Il suono del mare

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Mario Pulimanti
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Il suono del mare

Messaggio da Mario Pulimanti »

:female: IL SUONO DEL MARE


Chiudo le finestre e il rumore del traffico si spegne come fosse la tivvù.
Mi passo la mano sui miei capelli.
Bianchi.
Ho delle priorità e, per quanto mi riguarda, la vanità non ne ha mai fatto parte.
Esco.
Sono un pò teso, ultimamente.
Camminare sul lungomare mi rilasserà i nervi.
Pontile.
Gabbiani.
Il suono del mare.
Tra 30 anni, sarò in riva al mare a dar loro da mangiare.
O non ci sarò più.
Odio le formalità.
Preferisco dare del "tu" alle persone.
Incontro un’amica.
Ha un accento che non sono mai riuscito a identificare.
Probabilmente ucraina.
Ha qualche problema con i verbi, che nelle frasi occupano i posti più impensati.
E’ alta, con lunghi capelli neri macchiati di grigio.
“Mario dimmi: lo sai, tu, cos’è l’amore?”.
“Che c’è che non va?”, chiedo allora io, preoccupato, rivolgendomi a lei.
“Io l’ho visto, sai, l’amore. L’ho conosciuto, l’ho incontrato.” mi dice seria.
“Ummh, spiegami, ti ascolto” dico.
“Igorek. Ogni singolo battito.”.
“Igorek?” rispondo.
“Siamo stati insieme per nove anni. Un mese fa mi ha lasciata” .
“Mi dispiace” replico io.
“L’amore. Ah, l’amore. L’amore sono le lunghe attese. I silenzi sospesi nell’ansia di una parola, di un sorriso” dice.
“Certo” rispondo.
“ L’amore è fatto di dolore e di malinconia” continua “ L’amore è fatto di ansia e di ritorni. Non si consuma in un attimo”.
“Ok” annuisco.
“L’amore ti sveglia di notte, con i pensieri che diventano sogni e i sogni che diventano pensieri. L’amore è fatto di aria fresca e fiori. Di lacrime e risate. L’amore era Igorek” , aggiunge singhiozzando.
“Uh, sì,mi dispiace” le dico, bluffando come uno che rilancia di un milione a poker con quattro quinti di colore in mano, mentre le offro il mio fazzoletto bianco celeste.
“Grazie, Mario” risponde asciugandosi frettolosamente le lacrime.
Vedo che la mia amica non é più in vena.
Le porgo un cioccolatino.
Sorride.
"Grazie".
Mi saluta.
E se ne va.
Mi viene incontro Gabriele.
Mio figlio.
Il grande.
Sensibile, intelligente, dottore in Legge.
E aspirante Notaio.
Riesce sempre ad andare dritto al cuore della questione.
Mi chiede le chiavi della casa della nonna.
Alla Garbatella.
Rimango interdetto.
Ma poi capisco che deve andarci a studiare con la sua dolce metà: Francesca, l’incantevole.
Lo accontento.
"Bé, allora ci vediamo, papà".
Entro in un bar.
La tivvù é accesa.
Vengo così informato che è ripreso il processo per il naufragio della Costa Concordia al Giglio, che vede come unico imputato l'ex comandante Francesco Schettino.
Però è assente l'amica moldava del comandante Domnica Cemortan, che era in plancia di comando al momento dell'inchino, rimasta nel suo Paese per motivi di salute della figlia.
Quando squilla il cellulare, sussulto.
Simonetta.
Mi aspetta a casa.
Dobbiamo andare a cena con una coppia di amici.
Liliana.
E Valter.
Brillanti.
Simpatici.
Molto.
Perfetto.
Simonetta é di Collevecchio.
Un paese molto tranquillo.
Lì, certe volte mi sorprendo ancora ad ascoltare il silenzio.
Lì, mi illudo di sentire le voci dei miei nonni.
E' un attimo di speranza che pago con una fredda delusione, e che si dirada con il
passare del tempo e lo sbiadire dei ricordi.
Meglio non guardare più solamente al passato e a ciò che ho perduto.
Conviene guardare, invece, al presente e al futuro.
E va bene.
Sono un frustrato pendolare di Ostia.
Certo non c'è da essere sconsolati.
Ho un bel lavoro, molte relazioni sociali e affettive, alcune importanti -come l'amore per la mia famiglia- e mi resta ancora un pò di tempo per rimediare al resto.
Cammino.
Come un vecchio.
Metto un piede davanti all'altro: un lento, regolare trascinarmi.
Riesco a malapena a mettere un piede davanti all'altro.
In mezzo alla gente.
La gente come me.
Quelli che stanno a poche fermate dalla mediocrità, quelli dei desideri irrealizzabili, e
a cui realtà non é certo desiderabile.
Quelli che invidiano, ma lusingano, quelli che non vuoi conoscere, che soltanto a parlarci ti sembra una perdita di tempo.
Quelli che spuntano da qualche parte, ridendo alla battute che non hai neanche ancora fatto.
Quelli che ti fanno pena e che odi, quelli che temi e che in parte ti affascinano, quelli che potresti essere tu, e viceversa: sono loro la causa di sensi di colpa, rabbia e frustrazione, conflitto interno, distorsioni di personalità, manie di grandezza, paranoia, megalomania, incubi, problemi di abuso di sostanze e persino dell'emicrania.
Dovrei cambiare atteggiamento.
Dovrei affrontare la realtà, modificare il mio atteggiamento e guardare da un'altra parte.
Ma non lo farò.
Non posso farlo.
Non ancora.
Laureato.
Specializzato.
Sottopagato.
Tra pochi anni mi congederò con la mia brava pensione statale.
Sono dispiaciuto.
Il mio fallimento.
Mi sento disintegrato.
Mi sento come se fossi stato preso a botte fino allo sfinimento.
Ci sono pezzi di me che continuano a cadere.
Intanto frequento ricevimenti.
Come quello di ieri sera.
Gli invitati sono decisamente di serie b e molti si trovano lì soltanto perché così è stato loro ordinato.
I pochi ospiti di relativa importanza sono alcuni politici locali intervenuti nella speranza di ritagliarsi un po’ di spazio sui giornali e un corpulento parlamentare, membro di una qualche commissione per i rapporti comunitari, che sembra annoiarsi più di me.
Queste serate servono per la raccolta di fondi e riunioni con i sostenitori.
I parlamentari e i loro portaborse partecipano ogni sera a cinque o sei di questi eventi sia per scroccare da mangiare e bere sia per stringere la mano agli elettori, intascare assegni e in qualche occasione anche per affrontare argomenti di natura elettorale.
Mentre il ricevimento era in corso nei saloni di un elegantissimo Hotel, ho incontrato vecchi amici.
Hanno tutti dei bambini.
Hanno tutti un mutuo.
Hanno tutti lavoro, rughe, problemi alle articolazioni, progetti, speranze, motivi per essere ottimisti, perdono i capelli.
Sono stati tutti felici di vedermi.
Nessuno si é preoccupato di nulla.
Infatti a malapena sembravano prestarmi attenzione.
E’ un sollievo così grande realizzare che a nessuno importa davvero di me.
Beh, non così tanto.
Famiglie italiane in crisi.
Diamine, é vero!
Sono sempre di più le famiglie italiane in difficoltà per pagare la rata del mutuo.
Quelle con problemi di insolvenza sono circa duecentomila, mentre altre cinquecentomila sono a rischio.
Mi incammino sul lungomare, aggiro Piazza Rendina, passo per via Grenet e supero infine l’incrocio di Corso duca di Genova.
E qui che abito.
Al civico 253.
Il cielo è nero come l’inchiostro, punteggiato di stelle e con qualche spruzzata di nuvole.
E' macchiato dalle scie degli aerei che atterrano e decollano dal vicino Aeroporto di Fiumicino.
Citofono.
"Ho capito" dice Alessandro "Scendo subito".
Salgo in macchina.
Accendo lo stereo.
Billie Holiday.
Chiudo gli occhi.
Penso a stamattina.
In ufficio.
Un collega.
E' alto quasi un metro e ottanta, magro e porta occhiali da vista con una sottile montatura metallica.
I suoi capelli biondo-rossicci tendenti al grigio sono decisamente lunghi e lo fanno assomigliare a un hippy avanti negli anni.
Ma ha negli occhi un che di malizioso che gli da un’aria giovanile.
E’ single e, dal database dei dipendenti statali, che sono andato a consultare, ho scoperto che ha 40 anni, ma gliene sarebbero dati cinque di meno.
Mentre io, purtroppo, i miei anni li dimostro tutti, e i miei capelli neri, dopo essere ingrigiti, chissà perché, ora sono tutti bianchi. Interrompe i miei pensieri.
“Stai ingrassando”.
“Non faccio moto e conduco una vita troppo sedentaria”.
Da oltre un mese ha preso l’abitudine di fare un salto nel mio ufficio a chiacchierare del più e del meno con una giovane consulente assegnata al mio ufficio.
Ma adesso vuole spingersi oltre e in quel momento sta cercando di escogitare qualcosa che attiri la sua attenzione.
Li lascio soli.
Davanti a me non c'è più la consulente, giovane, né il collega, quarantenne.
C'é Alessandro.
Forte, imbattibile, nulla può ostacolare la sua volontà.
Fresco Universitario, da poco iscritto al corso di laurea in Lingue, Culture, Letterature e Traduzione.
Neo-patentato, vuol farmi vedere la sua abilità alla guida.
Accende la macchina e si lascia andare a un grido d'entusiasmo.
Partiamo.
Un giovane motociclista ci taglia la strada.
"Paralitici." ci urla.
Accostiamo davanti a un bar.
"Hai perso la lingua?" gli chiedo.
Alex si volta verso di me "Scusami, papà. Ho bisogno di un caffè".
Certo, per vivere bene é necessaria la comunicazione , e per comunicare servono capacità d'ascolto e tolleranza.
Qualità indispensabili.
Sono questi i temi su cui dovrebbe insistere la scuola.
Ma in una fase storica come l'attuale caratterizzata da conflitti, incertezze e polemiche é difficile anche per gli educatori svolgere il proprio mestiere.
Basti pensare al bambino di otto anni deriso a scuola perché colpevole di avere una mamma nordafricana.
Il bambino sarebbe stato sottoposto ad angherie da parte dei compagni e anche a violenze fisiche, che hanno spinto i genitori a cambiare scuola al figlio.
Dopo l'ultima aggressione l'alunno aveva minacciato il suicidio qualora non fosse stato trasferito in un'altra scuola.
Bullismo.
Teppismo.
Nonnismo...e poi... delinquenza.
Dietro la cassa, una grande foto di Wojtyla.
Il Papa Santo.
In sottofondo prima una chitarra acustica, poi la ben nota voce nasale da tenore.
Un canadese: Neil Young.
Tornando a casa, mi complimento con Alex.
Prima di cena mi concedo un gin and tonic, in poltrona.
Notevole.
Ho una gran fame questa sera.
Insieme ai miei amici, divoro i tonnarelli mare e monti di Simonetta.
Ed il rombo al forno con patate, pomodorini e olive.
Quando Liliana e Valter vanno via, esco sul balcone.
Intorno a me, il suono del mare.
Alla prossima.
Giurin giuretto, parola di lupetto.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
Allegati
lacrime33.jpg
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