Paco De Lucia

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Paco De Lucia

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C?? un prima e c?? un dopo il 1975, anno in cui viene pubblicata la rumba Entre dos aguas di Paco De Luc?a. Un prima: sebbene il flamenco sia stato presente, in una forma o l?altra, nei decenni precedenti, ha goduto di una popolarit? limitata rimanendo genere di culto per degustatori della musica, prelibata pietanza per palati fini. Un dopo: la scalata nelle classifiche spagnole per acclamazione ne fa un piccolo classico, dischiudendo un nuovo rinascimento. Il flamenco torna dunque di stretta attualit?, e con lui Paco De Luc?a.

Nato Francisco S?nchez pochi giorni prima del Natale del 1947 ad Algeciras, villaggio di pescatori dell?Andalusia, sin da bambino rivela spiccate qualit? artistiche, soprattutto musicali: quando imbraccia la chitarra ? amore profondo, dedizione totale, desiderio di esplorare un mondo, quello della tradizione iberica, che non lo abbandoner? pi?. Una carriera esemplare (ventisei gli album all?attivo) dai contorni quasi leggendari che si arricchisce oggi di una nuova perla, Cositas buenas. Un?arte declinabile in tre differenti aree: quella di solista, di virtuoso capace di trascendere ogni genere, e di compagno d?avventura del cantante Camar?n De La Isla. ? quest?ultimo un vocalist di immenso talento, considerato dal popolo musicale spagnolo patrimonio nazionale; una vita vissuta al limite, bruciata in pochi, intensissimi decenni sino alla prematura morte avvenuta nel 1992. Un mentore, un modello per Paco, con cui incider? negli anni 70 alcuni album (Soy caminante, Arte y majestad) pietre angolari della musica flamenca. Ma le frequentazioni di De Luc?a (in omaggio alla madre Luzia, scomparsa qualche anno fa) contano sodali come John McLaughilin e Al Di Meola (Passion Grace & Fire, 1983), Larry Coryell e Chick Corea (Ziryab, 1990) spaziando dal jazz alla musica latina con ugual vigore creativo e virtuosismo. Senza dimenticare l?amore per autori come Manuel De Falla e l?interpretazione, sofferta come vedremo, di un classico come il Concierto de Aranjuez. Un talento naturale, in possesso di un?innovativa tecnica chitarristica, il picado, in grado di sopravanzare qualsiasi riff elettrico, diventando per un paio di generazioni di musicisti il ?padrino? riconosciuto del flamenco. ? grazie a lui se oggi il sax e il flauto, il basso e il violoncello sono strumenti legati de facto a questo genere. A tale proposito vale la pena ricordare una sua battuta: "Se Jorge Pardo avesse suonato la tromba, tutti oggi esclamerebbero: la tromba, assolutamente perfetta per il flamenco".

Questo 2004 sar? ricordato come l?anno di Paco. L?album Cositas buenas, per iniziare: lavoro ricco nel quale si alternano buleria, rumba, tango e tientos, quasi a rivendicare l?assoluto valore della melodia. Poi un doppio dvd documentario intitolato Francisco S?nchez - Paco De Luc?a (vedi box a pag. 55), accurata biografia per immagini che ripercorre i momenti salienti di una vita per la musica oltre a proporre una versione live del Concierto de Aranjuez, e il cofanetto Integral (costo circa 210 euro), edito dalla Universal e contenente la discografia completa, compreso un cd inciso espressamente per questo progetto, insieme a un libretto di sessanta pagine con note e immagini inedite. Infine, solo un richiamo ma importante, il volume Flamenco? All You Need To Know di Emma Martinez (www.melbay.com): in pratica tutto ci? che avreste voluto chiedere ma vi ? mancato il coraggio, o l?occasione, per farlo.


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Un inizio d?anno davvero intenso. Una serie di "cositas buenas", riprendendo il titolo del nuovo album.
Cose molto buone, davvero. Gratificanti per un musicista che ha dedicato l?intera vita alla riscoperta di un genere, il flamenco, essenza stessa dell?animo spagnolo, della mia terra. Sono nato ad Algeciras, un paesino dell?Andalusia dove la musica si respira, si vive. La mia famiglia si nutre di musica da sempre. Mio padre Antonio era un valente chitarrista, e cos? i miei fratelli Ramon e Pepe.

Eppure, per incidere Cositas buenas, hai preferito rifugiarti in un piccolo paese sulla costa dello Yucatan, in Messico.
Preferisco essere solo con la mia chitarra, quando compongo. Accade qualcosa di magico: la musica sgorga impetuosa, le dita pizzicano le corde mentre la melodia prende forma come per incanto. Purtroppo non accade spesso, bisogna cogliere l?attimo. Ci? che mi ha sempre affascinato di questi luoghi ? il mare, il pi? bello mai visto da occhio umano. La prima volta vi arrivai venti anni fa, in questo stesso paese. Allora c?erano poche case e un gruppo sparuto di indigeni, insieme a qualche famiglia di italiani e spagnoli; oggi ? molto cambiato, ma lo spirito che anima questa gente ? lo stesso, come il vento del nord che increspa le onde e il profumo dei fiori: un paradiso, ideale per rilassarsi. E poi, per un appassionato di pesca come me, un dono del cielo.

In Cositas buenas convivono rumbe, tanghi e bulerias.
Un voler giocare con ritmi differenti, di cui la buleria ? forse quello a cui sono pi? legato. Il flamenco d? vita a un ampio spettro di emozioni, gioia che sgorga dal cuore e serenit? d?animo sino al dignitoso dolore per una perdita o l?ingiustizia di un torto subito. El Camar?n De La Isla disse una volta: "Nella mia famiglia tutti cantavano, anche se a livello amatoriale. Mio padre era un gitano, mia madre aveva una voce forte, impostata. Ho imparato tutto da lei". Per me ? stato lo stesso. Questo album ? una sorta di diario di questi mesi passati in Messico, durante i quali ho rivisitato, insieme a luoghi e persone care, le mie influenze musicali.

Molti brani si ispirano alla tua citt? natale, Algeciras.
Sono legatissimo a quei luoghi. In effetti El Tesorillo ? la piazza dove ci si ritrovava da ragazzi, ancor oggi molto frequentata da giovani, cos? come Patio Custodio ? una piazza, da sempre considerata il centro della vita del popolo gitano. Sono nato in un sobborgo di Algeciras, in via S. Francisco, e ricordo ancora il grande giardino con un pero nel mezzo e un gazebo sotto cui cercavamo riparo dal sole.

Sei sempre stato molto amato, la tua era una famiglia unita, e la gente di Algeciras ti considera una celebrit?, un genio del XX secolo. Qualche anno fa ? stata persino eretta una statua in tuo onore.
? vero, e c?? anche una scuola di musica che porta il mio nome. Il giorno dell?inaugurazione ero molto emozionato, era mia madre a darmi coraggio. Adesso abito a Toledo, dopo molti anni vissuti a Madrid, ma torno spesso a casa: per riabbracciare i parenti e rivedere vecchi amici. Ad Algeciras ho trascorso un?infanzia e una giovinezza felici, spensierate: fondamenta perfette su cui costruire l?uomo e l?artista.

Uno dei primi e pi? importanti riferimenti musicali ? stato Antonio, tuo padre.
Mia sorella Maria canta, mentre Pepe e Ramon sono ottimi chitarristi, ma era pap? il fulcro artistico della famiglia. Un vero patriarca. Fu lui ad insegnarmi a suonare, avevo 5 anni, instillando in me la passione per il flamenco: senza di lui non sarei mai diventato un chitarrista. Ricordo che suonava alle feste fino all?alba, e quando rincasava al mattino con la chitarra a tracolla eravamo tutti l? ad attenderlo. I soldi guadagnati li dava a mia madre, e qualche ora dopo usciva di nuovo: faceva l?ambulante e vendeva di tutto. Quando intu? le mie potenzialit? mi port? via da scuola, facendomi studiare a casa. Intere giornate a suonare fino a che i polpastrelli mi dolevano.
A volte qualcuno, passando di l?, chiedeva a mia madre se avesse il giradischi acceso, e lei rispondeva che no, era Paco che si allenava. Un bel complimento. Lucia era una donna arguta e spiritosa oltre che carina, molto tradizionale nel tirare su i figli trasmettendo valori importanti come dignit?, rispetto e umilt?.

Nel 1969 formasti il primo gruppo, il duo Los Ciquitos de Algeciras.
Ricordo bene quel periodo. Quando toccai per la prima volta una chitarra avevo gi? ben chiaro in mente cosa avrei suonato, e come: le basi del ritmo erano gi? dentro di me, come le parole. Allora, negli anni 50, suonavo la musica di Nino Ricardo, il mio insegnante.

Poi ci fu l?incontro con Camar?n De La Isla, un?autentica svolta. Per alcuni un momento decisivo nella storia del flamenco degli ultimi quarant?anni.
Incontrai Camar?n nel ?69 e fu una rivelazione, l?unione di due spiriti. Due soul twins. Lui era lo splendido cantore dell?Isla di Sanlucar de Barrameda (presso Cadiz, in Andalusia, nda), io un buon chitarrista. Un?alchimia perfetta. Insieme creammo un modo di presentarsi sul palco assolutamente nuovo: lui rivoluzion? il lato interpretativo del flamenco, io cercai di arricchirlo musicalmente. Purtroppo il destino se lo port? via troppo presto (? morto a 41 anni per un cancro ai polmoni, nda).

Una scomparsa che ti colp? profondamente.
Per alcuni anni soffrii di crisi depressive, e l?album Luzia ? un omaggio a lui e a mia madre, deceduta proprio durante le registrazioni. Questo nuovo lavoro, a distanza di cinque anni, vuole essere un bilancio della mia vita. Tanto ? vero che in origine il titolo era Algeciras; poi alcuni amici mi hanno fatto notare che la pronuncia, soprattutto in spagnolo, assomigliava troppo all?emittente araba Al Jazeera.

Attualmente sei in tour in America con una nuova band, poi arriverai in Europa. Hai mai pensato di appendere la chitarra al chiodo?Potresti forse smettere di respirare, mangiare o bere? Non faccio programmi a lunga scadenza (al momento, sulla carta almeno, c?? solo un tour con Chick Corea, nda), ma di certo non rinuncer? mai alla musica. Diciamo che mi ritaglio degli spazi. Adoro ad esempio starmene seduto sul sof? a guardare una partita di calcio. Io stesso sono un discreto attaccante e tifo ovviamente Real Madrid. Il giocatore che preferisco ? Beckham, lo credevo una spocchiosa star ma mi sono ricreduto: quando ? in possesso di palla e si avvicina alla porta nulla lo pu? fermare.

Tratto da: http://www.jamonline.it/jam101/delucia101.htm
Ultima modifica di carlo il 12/09/2010, 15:59, modificato 1 volta in totale.
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Riflettendo sul "teorema":
- Domani è un altro giorno... -
mi trovo a scontrarmi con la dura realtà....
Ieri,
come del resto oggi,
non c'è stato.
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