raccolta

[nikita]

Segnali.

Sibila a denti stretti
il vento
e immagino una vecchia
in abito scuro
da troppi anni
punta il suo indice contro di me
e dice
ricorda quello che sei stata,
oppure un prete
di paese
con la gonnella espansa
da questo stesso vento,
severo ammonisce
senza proferire parola
sguardo duro nel mio
di pecora impenitente.
Il vento mi parla, urla
io ascolto
figlia di lui e dell'Universo
sorrido.

[nikita]

[center]Come bambina.

Io sono bambina
pochi vizi, olive grandi verdi
come occhi
la Pasqua ad attendere per le scarpe nuove
trecce nei capelli
trecce come pane.
Le calze traforate bianche
come l'estate,
sulle gambette
i segni dell'elastico.
Il mondo fuori
capiente borsa di cuoio
usurata
bigliettaio di tramvai
come papa'.
I miei giochi
ritmo
attenzione
riflessi
piccole pietre candide
da cercare
tutte uguali
-cinque pietre-
lanciane una verso l'alto
prendine due con una mano
come equilibrista
ore a raffinare
lo stile
la velocita'
per contrastare
impegnare
una piccola mente in fermento
come mosto di Novembre
con le stesse da sfregare
scintillare
illuminare
lunghe sere con la neve
e pantaloni arrotolati
sugli stivali un poco stretti
ma c'e' la segatura ad asciugare
fiocchi stanchi e pavimento
e una torta
di mele
calda
come mamma.

[nikita]

Dolce far niente.

A ridosso di agosto
un ventilatore sprizza
vento bugiardo
il gatto dorme
sulla poltrona dilaniata
ormai sua
non e' dolce far niente
anzi preludio di tempesta
gia', da troppi giorni sono buona
ho smaltato le unghie
nutrito i capelli
non e' dolce far niente
mi pizzica la gola
questa attesa del nulla
riposo forzato per non cadere
nelle buche dell'ansia
che si accoccola sulle mie guance
e d'esser sparita finge
sotto pelle cammina svelta
in attesa
della mia distrazione.

[nikita]

Margarita.

Che persona orribile alberga il mio corpo
oso giudicare gli altri
usando come metro le mie fissazioni
fossi in te scapperei
a gambe levate
io che non ho il pensiero hippie
sono pietra secolare inamovibile
antica dentro
le mie convinzioni da caccia alle streghe
t'inorridiscono
perche' vorresti un bacio
sulla fronte delle tue scappatoie
ma non ho bocca se non per reprimerti
compagna di giochi
a braccia conserte
forbice, arco che non fornica
con chiunque che non sia tu
vecchia vecchia vecchia
dentro
calda e morbida fuori
un contro senso biblico
quesito di chimera irrisolto
una noia mortale
e languono sogni delusi
di amplessi imperiali
perche' ami una borghesuccia
isterica
di periferia.

"il mio bar"

[nikita]

Raccontami Torino.

Altera, lucida
-raccontami-
di fontane con dodici donne
in cui mi perdevo
a contar gli acini d'uva
che a una d'esse
cascavano dal grembo
e pavimenti lastricati
che per superstizione
sotto i portici salterellavo
il punto d'unione.
Ero tua
eri mia
svettava verso il cielo una stella
dall'alto di una coppa
all'ombra della sera.
-Raccontami Regina-
di quello che tu hai visto
c'e' un premio per me sola
-Benedetta stria-
che t'amo come allora?
Come quando
stregata e assorta
m'aggiravo sola
tra le tue strade antiche
e le ingrigite mura,
la' dorme il tuo segreto
di gioia, di sventura.
Raccontami del Po, che t'attraversa
e ti divide ancora
che lavandaie usavano
cantando a squarciagola
e pioggia battente, autunnale sempre
che accompagnava le gazzàre
di donne e ballatoi
di quella stessa acqua
fitta
che torna a fecondare
le tue fontane
che piangono impietrite
davanti al tuo splendore.

[nikita]

Spazio temporale.

Sul grigio dell'asfalto
rosse, accese
mature del loro tempo
arrese
due ciliege.

[nikita]

Dodicimesi.

Aspettiamo tutto l'anno
la fine dell'inverno
con la finestra aperta
origliamo
i discorsi
dai balconi
-non tremo per il freddo-
ascolto i passi del vicino
sciabatta fino al lavandino
dove l'anguria nuota
e sbircio convivenze altrui
dalla tua stanza vuota
angoli puliti
da sentimenti antichi
dove polvere non si posa
per paura di sfatare
ma
vivi respiriamo veleni
vivi dormiamo
aspettando domani
quando l'inverno tornera'
a reclamare il dazio
di puri vizi
e sciocchi screzi.

[nikita]

Donata.

Piccolo inferno
di voce quotidiana
mi dono
pulita
di nefanda vita
dolce e irrequieta
a piene mani
di doni e domani.

[nikita]

Tu.

ho bisogno di cose normali
di giorno
e la notte, la notte immorali
discorsi fruscianti
che sussurri
ai miei polsi dipendenti
al mio caldo ti arrendi
tu
quieti
il mio vizio
di vivere.

[nikita]

Tracce.

Il sogno e' meglio della realta'
banale
disordine regna in
ragnatele ordinate
lettere vicine
diventano parole.
Vivo di notte
nei sogni
di giorno sopravvivo
nella realta'
momenti, in cui sono presente
pochi momenti precisi
e poi viaggio con la mia mente
universo abbagliante
non conosco noia
ogni cosa mi tocca
leggero-pensiero-natante.