A Roma

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Vita
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Messaggio da Vita »

Grazie patrizia, devo riconoscere che leggere Di giacomo, mi emoziona sempre.
Il dialetto: lo si odia o lo si ama.
A Napoli, la lingua ufficiale è il dialetto, l'italiano è solo una lingua acquisita, siamo in un certo senso bilingue.
Il napoletano, non so perchè, riesc ad esprimere meglio i nostri stati d'animo e la nostra legendaia rabbia.
Non vorrei mai che si lasciasse cadere nell'oblio, perchè per conto mio, sarebbe come perdere un pezzo della mia identità, quel pezzo che mi lega in maniera indissolubile al mare, al sole e al celeste intenso del cielo napoletano, quel pezzo che mi fa sorridere quando a Natale San Gregorio Armeno brulica di turisti ammaliati da pastori pefetti tra i quali fa capolino il semidivino Maradona, tra l'odore forte di caldarroste e vischio natalizio.
Quel pezzo di me che mi stringe il cuore quando al mattino anche se il cielo è nuvoloso, Piazza del Gesù Nuovo, conserva il suo spicchio di sole caldo... Quel pezzo di me che mi fa odiare e mi fa amare la mia Napoli: nobilissima e miserabile.
Quel pezzo di me che sono le mie radici, eh si le sento...
"Combattere e vincere porta il meraviglioso
combattere e perdere porta quasi il divino...
tu sarai sempre tra i due senza scelta..."
kashino84
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Messaggio da kashino84 »

Vedete io sono un italiano atipico, vivo in una regione che alla fine non e' della mia famiglia, essendo per meta' calabrese e meta' veneto. Non ho nessun dialetto di riferimento, almeno qualche parola di veneto.
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patrizia
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Messaggio da patrizia »

vercelli in effetti è stato un luogo di immigrazione per molti veneti, forse RISO AMARO il film di Risi con S Manfgano avrebbe dovuto prendere una veneta come interprete.
molti spediscono ancora nelle famiglie di origine i sacchetti da 5 kg di riso semifino vialone nano.

mi fa piacere che tu sappia qualche parola di veneto.

vedi a me piacciono tutti i dialetti ed ho una capcità innata di riprenderli una volta impartai o sentiti (devo avere delle cellule mirror cerebrali fantastiche!) ed è mi divertimento giocare con tutti, fare anche un pout pourri di suoni.

è che sono sempre oberata da tante cose che non ho ancora traovato il modo di applicare questa mia passione anche sullo scritto.

vediamo se Carlo è in grado di traovare una microclip di Giorgio Andreasi che recita Piemonte deve essere sul poeta ed il contadino.
patrizia
l.zag

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Messaggio da l.zag »

[quote=""Vita""]
Quel pezzo di me che mi stringe il cuore quando al mattino anche se il cielo è nuvoloso, Piazza del Gesù Nuovo, conserva il suo spicchio di sole caldo... Quel pezzo di me che mi fa odiare e mi fa amare la mia Napoli: nobilissima e miserabile.
Quel pezzo di me che sono le mie radici, eh si le sento...[/quote]

Quel pezzo di me... bellissime parole, bellissime sensazioni emozioni che si muovono come in un soffio di vento

Sarà perché sono sempre più preso dalla poesia, o saranno i miei primi quarant'anni che cominciano a farmi rincoglionire, ma non riesco a distogliere un solo istante la mia mente da quanto io sia legato alle mie origini, alla mia terra, e il dialetto appunto è uno dei tanti modi di esprimere il proprio amore al paese di origine, e la poesia? Essa molto spesso interagisce col pensiero, con le mani, che usiamo per scrivere, e infine le emozioni, che scaturiscono un tutt'uno con tutto ciò che siamo, e fanno del poeta un cronista attento, che racconta tutto ciò che muove altre emozioni.
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patrizia
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Messaggio da patrizia »

anch'i ho il desiderio che si è tatuato per le mie origini. stranamente è comparso attorno ai quaranta e dall'epoca quando posso mi esprimo in vernacolo e cerco di ricoradre le espressioni più cartteristiche, oltre che provare a ricordare per poi raccontare quelle che sono della mia terra ma non conosco.

paradossalmente pur essendomi sempre sentita prima che italiana, europea l'essermi riappropriata in modo anche critico della mia origine mi rende ancora più aperta alle altre culture e al senso di affratellamento.
patrizia
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Messaggio da patrizia »

cmq l'ialiano me l'ha imparto da pischella zia Lea (ROMANA! me imparava Trilussa in particolar modo oltre che le parolacce)
patrizia
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Messaggio da Vita »

paradossalmente pur essendomi sempre sentita prima che italiana, europea l'essermi riappropriata in modo anche critico della mia origine mi rende ancora più aperta alle altre culture e al senso di affratellamento.[/quote]

Anche io ho sempre sentito d'essere europea prima e italiana poi, ma Napoletana quella è una cosa a parte è me e non lo posso evitare.
Da bimba l'ho detestato, da adolescente me ne sono vergognata durante tutti i miei viaggi. Napoli è un piccolo universo pieno di contraddizioni e sono perfettamente consapevole del fatto che la gente può avere paura a tratti, degli abissi in cui la mia città ti scaraventa. Ora che son più grande, sento nelle viscere che Napoli, mi appartiene, mi riempie e sai una cosa Patty, è egoista non lascia spazio, lo so perchè ho rinunciato al mio sogno in Inghilterra per la mia maledettissima città che poi è la mia famiglia, i miei affetti il mio uomo e i miei odori... si insomma gli odori di Napoli, il caffè, la riccia, la pizza e il pane... questi non li troverei da nessuna altra parte al mondo. Certo potrei vivere ovunque, certo sarei potuta andare a Londra, finire gli studi lì come da programma, avrei potuto realizzarmi come individuo e conoscere gente e modi di vivere nuovi, ma sarebbe stato come essere un poco a metà... alla fine non ne sarebbe valsa la pena, perchè quando al mattino mi capita di passare per via Caracciolo e il Golfo si apre infinito davanti a me, e la luce si tinge di rosa e il Castel dell'Ovo si erge possente sulle acque marine... so, dentro me so che questo è il mio posto e che la vita è bella. E non so perchè,ma questo mi basta. :coffee:
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Messaggio da patrizia »

siccome che xe on toco che no' scrivo en diaeto ve zonto 'sti versi

ghò da 'ndare in piassa


ghò da 'ndare in piassa
ma no par far du passi
ma par contare queo che sento
co el core che se funfugna a vardare
no bastasse ea miseria
ma anche i morti copài.
un tòco de quà e 'naltro de 'a via

mi no so, me nono me diseva dea guera
e dee retate e dei vivi sempre sconti,
come morti par poder vivare doman,
ma oncò xe domàn e ghe xe senpre i sconti
e mi vao in piassa e contarò dei versi
qualchedun piansarà e el stomego,
queo nostro, ramengo, criarà anca lù

sarà par l'on-bra che manca
aea luganega no abastanza ìmbriagà

-----------------------------
n.b.
è tutta mia.

l'ho riletta e mi piace proprio
agginto post revisione
patrizia
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Messaggio da patrizia »

per veronica...a mo' di orientamento...come vedi qualche cosa c'era
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Messaggio da veronica »

[quote=""patrizia""]per veronica...a mo' di orientamento...come vedi qualche cosa c'era[/quote]

molto più di qualcosa ,direi un otimo inizio per quel che ho letto, peccato non riprenderlo , io ci provo e vediamo se qualcuno mi segue , grazie per aver riesumato questo spazio . e magari stimolo un pò i romanacci con due poesie in romanesco scritte da me anche se sono siciliana

a romanella

Er vino è ‘n toccasana

che te mette allegria

e quanno te m'briachi

tutto se porta via

magari li porchetti

che te stanno a guardà

mo sembra che te dicheno

ma chi t'ha fatto fà

cominci a dà i numeri

der superenalotto

cadi pure per tera

azz, lo sai che botto

e quanno te riarzi

te senti stralunato

l'occhi te se chiudeno

l'alito stramazzato

poi arriveno l’amici

te chiedeno che c'hai

te dicheno hai bevuto?

ora pe te so guai

e tu te metti a ride

a ride a crepapelle

e loro te sorreggheno

so tutti come stelle

te li vedi girà

brillano tutt'intorno

te fanno compagnia

finchè non spunta er giorno

e quanno s'arza er sole

e la sbornia è finita

te renni conto che

so tutta la tua vita."




amazzoni per sempre

ah dorati i tempi quanno
er vostro cavarcar era leggero
libero d'ogni umana costrizzione
quanno nun se vedeva 'n giro
manco l'ombra de 'n cojone
ereno tempi d'oro veramente ,
quanno la donna nun faceva gnente
e ar massimo in quell'epoca lontana
se lavava du panni a la fontana
e procurasse er cibo era un piacere
'na scampagnata tutta da godè
e quanno quarche essere diverso
s’appresentava avanti ar su con sesso
de quello prenneva quer che l' appagava
e poi finito er tutto
con un ber carcio a casa lo mannava
ma la donna de suo nun è cattiva
e presto se pentì der su misfatto
così pian piano all’omo 'nsoddisfatto
j' aperse le coperte der suo letto
quello, che nun se fece due vorte pregà
presto trovò er modo de potella fregà
e quale modo lui poteva usare
se non di concupilla coll’amore ?
e lei cretina certo nun capiva
che co' quell’arma lui lì l’ammansiva
e tra 'n bicchiere e l’artro de bon vino
usciva fora puro un ber purcino
però lei de certo 'n vantaggio ancor c'aveva
che quanno l’omo stava drento ’ar letto
quarsiasi cosa la donna jè chiedeva
j' acconsentiva tutto er poveretto
era er solo momento de riscatto
p' ave' perso tutto er suo diletto
perché alla fine l’omo è sempre 'n pollo
anche se crede d’esse sempre 'n gallo
on fermare il cuore di una donna niente vale di più....una carezza sul cuore veronica
http://veronicaph.altervista.org
http://struturanuova.altervista.org
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