi di persone affidandosi a coloro che del cibo e dell’acqua hanno fatto la ragione del loro profitto senza prestare la minima attenzione ai bisogni primari di milioni di persone ?
Expo si presenta come la passerella delle multinazionali agroalimentari, proprio quelle che detengono il controllo dell’alimentazione di tutto il mondo, che producono quel cibo globalizzato o spazzatura, che determina, nello stesso tempo, un miliardo di affamati e un miliardo di obesi.
Due facce dello stesso problema che abitano questo nostro tempo: la povertà, in aumento non solo nel Sud del mondo ma anche nelle nostre periferie sempre più degradate.
Expo non parla di tutto ciò.
Non parla di diritto all’acqua potabile e di acqua per l’agricoltura familiare.
Non parla di diritto alla terra e all’autodeterminazione a coltivarla.
Non si rivolge e non coinvolge i poveri delle megalopoli di tutto il mondo, non si interroga su cosa mangiano, non parla ai contadini privati della terra e dell’acqua, scacciati attraverso il land e water grabbing, (la cessione di grandi estensioni di terreno e di risorse idriche a un paese straniero o a una multinazionale), espulsi dalle grandi dighe, dallo sviluppo dell’industria estrattiva ed energetica, dalla perdita di sovranità sui semi per via degli Ogm e costretti quindi a diventare profughi e migranti.
E non cambia certo la situazione qualche invito a singoli personaggi della cultura provenienti da ogni angolo della terra e impegnati nella lotta per la giustizia sociale.
Al massimo serve per creare qualche diversivo.
In Expo a fianco della passerella delle multinazionali si dispiega la passerella del cibo di eccellenza.
Expo parla solo alle fasce di popolazione ricca dell’occidente e que¬sto ne fa oggettivamente la vetrina dell’ingiustizia alimentare del mondo, nella quale la povertà si misurerà nel cibo: in quello spazzatura per le grandi masse e in quello delle eccedenze e degli scarti per i poveri.
Per questo motivo ritengo che le autorità politiche che stanno organizzando Expo dovrebbero porre al centro la sovranità alimentare e il diritto alla terra negati dallo strapotere e dal controllo delle multinazionali, in particolare quelle dei semi.
Inoltre, sarebbe opportuno che l’Expo si pronunciasse contro gli Ogm, che sono il paradigma di questa espropriazione della sovranità dei contadini e dei cittadini, il perno di un modello globalizzato di agricoltura e di produzione di cibo che inquina con i diserbanti, consuma energia da petrolio, è idrovoro e contribuisce al 50% del riscaldamento climatico.
L’Expo dovrebbe anche affermare il diritto all’acqua potabile per tutti attraverso l’approvazione di un Protocollo Mondiale dell’acqua, con il quale si concretizzi il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sancito dalla risoluzione dell’Onu del 2011.
Per di più l’Expo dovrebbe rimetere in discussione gli accordi di partnership tra Expo e le grandi multinazionali, che, lungi dal rappresentare una soluzione, costituiscono una delle ragioni che impediscono la piena realizzazione del diritto al cibo e all’acqua.
In più sarebbe giusto controllare il destino delle aree di Expo non lasciandole unicamente in mano alla speculazione e agli appetiti della criminalità organizzata e che, su quei terreni, venga indicata una sede per un’istituzione internazionale finalizzata a tutelare l’acqua, potrebbe essere l’Authority mondiale per l’acqua, e il cibo come beni comuni a disposizione di tutta l’umanità.
Una sede dove i movimenti sociali, le reti mondiali dell’acqua, le organizzazioni popolari e i governi locali e nazionali discutano la politica per la vita. Una sede nella quale la Food Policy diventi anche Water Policy, dove si discuta la costituzione di una rete di città che assu¬mano una Carta dell’acqua e del Cibo, nella quale si inizi a concretizzare localmente la sovranità alimentare, il diritto all’acqua, la sua natura pubblica, la non chiusura dei rubinetti a chi non è in grado di pagare, la costituzione di un fondo per la cooperazione internazionale verso coloro che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo.
Una sede nella quale alle istituzioni e ai movimenti sociali, venga restituita la sovranità sulle scelte essenziali che riguardano il futuro dell’umanità.
“La Terra ha abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di alcune persone” affermava Gan¬hi.
E que¬sta verità oggi è più che mai attuale e ci richiama alla nostra responsabilità, ognuno per il ruolo che svolge.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia-Roma) :boxing:
Allegati
aas.jpg
Avatar utente
hombre sincero
Grande Autore
Grande Autore
Messaggi: 2196
Iscritto il: 11/05/2004, 23:03
Località: Livorno

Re: L’Expo 2015 non deve essere una passarella delle multina

Messaggio da hombre sincero »

Ritengo che Expo avrà comunque un senso solo se parteciperà chi s’impegna per la democrazia del cibo, per la tutela della biodiversità, per la difesa degli interessi degli agricoltori e delle loro famiglie e di chi il cibo lo mette in tavola.
:notworthy:
Rispondi