Il ruolo dei Senatori a vita

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Mario Pulimanti
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Il ruolo dei Senatori a vita

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Il ruolo dei Senatori a vita


Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia sono stati nominati senatori a vita dal Presidente Napolitano.
Queste nomine potrebbero assumere l’importanza che i senatori a vita ebbero nel sostegno del governo Prodi, con l’aiuto alla formazione di un Letta bis che potrebbero alterare gli equilibri tagliando fuori il pdl.
Al di là del fatto che Abbado e Rubbia nel 2008 sono stati multati per evasione fiscale per residenza fittizia a Montecarlo, c’è senz’altro da considerare che la matrice della nomina di queste quattro personalità a senatori a vita a ventimila euro al mese l'uno sia politica.
Infatti molti sono convinti che i nuovi senatori appoggeranno un nuovo governo di centrosinistra, questa volta senza doversi alleare con il PdL.
E questo affrancarsi dal centrodestra vale ben più del milione di euro l'anno che i nuovi senatori costeranno ai contribuenti in un momento di grandissima difficoltà economica per il Paese
Del resto Letta ha ripetuto spesso questo non è il Governo che lui voleva, avendo dovuto chiedere il contributo del centro destra però, nella malaugurata ipotesi che il Letta 1 cadesse, lui sarebbe ben contento di riproporre un Letta 2 con il solo aiuto di una manciata di ex PdL, una spruzzatina di senatori a vita (gradito omaggio del Presidente) ed un pugno di fuggiaschi 5S, potendo dire stavolta che il PD governa finalmente da solo senza le detestate larghe intese.
A questo punto mi domando se il ruolo e la funzione dei senatori a vita sia proprio questo, cioè quello di poter intervenire pesantemente, come ago della bilancia, nella formazione di un nuovo Governo.
A seguito delle modificazioni introdotte con la legge costituzionale n. 2 del 9 febbraio 1963, l’articolo 57 della Costituzione italiana definisce un numero fisso per i membri del Senato della Repubblica italiana: sono 315, di cui la maggior parte (309) eletti su base regionale (in proporzione alla popolosità delle regioni stesse) e i rimanenti (6) nella circoscrizione Estero.
A questi, tuttavia, vanno aggiunti i cosiddetti “Senatori di diritto e a vita”, carica onoraria che, come evidenzia l’art. 59 comma 1, spetta -salvo rinunzia dei diretti interessati- a chi ha rivestito il ruolo di Presidente della Repubblica.
Lo stesso Presidente inoltre, nell’arco del suo mandato «può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario» (art. 59 comma 2).
Non è ancora stato del tutto chiarito se con quel “cinque cittadini” la Costituzione voglia indicare il numero massimo di senatori nominabili per ciascun mandato (prima interpretazione) o il numero massimo di senatori a vita ammissibili in Parlamento (seconda interpretazione).
E’ quindi giusto che in un ramo del Parlamento possa sedere un ristretto nucleo di personaggi illustri (scienziati, grandi imprenditori, artisti o ex Presidenti della Repubblica).
Si tratta di persone che, benché non elette, possono dare un importante contributo di competenza e di esperienza.
Diverso il caso se costoro risultano decisivi anche in momenti cruciali della vita politica.
Per esempio per garantire, con il loro voto, la maggioranza ad un governo.
In tal caso non essendo i senatori a vita eletti dal popolo -trattandosi di ex Presidenti della Repubblica o di senatori di nomina presidenziale- risulta chiaro che il loro voto possa rappresentare un'alterazione degli equilibri parlamentari espressi dalle elezioni.
Per questo motivo ritengo giusto rivedere il ruolo dei senatori a vita, introducendo alcuni limiti alla loro azione parlamentare e riducendone anche il numero.
Del resto se si deve tagliare il numero dei parlamentari è giusto che lo sia anche quello dei senatori a vita.
Alla fin dei conti nominare questi senatori a vita -remunerando con circa ventimila euro quattro persone non elette, che parteciperanno a poche sedute, e non hanno alcuna competenza specifica nella stragrande maggioranza delle questioni discusse in Senato- ha finito con il diventare un messaggio negativo dato agli elettori, già indignati, in questo periodo di antipolitica dilagante, sui costi e i privilegi della politica.


Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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