Collodi

Bibliografie e biografie commentate dei grandi scrittori
Miki
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Carlo Collodi, o semplicemente Collodi, ? lo pseudonimo di Carlo Lorenzini (Firenze, 24 novembre 1826 - 26 ottobre 1890), che ? stato un giornalista e scrittore italiano dell'Ottocento.

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? l'autore del romanzo per l'infanzia Le avventure di Pinocchio. Storia d'un burattino.
Inizi? ventenne la carriera scrivendo recensioni per il catalogo di una grande libreria fiorentina. Come giornalista divenne famoso in breve tempo e collabor? a testate in tutta Italia; ne fond? e diresse lui stesso alcune, come "Il Lampione", chiuso dalla censura nel 1848 e riaperto 11 anni dopo, in occasione del plebiscito sull'annessione al Piemonte.

Volontario nelle Guerre di indipendenza del '48 e del '60, fu anche un commediografo. Dal 1856 us? lo pseudonimo Carlo Collodi, dal nome del paese tra Lucca e Pistoia dove era nata e vissuta la madre Angela Orzali e dove Carlo aveva soggiornato da bambino.

Tra le sue prime opere "Gli amici di casa" e "Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica", entrambi del 1856.

Il suo primo libro per l'infanzia ? del 1876: i "Racconti delle fate", splendide traduzioni di fiabe francesi. Nel 1877 apparve "Giannettino", e nel 1878 fu la volta di "Minuzzolo".

Nel 1881, sul numero iniziale del "Giornale per i bambini" (pioniere dei periodici italiani per ragazzi), usc? la prima puntata de "Le avventure di Pinocchio", con il titolo "Storia di un burattino". Vi pubblic? poi altri racconti (raccolti in "Storie allegre", 1887).

Ancora oggi, "Pinocchio" ? uno dei libri pi? popolari della letteratura italiana per ragazzi, assiene a "Cuore" di Edmondo de Amicis.

Lorenzini mor? improvvisamente nel 1890 a Firenze e nel capoluogo toscano ? sepolto, nel Cimitero Monumentale di San Miniato al Monte.
Le sue carte, selezionate e donate dalla famiglia, sono custodite nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
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Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino ? il titolo del romanzo ottocentesco che ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio, burattino di legno al centro di celeberrime avventure. Si tratta di un classico della cosiddetta letteratura per ragazzi e fu scritto nel 1881 da Collodi (pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini).

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[size=9px]Pinocchio in un'illustrazione di Enrico Mazzanti, che illustr? la prima edizione del romanzo[/size]

Nelle intenzioni di Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l'infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva, impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano (il Giornale per bambini), la storia venne modificata con il classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa.

L'accoglienza riservata all'opera non fu immediatamente cordiale: l'allora imperante perbenismo, rappresentato dalla moderata critica letteraria allora avvezza a testi pi? borghesi, ne sconsigli?, addirittura, la lettura ai ragazzi "di buona famiglia" (per i quali, taluno soggiunse, poteva trattarsi di una perniciosa potenziale fonte d'ispirazione).

Su tutt'un altro versante, le istituzioni rabbrividirono nel vedere, per la prima volta, dei carabinieri coinvolti in un'opera di fantasia, e reagirono ricercando eventuali motivazioni per il sequestro del libro, scoprendo per? che non ve ne era alcuna.

Come evidente, il libro incontr? invece un successo popolare di difficile paragone.
Ultima modifica di Miki il 23/04/2006, 14:30, modificato 1 volta in totale.
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Valore pedagogico del romanzo

Va detto che la letteratura per ragazzi dell'Ottocento cominciava a riservare un sensibile riguardo verso opere talvolta tristi e crudeli, come ad esempio quelle del Dickens, che scaraventavano sul giovane lettore le amare emozioni suscitate dalla vita di un bambino nella rivoluzione industriale, quasi che il supporto pedagogico della novellistica dovesse irrinunziabilmente muovere da un "fiat" di pronta disillusione.

In ci?, che era ormai consuetudine, non ? dunque strano incontrare crudelt? e cattiveria (poi alleviate nel succedersi delle versioni) anche nell'opera del Collodi che, a rileggerla scevri di addolcimenti della memoria infantile, potrebbe oggi non risembrarci tanto allegra. E del resto, su altri filoni letterari di primaria diffusione, erano i tempi in cui il verismo Verghiano nervosamente andava a rimestare il peggio dell'esistenza popolana.

Di fatto, quasi nessuno scrittore componeva davvero (sentitamente) per il pubblico infantile, ma piuttosto scriveva quanto l'idealit? pedagogica abbracciata gli suggeriva. Comunque, va ribadito che l'iniziale creazione collodiana era attendibilmente rivolta ad un pubblico adulto, come del resto la storia personale dell'autore aiuta ad ipotizzare.

Molti commentatori effettivamente convengono che Pinocchio, piuttosto che una favola per ragazzi, sia in effetti un'allegoria della societ? moderna, uno sguardo impietoso sui contrasti tra rispettabilit? e libero istinto, in un periodo (fine Ottocento) di grande severit? nell'attenzione al formale.
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Fra satira e paradossi

Al di l? dell'apparente ottimismo pedagogico, il romanzo ? in realt? tristemente ironico, a volte addirittura satirico, proprio con riferimento a quella pedagogia formale e, pi? in generale, contro alcune contraddizioni ed inadeguatezze dell'educazione, delle maniere e dell'istruzione Ottocentesche.
L'utilizzo di irrealt? nella costruzione della narrazione, non fa poi che mostrare da un lato l'abilit? dialettica dell'autore, e dall'altro enfatizza con il paradosso dell'artificialit? vigorosi attacchi inespressi a talune componenti della societ?.

La presenza, ad esempio, formalmente ineccepibile delle "api industriose", che compiono zelantemente ed impersonalmente il loro compito sociale, cos? come il giudice, sottilmente ed impercettibilmente va a tramutarsi dopo poco in una sensazione di certo disagio verso quel mondo ordinato e deterministico, suggestione emotiva che appunto richiama il Dickens, ma che evoca anche taluni echi della politica stradaiola dalla quale l'autore non era rimasto incontaminato.

Non tutti condividono l'interpretazione che ne deduce inclinazioni verso il picaresco, certamente l'angolo di osservazione della storia ?, conformemente al tempo di edizione, popolaresco.
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Lo stile

Anche da un punto di vista stilistico, il racconto si presenta in una forma innovativa, moderna e fresca, spianando la strada a molti altri autori e scrittori del secolo successivo. Ad esempio, l'italiano utilizzato nel testo ? popolarizzato, con frequente ricorso ai fiorentinismi ed ai motti proverbiali.

Molti dei concetti espressi nel libro, di ritorno, sono divenuti proverbiali o luoghi comuni, ad esempio il naso lungo, comunemente attribuito a quanti dicono le bugie.

Va menzionato che il trattare cordiale del narratore (figura assai rimaneggiata nel passaggio alla pubblicazione sul giornale) non era uso esclusivo della letteratura per ragazzi, bens? un artificio alquanto usato (magari con gli opportuni affinamenti).
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Messaggio da carlo »

brava miki! :D incredibile non ci fosse...
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Pinocchio nel cinema

Molti autori si sono ispirati al personaggio frutto della fantasia di Collodi in diverse forme d'arte, e principalmente nel cinema.
Oltre alla celebre versione in cartoni animati prodotta dalla Walt Disney (oggi inclusa nel severo elenco delle opere filmiche da preservare), sono state particolarmente fortunate e di successo due delle numerose trasposizioni cinematografiche, la prima di Luigi Comencini, nel 1971 (trasmessa a puntate sul principale canale televisivo italiano della RAI), e la seconda di Roberto Benigni, nel 2002.

Le Avventure di Pinocchio (1972)

Comencini ha dato del suo Pinocchio una visione particolarmente delicata e poetica, restituendo una patina di sommessa malinconia all'intera vicenda, nonostante la partecipazione di alcuni attori conosciuti pi? che altro per le loro interpretazioni in ruoli comici.

Come nel celebre romanzo, vi si narrano le disavventure del famoso burattino.
Il falegname Geppetto fa un burattino di legno, Pinocchio, che una Fata dai capelli turchini (interpretata Gina Lollobrigida) trasforma subito in bambino, promettendogli che tale rester? se si manterr? buono.
Ma in Pinocchio (cui presta la propria immagine il giovanissimo attore Andrea Balestri) c'? il carattere vivace e ribelle del burattino: dopo che ne ha combinate di tutti i colori, per punirlo, la Fata lo fa tornare di legno.

La trasposizione televisiva si discosta solo in questo aspetto dall'opera letteraria. Nel libro, il burattino diventa bambino solo alla fine della storia, mentre nello sceneggiato ? il bambino a recitare il ruolo principale. Solo in tre momenti Pinocchio diventa burattino. In virt? di un "principio repressivo", visto che si trasforma ogni volta che non si comporta a modo.

Per il resto, grande fedelt? alle atmosfere e ai personaggi descritti da Collodi. Niente a che fare, ad esempio, con l'ambientazione di stampo nordeuropeo del film d'animazione di Walt Disney, piuttosto immagini suggestive del paesino in cui ? ambientata la prima puntata, della casetta di Geppetto, del Paese dei Balocchi, della principesca dimora della Fata Turchina sul lago. Il tutto accompagnato dalle musiche di Fiorenzo Carpi, ancora vive nella testa di un'intera generazione.

Ma la presenza di un bimbo in carne ed ossa rappresent? anche una piccola rivoluzione, oltre che una felice soluzione, per chi scrisse lo sceneggiato. Lo racconta, con una certa nostalgia, Suso Cecchi D'Amico, che con lo stesso Comencini firm? la sceneggiatura de Le avventure.

"L'intenzione era quella di fare un film esclusivamente con il burattino - dice Suso Cecchi D'Amico -, la nostra idea di Pinocchio, all'epoca, non concepiva una rappresentazione alternativa del protagonista. Facemmo vari provini con il pupazzo, ma alla fine ci rendemmo conto che non era possibile girare con lui. Abbiamo sbagliato, ci dicemmo, non ne facciamo niente. E accantonammo il progetto".

"Ma una mattina - continua la sceneggiatrice - Comencini venne a trovarmi e disse: ho una grande idea, lo facciamo con un bambino. Io fui un po' perplessa, poi ci pensai, cercammo il protagonista, e trovammo Balestri, delizioso. E ci sembr? una grande libert? poter girare un film su un burattino usando un bambino vero. Sono ancora molto legata a quel film, forse proprio perch? ebbe una realizzazione cos? travagliata. Ma anche perch? decidemmo di privilegiare la figura di Geppetto, a differenza, ad esempio, del Pinocchio di Benigni, dove il burattino ? protagonista assoluto. Noi volevamo evidenziare il rapporto padre-figlio, e Nino Manfredi centr? in pieno quell'esigenza, un vecchio padre iroso e rassegnato, ma che vive un amore sconfinato per il su' figliolo".

Lo sceneggiato, all'epoca della messa in onda, riscosse un enorme successo: ciascuna delle cinque puntate fu seguita, in media, da 16 milioni e mezzo di telespettatori.

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Ultima modifica di Miki il 23/04/2006, 14:46, modificato 1 volta in totale.
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[quote=""carlo""]brava miki! :D incredibile non ci fosse...[/quote]

S?, davvero!

Lo sto rileggendo tutto con i miei studenti (inglesi che studiano l'italiano) ed ? sempre uno dei miei libri preferiti, uno di quelli che mi porterei sulla proverbiale isola deserta!

Il film di Comencini, poi, lo vidi da bambina e l'ho recentemente comprato in dvd. Dei molti Pinocchi cinematografici ? senza dubbio il migliore.
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Curiosit?

Pinocchio ? in assoluto il primo testo di fantasia nel quale siano stati menzionati i Carabinieri.

Aleksej Tolstoj scrisse un adattamento del libro in russo, intitolato Il compagno Pinocchio. La piccola chiave d'oro o Le avventure di Burattino. Collana "Fiabesca". Prima edizione italiana. Traduzione di Luigi Garzone. Illustrazioni originali di A. Kanievski, Stampa Alternativa, Roma, 1984, 124 pagine.

Una riduzione a fumetti del popolare personaggio - ambientata nella surreale scenografia del golfo ligure del Tigullio (Rapallo) - ? stata fatta negli anni ’80 dal cartoonist Luciano Bottaro.

In realt?, per tipologia Pinocchio non ? un burattino bens? una marionetta (? ipoteticamente mosso da fili). Viene chiamato burattino da Collodi non perch? Collodi ignori il fatto che sia una marionetta, bens? perch? egli si rif? a Burattino, una delle identit? che lo Zanni della Commedia dell'Arte assunse attorno al XVII secolo. Burattino era colui che abburattava (setacciava) la farina e, per eseguire il suo lavoro, si muoveva con gesti scomposti e spezzati. Allo stesso modo si muoveva un burattino (lo Zanni). ? proprio a questa figura che Collodi si rif? nel chiamare la sua marionetta burattino.

Fra le opere musicali pop ispirate alla storia Pinocchio si possono ricordare l'omonimo concept album dei Pooh, il concept album Burattino senza fili di Edoardo Bennato, e il brano di Elio e le Storie Tese Burattino senza fichi sull'album Eat the Phikis.

Al celebre burattino ? stato dedicato un parco divertimenti nel paese di Collodi, in Toscana.
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in quella serie manfredi ? stellare!
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