Coloriamo d’azzurro il sogno della Coppa.

gli articoli di riflessione e attualità di M. Pulimanti
Rispondi
Avatar utente
Mario Pulimanti
Scrittore
Scrittore
Messaggi: 849
Iscritto il: 12/04/2006, 16:50
Località: Lido di Ostia -Roma

Coloriamo d’azzurro il sogno della Coppa.

Messaggio da Mario Pulimanti »

:blob3: :blob7: Coloriamo d’azzurro il sogno della Coppa.


Mi sdraio sul letto con il formicolio agli occhi, ma rimangono tanto aperti che sembrano riaffermare la loro volontà di non chiudersi finché a un tratto vengo invaso da un sonno oleoso che mi si espande nel corpo come una sostanza scivolosa e conquistatrice, lentamente angolo dopo angolo, fino a raggiungere il cervello ne lasciarlo affettuosamente bloccato.
Mi sveglia l’insistenza del telefono e noto di avere il mento bagnato dalla bava e gli occhi beneficiati dall’oscurità che suppongo dovuta al tramonto.
Ma non è questa l’ora del tramonto.
Sia la voce di Gabriele all’altro capo dell’apparecchio sia l’orologio mi confermano di aver dormito appena un’ora, la penombra è dovuta alle imposte socchiuse.
Gabry: vuole che lo raggiunga in biblioteca.
Con le chiavi della macchina.
Stasera va a Roma.
Che sbaglio: invece di entrare nell’Elsa Morante, entro in un locale attiguo.
Un centro sociale: in un centro social, in cui gli iscritti mi sembra stiano passando tutto il tempo a dire “puttana”, “coglioni”, “cazzo”, “condizioni oggettive”, “lotta di classe” e altre semplificazioni marxiste, ma con sfottò, con malafede nostalgica negativa.
Scuoto la testa.
Con estrema cautela, esco.

Lancio un’ultima occhiata al locale.

Sconcertato, entro in biblioteca.

Senza esitare.

“Papà...papà...” sussurra Gabry tra i denti.

“Papà cosa?”, sussulto scrutandomi intorno.

“Dove hai messo la macchina?”

“A Piazza delle Repubbliche Marinare”, gli dico, salutandolo.

Incontro Giorgio, mio antico amico.

Mi vuole offrire un caffè.

E’ la prima volta che entro in questo bar.
“Caffè soltanto?”.
Me l’ha detto un barista sconquassato, magro, bruno, occhi scuri ma meno delle sue occhiaie, capelli neri pettinati violentemente all’indietro, capelli con la forfora, forfora sulle spalle, lutto nelle potenti unghie lunghe che culminano in mani da profeta.
Ci sediamo.
Al tavolo a fianco al nostro c’è una ragazza con una gonna micro.
Improvvisamente accavalla le lunghe gambe, meritandosi l’indifferenza del rumore totale del bar e gli sguardi di alcuni avventori in cerca dell’indovinabile e tenera ferita del sesso.
Il mio amico ha un leggero soprassalto.
La ragazza si alza ed esce.
L’atmosfera si rilassa all’improvviso:torna subito la calma.
Intanto, il mio amico si perde in strane congetture.
Ritiene che facebook sia un ritrovo per uomini che perdono il rispetto di se stessi, al punto da divenire morti di fame sessuale che insalivano profili femminili con false parole per portarsele a letto.
Ciro e Peppe ci vedono e vengono a sedersi vicino a noi.
“Che giornata” dice Ciro.

“Ce ne sono state di peggiori” risponde Giorgio.

“Senti Ciro, entrando ho visto Daniela, la tua ex moglie, in compagnia di un uomo molto più giovane di lei” dice Peppe “Chi è?”

“Si chiama Salvatore” risponde Ciro “Una trentina d’anni. Un atleta dall’espressione dura, di quelli che fanno impazzire le donne. Le ha tutte ai suoi piedi, perché al giorno d’oggi le donne non hanno buon gusto. Oppure vanno in cerca di novità, perché sono diventate come gli uomini. Comunque ho la certezza che non si farà mai Daniela” .

Peppe socchiude gli occhi. Quegli occhi non sono più normali. Sono piccoli, duri, sono gli occhi del vecchio serpente. “Invece se l’è fatta”, dice poi con un filo di voce.

“Stai zitto, Peppe, o ti spacco la faccia”.

“Ciro non offenderti; in realtà sai anche tu che le cose stanno così”.

“Non è giusto”, piagnucola Ciro.

“Invece è così che va la vita. Ti lasciano e se ne vanno con un altro”, replica all’improvviso Giorgio che, come me, finora aveva assistito in silenzio al botta-risposta tra Ciro e Peppe.

“Davvero?” dice Ciro guardandolo sorpreso.

“Davvero. Tu, Ciro, non conosci bene le donne”, aggiunge Giorgio.

“Ma che sciocchezza! Daniela é ancora innamorata di me. Questo è vero” urla Ciro esasperato.

“Ok, ma a me che cazzo me ne può fregare, oltretutto!” risponde Giorgio.

Sembra provato da questa conversazione, dalla vita. E dalla sera che sta morendo.

“Ehi, la radio stamattina ha detto che stanno aumentando divorzi e separazioni in Italia” fa Peppe per smorzare la tensione, saltando di palo in frasca, aggiungendo “sembra che abbiano calcolato che, fra i matrimoni che durano da più di cinque anni, il dieci per cento va avanti grazie a interessi finanziari delle parti, il venti grazie al sesso che, da quanto mi dicono parecchi fedeli, è diventato cosa rara e il settanta per cento va avanti grazie alla santa pazienza, che nel frattempo è diventata un’abitudine casalinga”.

“Vediamo, vediamo….” dice Giorgio sollevando un po’ il braccio, come se dovesse cercare qualcosa nell’archivio della memoria. “Da quanto ne so, molte coppie non sono felici, ma lottano insieme nei momenti difficili”.

“Questo è vero, e riescono a superarli. Ma poi a volte non ci riescono”.

“Sì, Ciro. La mia esperienza mi ha insegnato infatti che è molto difficile che un matrimonio sopravviva a una crisi economica grave e all’angoscia che ne deriva, ma è pure molto difficile che sopravviva all’agiatezza e alla noia.”, dice Peppe.

“Non solo” puntualizza Giorgio “ma direi anche che le difficoltà economiche uniscono e, addirittura caricano un matrimonio di progetti, ma il denaro separa, e carica un matrimonio di problemi”.

“Ceto” risponde Ciro “io difatti credo che le difficoltà spesso inizino quando le coppie risolvono i loro problemi e gli rimane il tempo di veder morire la sera nei loro salottini, guardandosi in faccia. Quando hai problemi, non vedi la faccia; vedi il futuro. Quando non ti resta che la faccia, è un brutto affare”.

“Giusto” puntualizza Peppe “Anche io penso che la noia tra i coniugi sia uno dei grandi problemi che affliggono Ostia. Anzi Roma. Anzi il Lazio. Anzi l’Italia. Anzi l’Europa. Anzi il mondo! Bisognerebbe inventare una legge per porvi rimedio”.

“Hai ragione, Peppe” dico io “credo infatti che le grandi crisi domestiche si origino così”.

“Ovvio, Mario” dice Giorgio “Per una coppia di sposi è molto facile avere un progetto di vita comune: entrambi pensano allo stesso tempo ad andarsene di casa, trovare un appartamento, ammobiliarlo, sfogliare i dépliant delle agenzie di viaggio e pianificare una scopata”.

“La penso pure io così” confessa Peppe “tanto è vero che agendo così le giovani coppie facilmente finiscono con l’illudersi che la vita abbia un senso e che siano nati l’uno per l’altra. Ma gli anni di matrimonio a poco a poco modificano la situazione, con la persistenza di una goccia d’acqua.

“Vedo che hai compreso in pieno il mio concetto Peppe” dice Giorgio “Infatti, a questo punto, nulla garantisce che il progetto di vita che desidera il marito coincida con il progetto di vita che desidera la moglie; non solo, uno dei due finisce per intralciare l’altro. Dopo un po’ sono due perfetti sconosciuti che si incontrano, si guardano, si rifiutano e cercano rifugio altrove. Ma non temete, amici, poiché la saggezza occidentale ha previsto tutto: ormai ci sono rifugi eccellenti, come il lavoro, i pettegolezzi con le amiche. Il cinema, il teatro e il campionato di calcio. Chi crede che in una casa ci sia un mondo, si sbaglia: ci sono due mondi. Nemmeno i figli rinnovano il primo progetto comune, perché per i figli ciascuno ha un progetto diverso”.

Giorgio, grande frequentatore dei bar lidensi, continua: “Ma torniamo a noi: ci sono due sistemi perché una coppia consumata si prenda ancora per mano e rimanga unita. Uno è trovare un nuovo progetto di vita comune, come per esempio comprarsi un nuovo appartamento e altri mobili. Ma questo non è sempre possibile”.

“E l’altro sistema?” chiedo io.

“Non aver mai avuto un progetto di vita”, dice Giorgio, annuendo lentamente. Certo, può sembrare terribile, amici miei” continua “lasciarsi vivere e non essere nessuno. Ma lì potrebbe esserci una delle chiavi della felicità”.

Ciro fa un cenno affermativo, non privo di stizza. Poi dice “Certo. Però è triste vivere così. Puzza di merda”.

“Sta tranquillo, Ciro” replica Giorgio “Per farti capire meglio come vanno veramente le cose tra coniugi ti racconto la storia di Andreina e di Vito. Lei, onorata postina. Lui, tecnico bancario”.

Giorgio prosegue “la donna si sentiva tradita. E aveva ragione: Vito le metteva le corna di nascosto. Così lei gliele ha messe in bella vista. Andava in giro con le amiche e scopava spesso con uno qualsiasi, anzi, con più gente possibile, e poi lo raccontava al marito. E questo non è un caso isolato. Ad Ostia ci sono più case di quanto credi tu con un marito rimasto a bocca aperta a guardare la porta”.

Peppe bisbiglia: “Per strada mi hanno sempre insegnato che chi la fa l’aspetti”.

“Appunto” dice Giorgio “E non credete che sia tanto strano, amici; siamo talmente complicati che a volte penso che nessuno possa scrivere la nostra vera storia. Certo, era bella. Molto. Aveva una vulva larga ed elastica, Andreina. Aveva pure una bocca potente e succhiatrice, con l’alta e la bassa marea, piena di forze occulte. E un ano multiuso, onesto e lavoratore, che era una di quelle stelle nane che non brillano e quasi non si vedono, ma che secondo gli astronomi si accaparrano tutto il magnetismo dell’universo”.

“Ma tu, Giorgio, come fai a sapere tutte queste cose di Andreina?”, dice Ciro.

“Perché ci sono stato anch’io con lei. Capezzoli turgidi. E che culo!”

“Cazzo”, dico.

“ Insomma, amici, a Vito non rimase altro che sbattere la testa contro le pareti della sua casa”.

“Vito si è risposato?”, gli chiedo .

“Con chi?”.

“Non so…Con una donna, suppongo, anche se al giorno d’oggi e con la faccenda delle coppie di fatto, si sarebbe potuto sposare con uno spazzino comunale con tutte le cose al posto giusto”, rispondo.

“Non credo, Mario. Ma, in fondo, che importa?”.

“Questo mi fa pensare a mio fratello” dice Peppe.

“Giulio?” chiede Ciro.

“Sì, proprio lui. Giulio, marito-fedele della bella Fabiana. Certamente c’é della pigrizia nella sua fedeltà. Mettere in atto un gioco di seduzione richiede tempo ed energia. Giulio appena intravede la possibilità di un flirt percepisce subito il fardello degli obblighi che ne deriveranno: comporre paroline dolci, telefonare, prenotare camere d’albergo, dedicare cene e serate all’amante del momento, inventare scuse plausibili per la moglie. Sì, c’é da ingannare, mistificare, nascondere, raccontare balle. Lo disturba non tanto che la menzogna sia disonesta, ma che si riveli faticosa. A che pro tanti sforzi per qualche godimento furtivo, per una storia complicata che comunque finirà, visto che ama la moglie e non intende lasciarla? In realtà si astiene per mancanza di smanie. E’ un pezzo che l’attrazione provata per una bella creatura non ha più la forza di modificare il suo comportamento: la sua concupiscenza dura poco ed é senza conseguenze”.

A questo punto, siccome è ora di cena, Giorgio si alza in piedi.

“E’ vero, che importa. E dato che ho fame, vado a mangiare”.

E’ sulla porta quando si volta per chiedere: “Ma secondo voi, l’Italia vincerà i mondiali in Brasile?”.

“Magari….” rispondo io “Certo, sulla carta sembra che ci siano formazioni più forti della nostra e che quindi partiamo battuti ma nel calcio nulla è scontato basta giocare con il cuore e sapienza. Santo Balotelli ci protegga!”

“Mi pare giusto”, rispondono i miei amici in coro.

Ed escono. Prima di chiudere la porta del bar li sento canticchiare l’inno nazionale:
“Coloriamo d’azzurro il sogno della Coppa“.

Usciti i miei amici, ordina un aperitivo. Alcolico.

Mentre lo sorseggia, penso che nei film le ragazze portano il reggicalze, ma non in questo quartiere. Qui si vedono stese solo mutande ingrigite e dozzine di collant.

Porca puttana.

Esco dal bar.

Passeggio sul lungomare.

Veramente ti prende con la voglia di fuggire con la persona che ami, li sul cielo, tra stelle e galassie per uscire da questo pazzo mondo.
Vorrei a volte poter vedere le stelle con gli occhi di chi amo.

In un tenero quanto più intenso e conciso gioco di flash, fotogrammi, istantanee, illusioni, speranze e passioni.

Nella calma della notte, guardare le stelle per capire la musica del cielo e della vita, dell’aria e della luce che formano lo spazio che abbraccia il mondo e che bacia il mio pensiero.

Nelle luci riflesse delle stelle, come in un tenero ed intenso gioco di flash, cercare ed indovinare il mistero della vita, con le illusioni, le speranze, le passioni.

Nella calma della notte, guardare le stelle, in uno spazio luminoso e la vita del mare, sognare, ed imparare ad amare l’infinito.

Nella luce della notte stellata, al suono delle onde spumeggianti, nell’aria azzurra di un cielo innamorato, che canta la musica più bella, do vita ai miei sogni di pace per volare e conoscere (e morire contenta, bruciata d’amore) quello spazio infinito e luminoso di luce e di Amore.

Lì, di fronte al teatro.

Sorride il ragazzo.

Poi, senza stringermi la mano, mi dice: “Perché non ti dai pace?”

Pace, pace, queste parole mi girano in testa.

Guardo lontano.

Sì, c’è il dolore, cose del mio passato che non voglio affrontare.

Sì, ci sono cose del futuro che probabilmente mi faranno piangere.

In lontananza scorgo una piccola luce brillare rossa in una distesa di macchine intrigate.

E’ troppo lontana perché possa vederla bene, ma mi concentro e lentamente, molto lentamente, qualcosa di quella luce, qualcosa delle parole del giovane maschio cominciano a infondermi calma.

Chiudo gli occhi e mi appoggio a uno schienale immaginario.

“Cosa stai pensando?” domanda il giovanotto. “Perché quel sorriso?”.

Non rispondo.

Scuoto la testa e mi aggrappo all’immagine del piccolo fuoco in lontananza, al suono delle parole del ragazzo ripetute all’infinito, all’inizio di qualcosa che assomiglia alla pace.

Sorrido perché ora so di aver ragione.

Posso permettermelo.

Posso darmi pace.

Alzo gli occhi.

La luna é nera.

Estragone: “E adesso che facciamo?”

Vladimiro: “Non lo so”.

Estragone: “Perché?”.

Vladimiro: “Aspettiamo Godot”.

Estragone: “Già, è vero”.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
Allegati
italia-mondiali.jpg
Rispondi