Poesie di una canaglia
Re: Poesie di una canaglia
ok perfetto guarda facciamo massimo in un bar o che ne so io e te come vuoi
Re: Poesie di una canaglia
Sigarette
La mia fedeltà verso la Patria
si calcola nei
3 Euro e 60
che verso allo stato
per le sigarette,
alcuni direbbero
che non è certo cosa nobile
ne poetica
ma io ci ho scritto una poesia
ahahaha.
Il fumo sale azzurrino
verso il bianco cielo
speziato di soli ed astri,
ed ingorga la gola
portando una carezza
morbida e calda,
spinta verso l’esterno
una sottile voluttà
un amplesso fugace,
una sigaretta è una finestra
è un albero
è un fiume
è la Senna
è un gesto
un bacio di carta
un battere di dita
che la lingua tocca ed assapora
perversione dei nervi.
La mia fedeltà verso la Patria
si calcola nei
3 Euro e 60
che verso allo stato
per le sigarette,
alcuni direbbero
che non è certo cosa nobile
ne poetica
ma io ci ho scritto una poesia
ahahaha.
Il fumo sale azzurrino
verso il bianco cielo
speziato di soli ed astri,
ed ingorga la gola
portando una carezza
morbida e calda,
spinta verso l’esterno
una sottile voluttà
un amplesso fugace,
una sigaretta è una finestra
è un albero
è un fiume
è la Senna
è un gesto
un bacio di carta
un battere di dita
che la lingua tocca ed assapora
perversione dei nervi.
Re: Poesie di una canaglia
La morte
La morte per me
non è un angelo biondo
che ti sorride come un truffatore,
non è una musica celestiale
che ti consola lo stomaco
quando sei ubriaco,
non è un bicchiere di whisky
un topo da asfalto
ne un incubo feroce
o capelli appiccicati sul volto
dal caldo e dal sudore,
la morte per me
non è nient’altro che un’opera d’arte
fine a se stessa
e senza alcun fine,
prendersi gioco del mondo
un imprevisto inevitabile,
un osceno metateatro
in cui recitare l’ultima parte
contemplando il vostro squallore.
La morte per me
non è un angelo biondo
che ti sorride come un truffatore,
non è una musica celestiale
che ti consola lo stomaco
quando sei ubriaco,
non è un bicchiere di whisky
un topo da asfalto
ne un incubo feroce
o capelli appiccicati sul volto
dal caldo e dal sudore,
la morte per me
non è nient’altro che un’opera d’arte
fine a se stessa
e senza alcun fine,
prendersi gioco del mondo
un imprevisto inevitabile,
un osceno metateatro
in cui recitare l’ultima parte
contemplando il vostro squallore.
Re: Poesie di una canaglia
Sono stufo
Sono stufo,
ne ho piene le palle
non ne posso più
di professori dal petto gonfio le mandibole striscianti
che ti guardano dal basso in su
con assurdi
occhi fuori dalle orbite
bavosi schifosi giudici di un tempo che scompare,
di donne il cui unico scopo
è uscir bene dalla vita
senza aver combinato nulla
si sentono a loro agio nel nulla
e cianciano di stronzate
prima di finire
a prendere figli merendine
con lunghi carrelli
dietro una fila per sempre
questo vi beccate care mie
voi
che non volete scopare
tranne che
con il D&G boy del Duomo,
di una città grigio sputo
piena di scrivanie computer
rottami carta igienica rossetti gomme cravatte vetrine
perfino in stazione
il luccichio della veranda del mercato
ti perseguita
a prezzo fisso
e tante ombre
gironzolano sbarbate
per i cortili delle scuole
dove nei corridoi
li trovi sceicchi del vetro
incastrato negli occhi
senza riflesso pallido senza viola senza rosa
ma non fa cosi male
dopotutto
c’è l’hanno dalla nascita poverini
piuttosto direbbero
che sono io
quello che dà le cicche ai barboni
senza dirgli di andare a cercarsi
un lavoro
magari dal magico McDonald’s
dove ogni hamburger è un morso a te stesso,
sono stufo di non poter viaggiare
correre vibrare teso come una corda di violino
vaffanculo tutto
voglio arrivare alla parte buona
di questa mela in decomposizione
mentre sogno stanzini a New York
con lunghi coltelli per lunghe vite
striscio al
Concordi
Affamato azzannato storpiato
Da piccole serate
Fiammelle che non so più
Trovare da un’estate
Non ce ne sono più ormai,
l’unica cosa che ricordo di mattine
era il pesante colore di scritte senza sole
e ho sentito gli autobus respirare
sferragliando su ponti in costruzione
e io non sapevo
neppure come si faceva
a camminare per la città,
sono stufo
di vedere candele appassite nella galera
della quotidianità
e scatto una foto alla mia paranoia
paranoid polaroid,
forse ci sono tre persone
che varrebbe veramente la pena
di conoscere
ma ormai
hanno scelto il loro mondo,
sono stufo
di attraversare
fiumi di delusione
te l’avevo detto
non mi hai ascoltato
devi fare qualcosa della tua vita,
siete delle merde,
la sveglia vi atterra come un grillo
che dura da molto
sembrano quasi secoli
l’ultima volta che vi siete lasciati
con gli altri
e vi siete abbandonati a voi stessi,
attendo una nuova
reincarnazione delle stagioni
lungo ferrovie
da percorrere ubriachi
senza il minimo senso della proprietà,
sono stufo
di vedervi cosi abbarbicati su tetti
che non vi appartengono
falsamente credete
di poter scacciare i fantasmi delle banche
lavorando onestamente,
poi viene la notte
e l’esaurimento nervoso,
forse è questa la tattica del Partito Democratico
lasciar fare al governo
ci massacreranno, ci brutalizzeranno
alleati come trinciapolli
e noi diremo basta
e andremo di corsa a votare
convinti come sempre
nella nostra bolla d’aria
falsa morale
io fumo marijuana
e voi vi sottoponete
volontariamente
all’uso dell’elettroshock
shock shock shock
gargarismi di milioni
guardate quanti messaggi
bombardano la testa
bombardano
sfiniscono
e spediscono
dritti nelle fauci
di un carrello da supermercato,
sono stufo
direte che sto vaneggiando
se ritratto
sarò uno stronzo per l’eternità
finche la luna
non ci sarà più all’Arcella,
attraversare il ponte e dall’alto
guardare quartieri abbandonati
o peggio
mai voluti
e scritte giallo piscio
abbondano nella notte
distributori di benza
fanno l’occhiolino ai ragni
che strisciano per le scale,
ma è tutto ok
state scialli
nessuno è qui per farvi del male
d’altronde avete sempre eseguito
ciò che vi è stato chiesto
con errori insulsi
e banali disperazioni
occasionali gesti
dell’aria cosparsa di lampioni
e gelata nella notte
di un tipo strano che batte i denti nell’oscurità
e nuvole di fumo caotiche
non credo sia il sindaco
e nemmeno la finestra
oltre il manicomio
e il Due Palazzi
cazzi cazzi cazzi
si fanno affari da pazzi
mentre voi leccate il culo
al sole di plastica,
jazz ora non arriva più la tromba
un suono che non avreste mai previsto
il rumore più bello
quello della mia patta che si riallaccia
cavi fili elettrici
aggrovigliati
grande elettricità
con un glande
e spirito di sacrificio
questo ci vuole ragazzi,
possibile che non abbiate
un’anima’
Sono stufo,
ne ho piene le palle
non ne posso più
di professori dal petto gonfio le mandibole striscianti
che ti guardano dal basso in su
con assurdi
occhi fuori dalle orbite
bavosi schifosi giudici di un tempo che scompare,
di donne il cui unico scopo
è uscir bene dalla vita
senza aver combinato nulla
si sentono a loro agio nel nulla
e cianciano di stronzate
prima di finire
a prendere figli merendine
con lunghi carrelli
dietro una fila per sempre
questo vi beccate care mie
voi
che non volete scopare
tranne che
con il D&G boy del Duomo,
di una città grigio sputo
piena di scrivanie computer
rottami carta igienica rossetti gomme cravatte vetrine
perfino in stazione
il luccichio della veranda del mercato
ti perseguita
a prezzo fisso
e tante ombre
gironzolano sbarbate
per i cortili delle scuole
dove nei corridoi
li trovi sceicchi del vetro
incastrato negli occhi
senza riflesso pallido senza viola senza rosa
ma non fa cosi male
dopotutto
c’è l’hanno dalla nascita poverini
piuttosto direbbero
che sono io
quello che dà le cicche ai barboni
senza dirgli di andare a cercarsi
un lavoro
magari dal magico McDonald’s
dove ogni hamburger è un morso a te stesso,
sono stufo di non poter viaggiare
correre vibrare teso come una corda di violino
vaffanculo tutto
voglio arrivare alla parte buona
di questa mela in decomposizione
mentre sogno stanzini a New York
con lunghi coltelli per lunghe vite
striscio al
Concordi
Affamato azzannato storpiato
Da piccole serate
Fiammelle che non so più
Trovare da un’estate
Non ce ne sono più ormai,
l’unica cosa che ricordo di mattine
era il pesante colore di scritte senza sole
e ho sentito gli autobus respirare
sferragliando su ponti in costruzione
e io non sapevo
neppure come si faceva
a camminare per la città,
sono stufo
di vedere candele appassite nella galera
della quotidianità
e scatto una foto alla mia paranoia
paranoid polaroid,
forse ci sono tre persone
che varrebbe veramente la pena
di conoscere
ma ormai
hanno scelto il loro mondo,
sono stufo
di attraversare
fiumi di delusione
te l’avevo detto
non mi hai ascoltato
devi fare qualcosa della tua vita,
siete delle merde,
la sveglia vi atterra come un grillo
che dura da molto
sembrano quasi secoli
l’ultima volta che vi siete lasciati
con gli altri
e vi siete abbandonati a voi stessi,
attendo una nuova
reincarnazione delle stagioni
lungo ferrovie
da percorrere ubriachi
senza il minimo senso della proprietà,
sono stufo
di vedervi cosi abbarbicati su tetti
che non vi appartengono
falsamente credete
di poter scacciare i fantasmi delle banche
lavorando onestamente,
poi viene la notte
e l’esaurimento nervoso,
forse è questa la tattica del Partito Democratico
lasciar fare al governo
ci massacreranno, ci brutalizzeranno
alleati come trinciapolli
e noi diremo basta
e andremo di corsa a votare
convinti come sempre
nella nostra bolla d’aria
falsa morale
io fumo marijuana
e voi vi sottoponete
volontariamente
all’uso dell’elettroshock
shock shock shock
gargarismi di milioni
guardate quanti messaggi
bombardano la testa
bombardano
sfiniscono
e spediscono
dritti nelle fauci
di un carrello da supermercato,
sono stufo
direte che sto vaneggiando
se ritratto
sarò uno stronzo per l’eternità
finche la luna
non ci sarà più all’Arcella,
attraversare il ponte e dall’alto
guardare quartieri abbandonati
o peggio
mai voluti
e scritte giallo piscio
abbondano nella notte
distributori di benza
fanno l’occhiolino ai ragni
che strisciano per le scale,
ma è tutto ok
state scialli
nessuno è qui per farvi del male
d’altronde avete sempre eseguito
ciò che vi è stato chiesto
con errori insulsi
e banali disperazioni
occasionali gesti
dell’aria cosparsa di lampioni
e gelata nella notte
di un tipo strano che batte i denti nell’oscurità
e nuvole di fumo caotiche
non credo sia il sindaco
e nemmeno la finestra
oltre il manicomio
e il Due Palazzi
cazzi cazzi cazzi
si fanno affari da pazzi
mentre voi leccate il culo
al sole di plastica,
jazz ora non arriva più la tromba
un suono che non avreste mai previsto
il rumore più bello
quello della mia patta che si riallaccia
cavi fili elettrici
aggrovigliati
grande elettricità
con un glande
e spirito di sacrificio
questo ci vuole ragazzi,
possibile che non abbiate
un’anima’
Re: Poesie di una canaglia
Jam Session
Ho la notte
Sulle spalle,
a tracolla come una borsa
piena di un pacchetto di sigarette
ne estraggo una
nella sensuale soft sulla via luce arancio
triste del sobborgo
qualche anima abbandonata
guida quei cerchi
incastrati
nella luce
alcuni ricami del tabacco,
forse sono le macchine che passano
a fari spiegati nella strada di briciole
qualche passione ritardataria
antichi tradimenti
si affacciano nel vicolo
come una brutta piega presa dal battito,
seguo con la mente imbarazzando il mio sguardo
a volte sospinto
a pensare,
caffè troppo bollente
dieci lattine di birra
lasciate a morire
sul letto in occasione
di altri e molti e molti e molti
ricordi
di blu blues blue moon orange sky
e
seduti in due
deserto il marciapiede
come se nulla passasse
sul pianoforte,
un contrabbasso che grida
gira e rigira e gira che si spezza
e spazia nel buio
di qualcosa che non c’è,
ridendo forte
alla vista del 10 in condotta
scandalizzata dal mio pensare
forse troppo forte
istintivo
precipitoso
magari brutale
una passeggiata invernale,
che si conclude in bervi sedute
con la mia anima,
proprio
come ora.
Ho la notte
Sulle spalle,
a tracolla come una borsa
piena di un pacchetto di sigarette
ne estraggo una
nella sensuale soft sulla via luce arancio
triste del sobborgo
qualche anima abbandonata
guida quei cerchi
incastrati
nella luce
alcuni ricami del tabacco,
forse sono le macchine che passano
a fari spiegati nella strada di briciole
qualche passione ritardataria
antichi tradimenti
si affacciano nel vicolo
come una brutta piega presa dal battito,
seguo con la mente imbarazzando il mio sguardo
a volte sospinto
a pensare,
caffè troppo bollente
dieci lattine di birra
lasciate a morire
sul letto in occasione
di altri e molti e molti e molti
ricordi
di blu blues blue moon orange sky
e
seduti in due
deserto il marciapiede
come se nulla passasse
sul pianoforte,
un contrabbasso che grida
gira e rigira e gira che si spezza
e spazia nel buio
di qualcosa che non c’è,
ridendo forte
alla vista del 10 in condotta
scandalizzata dal mio pensare
forse troppo forte
istintivo
precipitoso
magari brutale
una passeggiata invernale,
che si conclude in bervi sedute
con la mia anima,
proprio
come ora.
Re: Poesie di una canaglia
Un tiro
E
c
c
o
c
h
e
f
a
c
c
i
o
u
n
t
i
r
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u
l
POSACENERE.
Re: Poesie di una canaglia
Camera
Sono qui in camera
Il letto sfatto sogghigna le 6.46 del pomeriggio
Ascolto il
Grande Oscar Peterson
Sobbalzare volare sulla tastiera
Bianco e
Nero
Salto e discesa
Giù
Dai
Vecchi
Lampioni,
sembra quasi descrivere
strane traiettorie
come i sogni di un ubriaco,
è magico,
vorrei essere
una di queste note
scagliate con rabbiosa
dolcezza
in un sublime arcobaleno
sopra il letto sfatto
pennarelli sul pavimento
dipinti sparsi
libri
cenere alla cenere
chitarre scordate
forse IO
non sono una nota
sono l’intera cazzo di orchestra
sono io
l’eroe
dopotutto, è come
se fosse mio questo assolo di tromba,
giù birra
giù whiskey
glo glo Glo GLO
anche oggi non ho fatto
ciò che la società si aspettava da me
e ho russato
sul banco,
Amen.
Sono qui in camera
Il letto sfatto sogghigna le 6.46 del pomeriggio
Ascolto il
Grande Oscar Peterson
Sobbalzare volare sulla tastiera
Bianco e
Nero
Salto e discesa
Giù
Dai
Vecchi
Lampioni,
sembra quasi descrivere
strane traiettorie
come i sogni di un ubriaco,
è magico,
vorrei essere
una di queste note
scagliate con rabbiosa
dolcezza
in un sublime arcobaleno
sopra il letto sfatto
pennarelli sul pavimento
dipinti sparsi
libri
cenere alla cenere
chitarre scordate
forse IO
non sono una nota
sono l’intera cazzo di orchestra
sono io
l’eroe
dopotutto, è come
se fosse mio questo assolo di tromba,
giù birra
giù whiskey
glo glo Glo GLO
anche oggi non ho fatto
ciò che la società si aspettava da me
e ho russato
sul banco,
Amen.
Re: Poesie di una canaglia
bella questa ultima poesia mi piace parecchio,complimenti
Re: Poesie di una canaglia
Quadri Padovani
Ecco che fisso
Nel gelo del pavimento
Grigio nella mattina
Un uomo e una donna
Due slavi,
mi hanno chiesto
una sigaretta
gliel’ho data
e ora giacciono sulla balaustra
del giorno
con la testa re
cli
na
ta
nel vuoto, con le barbe i cappotti i fazzoletti
e pochi stracci,
i loro occhi NON fissano NULLA…..soli,
e ubriacando
la sera
nella folla dello SPRITZ
mi vien voglia di
ScOnVoLgErE
Il muro che passa illuminandosi
E le gallerie buie
Colme di macchine, dritte all’est,
cola nel vento d’una finestra
un piccolo Haiku occidentale
Al Concordi
Cade la sera
Sui colori sospesi,
un ribelle Navaho stretto alla parete
fuma un Khalumè sorvegliando la luna
e sbuffa e schiocca la lingua
pensando a torrenti
colmi di salmoni
Chinook
Nel bidone della spazzatura,
il vecchio Mohamed
fisso come pietra
aggancia lo sguardo
all’autobus in partenza
ecco che ruota le scarpe
una ragazzina che ride
a bordo di grattacieli,
intagliato sulla strada
un bicchiere di carta
aspetta il suo negro raccoglitore,
come fanno PAURA le risate degli altri
sembrano note raccolte e gettate
nell’acqua della fontana
Piazza delle Erbe,
ore 02:25 avanza la notte
e uccide qualcuno
mentre il fumo
di un porro
disegna un altro piccolo Haiku
Sul tavolino
L’ultima Vodka-Lemon
Inonda le mani,
come sarebbe stupido
cercare di avvolgere
questi punti cromati
in uniche tele
un’altra INSEGNA
si speGNE,
provo a sedermi
è tutto inutile
ascoltare, tendere
l’orecchio
alle ombre che parlano:
……………
non la riesco a capire
questa frenesia sorda,
le tette della barista
fasciate dal bancone
preparano uno spritz
senza amore ai Dadi
continuano a scorrere le pagine della notte
e i colori si asciugano
macchie sulla strada
serrande, coltelli e
Oh, fammi un filtro,
ecco
che si t r a s c i n a l’ultimo
piccolo Haiku dimenticato
Sul ponte
Arriva l’autobus
Colmo di grigio.
Ecco che fisso
Nel gelo del pavimento
Grigio nella mattina
Un uomo e una donna
Due slavi,
mi hanno chiesto
una sigaretta
gliel’ho data
e ora giacciono sulla balaustra
del giorno
con la testa re
cli
na
ta
nel vuoto, con le barbe i cappotti i fazzoletti
e pochi stracci,
i loro occhi NON fissano NULLA…..soli,
e ubriacando
la sera
nella folla dello SPRITZ
mi vien voglia di
ScOnVoLgErE
Il muro che passa illuminandosi
E le gallerie buie
Colme di macchine, dritte all’est,
cola nel vento d’una finestra
un piccolo Haiku occidentale
Al Concordi
Cade la sera
Sui colori sospesi,
un ribelle Navaho stretto alla parete
fuma un Khalumè sorvegliando la luna
e sbuffa e schiocca la lingua
pensando a torrenti
colmi di salmoni
Chinook
Nel bidone della spazzatura,
il vecchio Mohamed
fisso come pietra
aggancia lo sguardo
all’autobus in partenza
ecco che ruota le scarpe
una ragazzina che ride
a bordo di grattacieli,
intagliato sulla strada
un bicchiere di carta
aspetta il suo negro raccoglitore,
come fanno PAURA le risate degli altri
sembrano note raccolte e gettate
nell’acqua della fontana
Piazza delle Erbe,
ore 02:25 avanza la notte
e uccide qualcuno
mentre il fumo
di un porro
disegna un altro piccolo Haiku
Sul tavolino
L’ultima Vodka-Lemon
Inonda le mani,
come sarebbe stupido
cercare di avvolgere
questi punti cromati
in uniche tele
un’altra INSEGNA
si speGNE,
provo a sedermi
è tutto inutile
ascoltare, tendere
l’orecchio
alle ombre che parlano:
……………
non la riesco a capire
questa frenesia sorda,
le tette della barista
fasciate dal bancone
preparano uno spritz
senza amore ai Dadi
continuano a scorrere le pagine della notte
e i colori si asciugano
macchie sulla strada
serrande, coltelli e
Oh, fammi un filtro,
ecco
che si t r a s c i n a l’ultimo
piccolo Haiku dimenticato
Sul ponte
Arriva l’autobus
Colmo di grigio.
Re: Poesie di una canaglia
Schizzi
Scivolarsi
Nel cielo con le dita piene di vento
Mattutino color birra
Aspettare
L’ultimo sorso di libertà prima
Delle luci del supermercato
Aspirare
Gonfie boccate di thè al limone
In un freddo pomeriggio d’angoscia
Battere
I piedi sul cemento, danza frenetica di un’alba
Inculare
Stelle in un semaforo aperto al nulla
Più nulla del profondo marciapiede profondo
Schiacciare
Sotto pollici roventi mozziconi delle 22 e 30
Dominare
Dall’alto panorami di fantasmi verdi
Procurare
Dieci kg di caffè
Da scambiare con pura ganja per cani idrofobi
Ascoltare
Wagner parlarti sommessamente sullo strapiombo di uno stanzino
Rimuovere
Il sole dal pavimento circondato da carte e bottiglie
Fregare
Dieci Euro alla lavagna per spenderli rabbiosamente
Fottersene
Di chi pensa di darti qualche consiglio
Tipo pensare ad un impiego stabile da febbre e polmoni essiccati di manzo tenero
Urlare
In pieno giorno davanti ai vicini piccoli come insetti impazziti
Strisciare
Il vetro umido di mattine insulse, a scuola
Sorridere
Cinico, svelto, ambiguo, sarcastico
Ai petali di denti assurdi di conigli enormi
Con occhi perni di spirali gigantesche
Baciare
Il bicchiere di gin
Speso con i soldi del ritorno
Pensare
A tutto meno che al domani
Rotolare
Ghiacciarsi
D’ebano freddo stesi a terra
Suonare
Note dal valore introspettivo
Sputarsi
In faccia per non averlo mai fatto
Con il gusto della rima
Buttarsi
In infiniti giochi di lettere
Soddisfatti di se
Attraversare
Insegne neon luci pazzesche di un viale impazzito
Ballare
Storditi da luci strombo canne finestre aperte sulla neve
E ancora
Ridere
Ridere
Ridere
Ridere
Fermarsi
Ripartire
Destinazione ignota
Urla nel silenzio
Virtù e vanità
Peccati mortali
Da compiere ancora
Per sdraiarsi nella notte acida di pensieri multicolori
Adagiarsi
Respirare
Vomitare
Prendere
Dal nulla, e creare un fiore
Senza nome
E chiamarlo EGO
Scivolarsi
Nel cielo con le dita piene di vento
Mattutino color birra
Aspettare
L’ultimo sorso di libertà prima
Delle luci del supermercato
Aspirare
Gonfie boccate di thè al limone
In un freddo pomeriggio d’angoscia
Battere
I piedi sul cemento, danza frenetica di un’alba
Inculare
Stelle in un semaforo aperto al nulla
Più nulla del profondo marciapiede profondo
Schiacciare
Sotto pollici roventi mozziconi delle 22 e 30
Dominare
Dall’alto panorami di fantasmi verdi
Procurare
Dieci kg di caffè
Da scambiare con pura ganja per cani idrofobi
Ascoltare
Wagner parlarti sommessamente sullo strapiombo di uno stanzino
Rimuovere
Il sole dal pavimento circondato da carte e bottiglie
Fregare
Dieci Euro alla lavagna per spenderli rabbiosamente
Fottersene
Di chi pensa di darti qualche consiglio
Tipo pensare ad un impiego stabile da febbre e polmoni essiccati di manzo tenero
Urlare
In pieno giorno davanti ai vicini piccoli come insetti impazziti
Strisciare
Il vetro umido di mattine insulse, a scuola
Sorridere
Cinico, svelto, ambiguo, sarcastico
Ai petali di denti assurdi di conigli enormi
Con occhi perni di spirali gigantesche
Baciare
Il bicchiere di gin
Speso con i soldi del ritorno
Pensare
A tutto meno che al domani
Rotolare
Ghiacciarsi
D’ebano freddo stesi a terra
Suonare
Note dal valore introspettivo
Sputarsi
In faccia per non averlo mai fatto
Con il gusto della rima
Buttarsi
In infiniti giochi di lettere
Soddisfatti di se
Attraversare
Insegne neon luci pazzesche di un viale impazzito
Ballare
Storditi da luci strombo canne finestre aperte sulla neve
E ancora
Ridere
Ridere
Ridere
Ridere
Fermarsi
Ripartire
Destinazione ignota
Urla nel silenzio
Virtù e vanità
Peccati mortali
Da compiere ancora
Per sdraiarsi nella notte acida di pensieri multicolori
Adagiarsi
Respirare
Vomitare
Prendere
Dal nulla, e creare un fiore
Senza nome
E chiamarlo EGO