Trama di un matrimonio da sogno: quello di mio fratello

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Mario Pulimanti
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Trama di un matrimonio da sogno: quello di mio fratello

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Era un sabato di otto anni fa quando mio fratello Stefano si è sposato con la sua Alessia.
Esattamente, sabato 23 luglio 2005.
Stefano, come certamente ricorderai, la celebrazione è stata impeccabile.
Voi sposi avete risposto alle domande in modo forte e chiaro e non è mancato un applauso e qualche pianto commosso (anche la nipotina Serena -figlia di nostra sorella, l’archeologa Antonella Maria- non aveva saputo trattenere dapprima le lacrime e poi veri e propri urli di gioia…).
La funzionaria comunale subito vi aveva sgridato e minacciato, leggendovi gli articoli del Codice Civile.
Vi siete un po’ spaventati, avete risposto che per voi andava bene, e vi siete scambiati anelli preziosi.
Tu eri emozionato, o perlomeno fuori di testa.
Stavi benignamente dando ad Alessia la mano destra del suo testimone -che era il suo simpaticissimo fratello Fulvio- per fargli infilare l’anello.
Io, che ero il tuo testimone, nonché fratello, me ne sono accorto all’ultimo istante, mentre Alessia stava già per prendere la mano di Fulvio: le ho sussurrato "mah, forse con la sinistra va meglio" e via.
Dopo i riti conclusivi, preceduti da un momento di silenzio con One degli U2 (io veramente mi aspettavo la marcia nuziale classica) in sottofondo, voi sposi e noi fratelli-testimoni ci siamo messi di lato a firmare.
Poi la funzionaria-sciamano ha dato la sua benedizione senza maledire nessuno.
Le mamme Ernesta e Paola avevano pianto di felicità.
Tuo suocero Silvio aveva fatto ammazzare molti animali per il banchetto sacrificale.
I parenti avevano portato molti regali e si erano ubriacati.
Usciti alla luce, sugli scalini del Tempio Comunale (ora Chiesa sconsacrata) a voi sposi avevamo tirato manciate di chicchi di riso, perché il riso è simbolo di fecondità, anche se il mio primogenito, l’allora diciottenne Gabriele, aveva un po’ esagerato e ve ne aveva tirato contro una quantità industriale.
Poi Alessia aveva gettato in aria un mazzetto di fiori: noi Pulimanti crediamo che quei fiori siano magici, che abbiano il potere di portare al matrimonio la ragazza che li afferra al volo.
Anche se devo dire che quella volta non è andata proprio così, perché il mazzolino l’aveva raccolto il mio secondogenito Alessandro -che nel 2005 aveva undici anni- e che l’aveva prontamente regalato alla mamma Simonetta.
Il pranzo di nozze, in un noto ristorante di Testaccio, era durato fino a sera, e anche a tavola non erano mancati gli scherzi.
Stefano, i tuoi amici avevano fatto un gran baccano, avevano suonato le trombe delle automobili, cantato forte e bevuto una quantità di succo d’uva fermentato.
Voi sposi siete stati al centro di un bellissimo ricevimento.
Sembravate il re e la regina sui vostri troni, circondati da noi invitati.
Alessia aveva il classico vestito bianco che, a lei che assomiglia moltissimo a Julia Roberts, le donava molto e tu, Stefano, avevi un abito nero che hai fatto fare dal sarto e una cravatta blu.
Ecco, vi ho raccontato come si era celebrato un matrimonio tribale romano-testaccino:il migliore dei matrimoni possibili.
Tu e Alessia, infine, avevate fatto finta di andare a dormire insieme, nello stesso letto, per la prima volta nella vostra vita.
Ma senza combinare nulla, ho saputo poi da mio fratello.
Perché il rituale era stato molto impegnativo ed eravate sfiniti, anche se sicuramente avevate dormito tra rose e gelsomini.
Certo, questa giornata era stata per voi piena di soddisfazioni ma anche molto, molto faticosa.
Fortuna non ci si sposa troppo spesso.

Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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