Alessandra Orsolato, giardiniere di parole

Gli articoli di Elisabetta Bilei sugli artisti emergenti
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BettaBilei
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Alessandra Orsolato, giardiniere di parole

Messaggio da BettaBilei »

Immaginate un giardino.
Rigoglioso, ricco di fiori sbocciati e colorati, i cespugli ben tenuti e il prato accuratamente tagliato.
Uno spettacolo, insomma.
Ma dietro a uno spettacolo del genere, c’? sempre qualcuno.
Qualcuno che si prende cura di ci?, qualcuno che ci lavora sapientemente e pazientemente, qualcuno che ama quello che fa e che lo fa proprio perch? lo ama.
Un giardiniere, insomma.
Noi oggi parleremo con uno di loro.
Solo che i fiori saranno parole, i cespugli pause, il prato una storia.
E il giardiniere, una scrittrice.
Alessandra Orsolato il suo nome, l’Arco di Eros quello del suo giardino.

Ti senti pi? artigiana o artista delle parole e perch??
N? l’uno n? l’altro. Sono convinta che le parole possano regalare a chi le ascolta o le legge sensazioni potentissime, nel bene e nel male. Con le parole puoi ferire, con le parole puoi amare, con le parole puoi divertire.
A mio avviso le parole non sono contrapposte ai fatti ma sono esse stesse fatti, proprio perch? sono in grado di provocare in noi le medesime reazioni che procurano i fatti.
Tutti usano quotidianamente parole per comunicare i bisogni e le necessit? ordinarie mentre solo alcuni le utilizzano per dare sfogo a bisogni pi? profondi dei quali non conoscono la radice e forse a volte nemmeno l’esistenza. Io sono semplicemente una di queste persone.

La lettura ? fonte di ispirazione? E per te quali letture lo sono state?
Certamente s?. A mio avviso se vuoi essere un bravo scrittore devi prima essere un accanito lettore
Sono fermamente convinta che ognuno di noi si porti dentro l’intero bagaglio culturale della collettivit? alla quale appartiene. Leggere ci? che altri hanno scritto prima di noi e magari anche contemporaneamente a noi ci permette di confrontarci e quindi di migliorarci. E’ tutto un lavoro di sintesi nella quale due artisti o due gruppi di artisti si confrontano per poi trarre ciascuno dei benefici che potranno apporre alla loro opera.
E’ pur vero che l’arte ? semplicemente espressione di s?, senza regole n? direzioni, ma ? altrettanto vero che tutti gli artisti usano gli stessi strumenti per fare arte. Ecco quindi che si creano dei registri ai quali ? difficile sottrarsi. Ad esempio se io scrivo romanzi gialli ? evidente che nella mia narrazione dovr? introdurre un assassinio e un omicida. Dovr? decidere se svelare nelle prime pagine il nome dell’assassino e far assimilare quindi al lettore il punto di vista dell’investigatore fino allo smascheramento finale o al contrario far adottare al lettore solo esclusivamente il proprio punto di vista muovendo i miei personaggi come se fossero attori su un palcoscenico; o ancora potrei decidere di dare voce ad un personaggio secondario e di farne l’io narrante, osservando le scene da una angolazione decisamente marginale. Vi sono mille modi, o registri per dare forma alla mia ispirazione e questi registri li posso imparare soltanto osservando il lavoro degli altri. Per quanto mi riguarda, la mia maestra indiscussa ? Agatha Christie, un’autrice semplicemente straordinaria dalla quale non finir? mai di imparare e alla quale devo anche il successo che ha avuto l’Arco di Eros.

Scrivere ? una questione di pelle o di neuroni?
E’ evidente che la propensione naturale ? determinante per la riuscita non solo di un’opera letteraria ma, se vogliamo, di tutte le operazioni che gli esseri umani sanno compiere. A mio avviso, per?, l’artista non ? pi? dotato degli altri (come potrebbe essere per esempio uno scienziato) non ha quindi pi? neuroni che funzionano meglio, ma semplicemente ascolta i messaggi della vita mentre altri sono talmente impegnati a viverla che non hanno n? tempo n? voglia (ma hanno la propensione!) di ascoltarne la voce e di riproporla. L’artista riesce – purtroppo! - a vivere solo attraverso la sua opera; ? in un certo senso uno strumento nelle mani di una entit? pi? grande e pi? potente che si deve esprimere e che non trova altro modo di farlo se non attraverso esseri umani dotati di antenne in grado di captarne il segnale. Il prezzo da pagare per questi individui sar? altissimo ma in compenso il messaggio giunger? a destinazione decodificato. Il fatto che venga pi? o meno divulgato all’interno della collettivit? ? totalmente indifferente. A questo penseranno gli editori, i commerciali, i librai, i galleristi, i pubblicitari ecc. Tutto ci? a questa entit? potente non interessa minimamente.

Secondo te c’? sempre qualcosa di noi in ci? che raccontiamo? E cosa c’? di te nel tuo romanzo?
Come tutti gli individui anche l’artista ingloba fin dalla nascita piccole e grandi esperienze che poi rimangono radicate nel corso della vita e si esprimono attraverso il carattere, il modo di porsi, il modo di parlare... E’ evidente quindi che questo si rifletter? anche nella sua opera seppur in forme e con modalit? diverse. Per quanto mi riguarda c’? una piccola parte di me in ogni personaggio femminile del mio romanzo anche se, come ? stato pi? volte sottolineato, i miei personaggi sono stati dipinti, volutamente, come rappresentanti delle varie tipologie umane. Ma a ben guardare ogni donna chiamata in causa dal racconto ha le sue contraddizioni: ecco quindi che vedremo una bisbetica che intesser? una amicizia complice con la avvocatessa, di contro avremo una avvocatessa che nonostante la fermezza del suo carattere e l’audacia dell’impresa che deve compiere si trover? spiazzata e fragile di fronte alla verit?; avremo una protagonista debole e sottomessa che trover? la forza di risolvere il problema che la sta attanagliando, e cos? via.
Non il bianco e il nero quindi, ma un po’ di bianco e un po’ di nero. Al di l? della trama del racconto che le ha volute chi cattiva, chi debole, chi sottomessa, chi brava e intelligente, chi innamorata…, e delle azioni che queste donne hanno svolto perch? “costrette dal copione”, tutte, seppur in dosi diverse, portano traccia di me e del mio percorso di vita.

Se il successo fosse in cima ad una montagna, tu a che punto del sentiero ti sentiresti arrivata?
Risponder? a questa domanda con una bellissima citazione che ho trovato in un libro di Wayne W. Dyer: “Il successo ? un viaggio non una stazione di arrivo”. Avevo in testa questa frase quando mi accingevo a scrivere L’arco di Eros e tuttora la ripeto a me stessa tutte le volte che faccio qualcosa che esula dalle mie attivit? ordinarie. Quello che conta ? dare espressione di s?; fare una cosa perch? la si sente di fare non perch? ci si aspetta il plauso dagli altri. Se poi agli altri piace, bene, ? un regalo in pi? della vita, ma questo non ci deve condizionare. Personalmente considero gi? un successo il fatto che L’arco di Eros esista, che si possa toccare, che lo si possa leggere e, perch? no, anche criticare.

Quando scrivi l’orologio non ha pi? lancette o queste corrono fin troppo veloci?
Quando scrivo ogni componente materiale della vita come fame, sonno, e quindi anche tempo che scorre, passano in secondo piano, quasi non esistono o io non le percepisco. La sensazione che si prova ? paragonabile allo stato ipnotico che regalano certe musiche: mentre le ascolti dimentichi tutto, persino chi sei. Fai parte tu stesso di quelle note che arrivano alle tue orecchie e ne godi. Cos? ? scrivere. Almeno per me.

Tu scrivi dunque sei?
Come dicevo pi? sopra ogni essere umano deve seguire le proprie inclinazioni naturali. Se non lo fa pu? comunque donare alla collettivit? opere straordinarie ma sar? sempre in conflitto con se stesso.
Indipendentemente dal risultato, quindi, ognuno di noi ? s? stesso quando fa le cose per le quali ? stato in un certo senso programmato. Ebbene, la vera Alessandra Orsolato ? quella che scrive. Quella che si tuffa nel quotidiano nelle vesti di impiegata ? solo un surrogato che per? mi ? necessario per far fronte ai problemi quotidiani. Una dicotomia che a volte ? difficile da accettare. Ma, almeno per ora, non ho altra scelta.

Se l’Arco di Eros fosse un’essenza profumata quale sarebbe e perch??
Una domanda sicuramente particolare…
Credo che sarebbe senza dubbio un olio essenziale perch? ? un concentrato di emozioni.
etta
ernesto
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Alessandra Orsolato, giardiniere di parole

Messaggio da ernesto »

Ho letto il libro. allora si tratta di un giardiniere con il pollice verde...!
A mio giudizio uno dei libri gialli interessanti che ho letto negli ultimi anni nonostante il nome sia nuovo e sconosciuto. forse un po' troppo veloce il ritmo nell'ultima fase.
Peraltro mi fa piacere leggere questa intervista che rivela anche aspetti molto profondi , quindi complimenti all'autrice dell'intervista.

infine una nota...relativa ad una risposta della bella intervista qui effettuata.
L?artista riesce ? purtroppo! - a vivere solo attraverso la sua opera;
... Il fatto che venga pi? o meno divulgato all?interno della collettivit? ? totalmente indifferente
Io credo che qualsiasi artista abbia la legittima ambizione di diffondere e comunicare.
La sua natura ..lo porta a creare e creare senza esporre ? vano, frustrante.
Creare, non ? un atto fine a se stesso, magari ? terapeutico...ma va oltre.
Penso che una giustificazione al "non successo" non dovrebbe fare perdere di vista una normale aspirazione ad un riconoscimento, seppure esso piccolo.
E' evidente dalle parole che qui l'autore vive una dimensione nello scrivere, magari quella piu' profonda vera e complessa..della sua vita reale...e questo colpisce.
Comunque lungi da me dal voler interpetare aspetti psicologici misteriosi..e
complimenti ancora ! :mrgreen:
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Alessandra Orsolato, giardiniere di parole

Messaggio da Massimo Baglione »

Concordo pienamente con la nota di Ernesto.
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