"Caffè freddo" di Giuseppe Agliastro

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Michele Nigro
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"Caffè freddo" di Giuseppe Agliastro

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[left][align=center][b]“Caffè freddo”
di
Giuseppe Agliastro[/b]

- genere POESIA -

(recensione di Michele Nigro)

Leggendo le poesie di Giuseppe Agliastro contenute
nella raccolta “Caffè freddo” (ed. Il Filo), si nota
subito e senza grandi ripensamenti che si tratta di
una poesia acerba e giovanile, legata al bisogno di
un classico sfogo diaristico tipico di certe età; una
poesia intimistica che spesso sfocia in una sorta di
prosa poetica trasudante quotidianità. Le tematiche
proposte, anche se non originalissime, non sono mai
banali e donano al Lettore infinite possibilità di riflessioni
interiori e sociali, quindi esteriori. 
L’Autore non sembrerebbe tanto interessato
all’ottenimento, per mezzo dei propri
versi, di un effetto estetico musicalmente
piacevole, quanto piuttosto
all’impellente necessità di
trasmettere il proprio vissuto tramite
una serie di intime voci che sembrano
seguire le regole di un
“verso libertino” più che libero; il
linguaggio usato (e i termini che lo
compongono) è decisamente non
aulico ma confidenziale e dialogante.
La poetica dell’Autore contiene
gli elementi di una lotta ancora
in atto tra la liricità di alcuni
versi e la praticità comunicativa
immediata offerta da altri. Nessun
aspetto viene trascurato da Giuseppe
Agliastro: le emozioni intime
derivanti dalle naturali dinamiche
affettive si ritrovano sullo stesso
piano di quelle suscitate da eventi
socio-politici, come a voler ribadire
la piena appartenenza del poeta
al mondo.
Si passa così dalla tristezza metropolitana vergata da
elementi naturali (“Licantropo”) alla giusta polemica
geopolitica e anti-interventista derivante dai fatti di
Nassirya (“XII novembre”); dall’utopia della ricerca
della felicità (“Felicità”) all’ironia con cui, a volte,
può essere gestita una faccenda triste come la guerra
(“Uranio impoverito”); dall’irriverenza agnostica e
canzonatoria (“Padre Nostro”) al ricordo di un familiare
(“La nonna”); dalla falsità di certi rapporti
umani (“Bifronte”) all’invettiva par condicio che
non risparmia nessuno (“Odio”); dall’immancabile
amore in tutte le sue forme e gradazioni
(“L’invisibile filo”, “Saponetta”, “Soliloquio con
Giulia”, “Le cose che sei”…) a una doverosa ricerca
della funzione della poesia nella vita dell’uomo (“A
cosa servono i versi”), anche se l’Autore afferma
altrove, come a voler ribadire la natura semplice e
stilisticamente disimpegnata dei propri versi:
“Giulia, io non sono un Poeta” (pag.34).
“Caffè freddo” è un monologo poetico non affetto da
quella ricerca ossessiva di uno stilema fasullo ed
elitario come spesso accade in chi trasmette il vuoto,
ma punta direttamente alla registrazione di quegli
elementi fondamentali (amari o gioiosi) della vita
umana, per alcuni scontati (“Al trillo della sveglia”).
Lo spontaneismo verseggiante di Agliastro viene
espresso chiaramente in una lirica in particolare, che
ci riserviamo di citare in coda: “Rimpianto” (pag.37). 
Qui l’Autore chiede scusa ad
un’ideale interlocutrice per essere stato incapace di
amare (-la) con moderazione, come se fosse possibile
verseggiare e amare seguendo delle regole precise
capaci solo di alterare la naturalezza del gesto poetico
o amoroso. L’Autore si scusa, è vero, e rimpiange
i momenti in cui avrebbe dovuto usare ben altri atteggiamenti
dettati da una moda comportamentale
artefatta, ma in realtà non fa nient’altro che rivendicare
la propria appartenenza a quella fetta di genere
umano ancora maledettamente (e
fortunatamente) affetta dalla Passione:
[i]
…non tradire proprio nessuna
emozione
mostrare falsa escogitata indifferenza…[/i]

L’Autore rifiuta palesemente quelle
posture studiate da psicoesperti di
riviste patinate e talk show, e ancor
di più rifiuta la tecnica disumana
dell’indifferenza applicata all’“arte
della seduzione”:

[i]…dovevo librarmi anch’io in volo
indifferente
non farti capire ch’eri tanto importante…[/i]

Ma come si può amare in modo “indifferente” se
l’Amore è fuoco, terremoto, dolce stravolgimento?
Come si può verseggiare solo ed esclusivamente in
maniera ordinata e accademica se la Poesia è il risultato
di una suggestione momentanea ed effimera che
ha bisogno di essere fissata sul foglio prima che
scompaia per sempre?

[i]…Scusami,
sono incapace di amare con moderazione
sarebbe troppo forte la contraddizione. [/i]

(m.n.)[/align][/align]
[/left]

Giuseppe Agliastro è nato a Erice (TP) il 12 maggio
del 1983. Dopo la laurea in Economia e
Management per l’Arte, la Cultura e la Comunicazione
presso l’università “Luigi Bocconi di Milano”
si è perfezionato negli USA e in Spagna e ha svolto
un tirocinio MAE-CRUI presso l’Ufficio Politico
dell’Ambasciata d’Italia a Mosca. Attualmente è
allievo del master in giornalismo dell'università Cattolica
di Milano. Le poesie della raccolta Caffè freddo
sono state scritte tra il 1999 e il 2007.
"Tra i deboli di stomaco ci sono la gran parte degli abitanti delle città e quasi tutti quelli che amano le lettere." (Celso)

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