John Coltrane

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hombre sincero
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John Coltrane

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John Coltrane (1926-67) fu il pi? inesorabile esploratore nella storia del jazz.
Sempre ricercava, tentando di portare la sua musica pi? lontano in quello che conscenziosamente vedeva come una ricerca spirituale. In termini di pubblico riconoscimento, questa ricerca inizi? relativamente tardi. Il tenor sassofonista, nativo della Nord Carolina che poi si trasfer? a Philadelfia, era 28enne quando si un? al quintetto di Miles Davis nel 1955, dopo aver fatto la gavetta per anni nelle big band e combo di Dizzy Gillespie (dove suonava l'alto prima di passare al tenore ) e come accompagnatore dietro i sassofonisti Johnny Hodges, Eddie Cleanhead Vinson, ed Earl Bostic.
I tormentati toni e le multi-note di Coltrane, degli assolo ritmicamente complessi con Davis lo elevarono alle prime file del jazz, bench? alcuni commentatori erano disturbati dalla complessit? del suo stile e la sua insistenza nello spingersi al di l? delle sue limitazioni che diminuivano rapidamente. Questi tratti, cos? come questi lamenti, segnarono il resto della carriera di Coltrane. La sua posizione si solidific? velocemente quando inizi? a registrare estesamente sotto il sio nome (spesso con il trio del pianista Red Garland) e come accompagnatore nel 1957, ebbe un breve ma inestimabile incontro con Thelonious Monk quello stesso anno; poi torn? come solista di Davis per il resto del decennio. L'incredibile tecnica e il contenuto armonico del suo modo di suonare a quel tempo port? ad uno stile, descritto dallo scrittore di jazz Ira Gitler come, "distesa di suono", che dal 1960 sembr? l'ultima parola sulle improvvisazioni basate sugli accordi.
Nella seconda permanenza con Davis, Coltrane si tuff? nel jazz modale e nelle scale, che inizi? ad usare al posto delle standardizzate progressioni di accordi, ? fu durante questo periodo che organizz? il suo primo quartetto nel 1960. Questo gruppo, che presentava il pianista McCoy Tyner, il batterista Elvin Jones, ed infine, il bassista Jimmy Garrison, divent? uno dei seminali gruppi di jazz che suonava con incredibile energia e vigore, e forn? l'opportunit? per la crescita di Coltrane come compositore. Fu anche il contesto per l'adozione da parte di Coltrane del sassofono soprano, una mossa che riport? alla popolarit? uno strumento che (eccett? per Sidney Bechet e Steve Lacy era rimasto inascoltato nel jazz moderno.)
Il quartetto di Coltrane spesso si allargava, per includere un secondo bassista (Reggie Workman o Art Davis), e (per la maggior parte del 1961) Eric Dolphy, si mostr? estremamente popolare senza abbandonare i suoi contorni esplorativi, e dal 1965 era il primo gruppo nel jazz.
Coltrane ancora sentiva qualcosa di pi?, dall'estate del '65 aveva aperto il suo vocabolario ritmico e strutturale incorporando nella sua musica, l'energia (e spesso la presenza) di giovani musicisti d'avanguardia. Pharoah Sanders si un? alla banda come permanente secondo sassofonista; Rashied Ali e la moglie di Coltrane Alice rimpiazzarono Jones e Tyner, rispettivamente; e la sua musica entr? in un'altra fase che gener? il dibattito riguardo al fatto se Coltrane non fosse di nuovo andato troppo lontano.
Questa fase finale, mentre riempiva con suoni tempestuosi, conteneva anche una musica di un nuovo e promettente liricismo. Quando la malattia al fegato prese la vita Coltrane, la sua legione di discepoli fu lasciata a meditare quali ulteriori vedute aveva intravisto nella sua ricerca per la purezza della musica.

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Non c'? mai una fine. Ci sono sempre nuovi suoni da immaginare; nuovi sentimenti da raggiungere. E c'? sempre il bisogno di tener purificati questi sentimenti e suoni cos? che noi possiamo vedere cosa abbiamo scoperto nel suo stato pi? puro. Cos? che possiamo vedere sempre pi? chiaramente quello che siamo. In questo modo, possiamo dare a quelli che ascoltano, il meglio di quello che siamo. Ma per fare questo at ogni concerto, dobbiamo tenere pulita l'immagine.
John Coltrane



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Intervista 18 Agosto, 1966
Kofsky: La prima cosa che voglio chiederti ? su una storia che qualcuno mi ha detto la prima sera che sono venuto qui. Le persone con cui stavo, avevano un amica, una giovane donna, e lei era gi? downtown ad uno dei discorsi di Malcom X - e chi si sedeva vicino a lei se non John Coltrane. (Risate), cos? per soddisfare la mia curiosit?, vorrei sapere quante volte l'hai visto, cosa pensi di lui e cos? via.

Coltrane: Quella fu l'unica volta
 
Kofsky: Fosti impressionato da lui?

Coltrane: Assolutamente. Quella fu l'unica volta. Pensai di aver visto l'uomo, capisci. Io vivevo nella downtown, ero in un hotel, vidi i poster, e capii che sarebbe passato di li, cos? dissi, bene, passer? di li e vedro questo ragazzo, perch? non l'avevo mai visto. Fui abbastanza impressionato.

Kofsky: Quello fu uno dei suoi ultimi discorsi, non ? vero?

Coltrane: Bene, fu verso la fine della carriera.

Kofsky: Alcuni musicisti hanno detto che c'? una relazione tra alcune idee di Malcom e la musica, specialmente la nuova musica. Pensi che sia vero?

Coltrane: Bene, io penso che la musica, essendo un'espressione del cuore umano, o dell'essere umano stesso, esprime ci? che accade. La sento esprimere l'intera cosa - l'intera esperienza umana nel particolare periodo di tempo in cui ? espressa.

Kofsky: Cosa pensi dell'espressione, la nuova musica nera, come descrizione di alcuni dei pi? moderni stili nel jazz?

Coltrane: Espressioni, non so. Ci? non significa molto per me, perch? solitamente non uso delle espressioni, cos? non reagisco molto. Non significa molto per me un modo o l'altro in cui ? chiamata.

Kofsky: Se tu usassi delle espressioni, potresti pensarne una?

Coltrane: Non credo ci sia un'espressione che potrei utilizzare.

Kofsky: La gente che usa quell'espressione discute che il jazz ? particolarmente strettamente collegato alla comunit? nera ed ? un'espressione di ci? che succede l?. E per questo che ti chiedo della tua reazione a Malcom X.

Coltrane: Io penso che sia al di sopra del musicista singolo, chiamalo come ti va. Per quanto riguarda me stesso, io riconosco l'artista quando vedo il suo contributo e quando riconosco il suono di una persona, per me quello ? lui, quello ? quest' uomo. Questo ? il modo in cui lo guardo. L'etichette a me non piacciono.

Kofsky: Ma non ? un fatto che la maggior parte dei cambiamenti nella musica - le innovazioni - vengano da musicisti neri.
 
Coltrane: Si questo ? quello che ?

Kofsky: Hai mai notato - dato che hai suonato in tutti gli Stati Uniti ed in tutti i tipi di circostanze - hai mai notato che le reazioni del pubblico variano o cambiano se ? un pubblico nero o bianco o misto? Hai mai notato che la composizione razziale del pubblico sembra determinare come il pubblico risponde?

Coltrane: Qualche volta si, e qulache volta no.

Kofsky: Qualche esempio?

Coltrane: Qualche volta potrebbe sembrare essere cos? - ? difficile da dire. Qulache volta al pubblico piace o non piace, non importa di che colore siano.
 
Kofsky: Non hai qualche preferenza sul tipo di pubblico per cui suonare?

Coltrane: Per me non ? importante. Solo spero che chiunque stia ascoltando, gli piaccia, altrimenti preferirei che non fossero li.

Kofsky: Se alle persone non piace la musica, come vorresti che lo dimostrassero? Ti piace un pubblico che ? perfattemente calmo ed insensibile, o ti piace un pubblico che reagisce visibilmente alla musica.

Coltrane: Mi piacerebbe un pubblico che mostri ci? che sente; per rispondergli

Kofsky: Ricordo quando suonasti al Jazz Workshop a San Francisco, trovasti quel tipo di pubblico, che invece non trovasti quando suonasti al Shelly's Manne-Hole a Los Angeles, e mi sembr? che ebbe degli effetti sulla musica.

Coltrane: Si perch? mi sembra che il pubblico, nell'ascoltare, sia in un atto di partecipazione, sai. E quando sai che qualcuno si muove nella stessa via in cui tu ti stai muovendo, ? come avere un altro membro nel gruppo.

Kofsky: E' quello che ? successo nella sessione di registrazione di Ascension? Le persone ebbero quel tipo di coinvolgimento?

Coltrane: Non so. Ero cos? dannatamente occupato. Ero preoccupato a morte. Non potetti godere di quella data. Se non ci fosse stata la scadenza l'avrei veramente goduta. Sai cercavo di avere il tempo e tutto, ed ero cos? occupato. Speravo che sentissero qualcosa. Ad ascoltare il disco, mi piaceva; mi piacevano tutti i contributi individuali.

Kofsky: Che pensi, sul suonare i concerti? Quello sembra inibire l'interazione tra te, il tuo gruppo ed il pubblico?

Coltrane: Nei concerti, l'unica cosa che mi secca ? quella di potere ssere in una sala con una cattiva acustica; dove non puoi ascoltare il suono unitario. Ma fino che il pubblico va ? quasi lo stesso.
 
Kofsky: Un'altra ragione pe cui ti ho chiesto di Malcom ? stata perch? ho intervistato numerosi musicisti e il consenso sembra essere sul fatto che i musicisti pi? giovani parlano delle istanze politiche e sociali delle quali parlava Malcom. Ed alcuni di loro dicono che cercano di esprimere questo nella musica. Pensi che nel tuo gruppo o tra i musicisti con cui sei amico queste istanze sono importanti e che tu pare di esse?

Coltrane: Oh sono sicuramente importanti,  come io dico, queste istanze sono parte di quello che ? questo tempo. Cos? naturalmente, come musicisti, non l'esprimiamo qualsiasi cosa sia.
 
Kofsky: Fai un tentativo cosciente di esprimere queste cose?

Coltrane: Bene, io parlo per me stesso, io faccio un tentativo consapevole, io penso di poter dire in verit? che in musica io faccio o ho cercato di fare un tentativo consapevole per cambiare cio che ho trovato, in musica. In altre parole, ho cercato di dire, "Bene, questo ? ci? che sento, potrei fare meglio, secondo me, cos? cercher? di fare questo per migliorare" Ci? ? quello che sento, che noi sentiamo in ogni situazione che troviamo nelle nostre vite, quando c'? qualcosa che potrebbe essere migliore, noi dobbiamo fare uno sforzo per fare in modo di renderla migliore. Cos? ? lo stesso socialmente, musicalmente, politicamente e in ogni settore delle nostre vite.

Kofsky: La maggior parte dei musicisti con cui ho parlato sono molto preoccupati della societ? che sta cambiando e vedono la loro musica come uno strumento con il quale la societ? pu? essere cambiata.

Coltrane: La penso anch'io cos?. Io vedo la musica come uno strumento. Pu? creare il modello iniziale di pensiero che pu? cambiare il modo di pensare delle persone.

Kofsky: In particolare, delle persone hanno detto che il jazz ? opposto alla povert?, alla sofferenza, e all'oppressione; di conseguenza che il jazz ? l'opposto a ci? che gli Stati Uniti stanno facendo in Vietnam. Hai dei commenti su questo?

Coltrane: Sulla situazione del Vietnam?

Kofsky: Puoi dividerla in due parti. La prima parte se pensi che il jazz sia opposto alla povert? e alla sofferenza e all'oppressione, e la seconda parte ? se pensi se in questo modo il jazz ? anche opposto al coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam?

Coltrane: Per me io direi si, perch? il jazz - se vuoi chiamarlo cos?; parlemeremo di questo dopo - per me ? un espressione di musica; e questa musica ? l'espressione di un ideale pi? alto. Cosi la fratellanza ? li; e credo che con la fratellanza, non ci sarebbe povert?, ed anche con la fratellanza non ci sarebbero guerre.

Kofsky: Mi sembra che questo ? anche ci? che sentono l maggior parte dei musicisti. David Izenson (un bassista che ha spesso suonato con Ornette Coleman alla met? degli anni '60) per esempio disse quasi la stessa cosa quando parlai con lui. Lui disse " Noi diciamo nella nostra musica che vogliamo una societ? senza classi, senza queste frizioni, senza spreco e senza guerra".
Vorresti commentare sulle condizioni di lavoro per i musicisti jazz? Pensi che gli artisti siano trattati come meritano, e se no, puoi dire delle ragioni perche non dovrebbero essere?

Coltrane: Non so. Dipende dall'individuo. Puoi trovare molte volte che un uomo sente che la situazione ? giusta per lui, mentre un altro uomo potrebbe dire che quella situazione non ? buona per te. Cos? ? compito di un uomo conoscere se stesso, solo quello che vuole, e quello ? secondo i propri valori. Se a lui non importa un certo tipo di trattamento, sono sicuro che pu? trovarlo ovunque. Se gli importa non dovr? sopportarlo. Per me in questo momento, non mi importa troppo suonare nei club. C'era un tempo che ritenevo giusto suonare nei club, perch? con la mia musica, sentivo che dovevo suonare molto per riuscire. ma ora non penso che quello assolutamente era ci? che ero, ma questo ho dovuto scoprirlo da solo. E' questione di essere capace di essere a casa ed essere capace di entrare in te stesso. In altre parole, non credo che la situazione dei club ? l'ideale per me.

Kofsky: Cos'? che non ti piace dei club?

Coltrane: Bene in realt?, noi non suoniamo pi? un set di quaranta minuti, ed ? difficile sempre fare questo tipo di cose ora. Ci sono molte volte che non ha senso, avere qualcuno che fa cadere un bicchiere, o qualcuno che chiede soldi giusto nel mezzo di un assolo di Jimmy Garrison. Sai cosa significa?

Kofsky: Lo so perfettamente

Coltrane: Questi tipi di cose richiedono altri tipi di rappresentazioni.

Kofsky: In altre parole, ci sono veramente artisti che stanno suonando, ma in realt? loro non sono trattati come artisti ma come parte di un registratore di cassa.
 
Coltrane: Si, io penso che la musica sta crescendo nella mia stima, sta elevandosi in qualcos'altro, e cos? dobbiamo trovare il tipo di posto in cui suonare.

Kofsky: Perch? pensi che le condizioni sono state cos? cattive per riuscire a produrre arte dai musicisti? Quali pensi siano le cause di queste cattive condizioni di cui hai parlato?

Coltrane: Io non so. Non so veramente come ? successo. Perch? so che una volta i musicisti suonavano pi? ballabili, e loro suonavano nei teatri e tutto, e ci? portava via un elemento, ma ancora era duro lavoro. Ricordo alcuni di questi one-nighters, era abbastanza difficile. Ma sembra che la musica sia diretta dagli affaristi, supporrei che sanno come arrangiare dei dollari, e cos? via. E forse l'artista non ha preso il proprio tempo per capire ci? che vuole. O se lo sentisse che dovrebbe essere in un altro modo. Io credo che ci sono cose a cui si dovrebbe pensare di pi? ora.

Kofsky: Pensi che il fatto quasi tutti gli originali musicisti jazz sono neri ed hanno continuato ad essere per intere generazioni, pensi che ci? ha incoraggiato gli affaristi ad avvantaggiarsi di loro e a trattare la loro arte con disprezzo - facendo suonare il registratore di cassa nel mezzo di un assolo di contrabbasso?

Coltrane: Be non so.

Kofsky: La maggior parte dei proprietari ho notato che sono bianchi.

Coltrane: Potrebbe essere Frank, potrebbe essere.

Kofsky:: Come pensi che le condizioni possano essere migliorate per i musicisti?

Coltrane: Ci deve essere molto auto-aiuto, credo. Devono trovare la soluzione ai propri problemi in questo campo.

Kofsky: Vuoi dire per esempio, quello che la Jazz Composers Guild sta cercando di fare?

Coltrane: Si, penso che quella era una buona idea, e non penso che sia morta. E' solo qualcosa che non poteva nascere allora, ma ancora penso che sia una buona idea.
 
Kofsky: Questo ? vero nella storia per tutti i tipi di organizzazioni - esse non sono sempre riuscite al primo tentativo. Ma penso che sia inevitabile che i musicisti cerchino di organizzarsi per proteggersi.

Coltrane: Si

Kofsky: Per esempio era al Five Spot luned? notte, e immagino che c'erano un centinaio di tavoli li; e con due persone a tavolo, veniva qualcosa come $ 7,50 a set, a tre bevande per set. Ci? significa che il proprietario avrbbe fatto $750 diciamo a set ed egli ha cinque set. E so che i musicisti per quella nottata non guadagneranno nemmeno vicino a cinque volte $750, o anche due volte $750. Cos? in realt? risulta che questi uomini d'affari non solo danneggiano l'arte, ma anche tengono le persone lontane.

Coltrane: Mi sento cos? male quando le persone vengono al club e non posso suonare abbastanza a lungo per loro, sono costretti ad affrettarsi. Loro vengono ad ascoltarti e tu ti alzi, devi suonare un p?, poi basta. Qualcosa deve essere fatto riguardo a questo.

Kofsky: I musicisti che suonano in uno stile pi? moderno guardano all'Africa e all'Asia per la loro ispirazione musicale?

Coltrane: Penso di si, penso che guardano dappertutto. E all'interno

Kofsky: Ma guardano ad alcuni posti pi? che ad altri? Ti ascoltai, per esempio parlare di fare un viaggio in Africa, per attrarre risorse musicali. E' quella l'idea?

Coltrane: Bene, io intendo fare un viaggio in Africa per raccogliere tutto ci? che posso trovare, particolarmente risorse musicali.

Kofsky: Non pensi che i musicisti siano pi? interessati all'Africa e all'Asia che all'Europa finch? la musica va?

Coltrane: I musicisti sono stati esposti all'Europa. Cos? sono altre le parti a cui non sono stati esposti. Parlando per me stesso, almeno. Sto cercando di avere un'educazione pi? ampia.
 
Kofsky: E' questo il significato di questi strumenti ritmici che hai incorporato nel tuo gruppo - per dargli una specie di sapore medio-orientale o africano?

Coltrane: Forse; ? solo quello che sento.

Kofsky: Perch? pensi che l'interesse verso l'Africa e l'Asia sia crescente in questo particolare momento?

Coltrane: E' tempo che accada, questo ? tutto. E' un risultato dei tempi.

Kofsky: Bill Dixon mi suggeriva che avere a che fare con il fatto che molte nazioni africane sono diventate indipendenti negli anni '50 ed ha cambiato il modo in cui i negri di questi paesi guardano a se stessi - li rende molto pi? consapevoli della loro eredit? africana e li rende pi? interessati nel tornare e cercarla. Pensi ci sia qualcosa in questa linea di pensiero?

Coltrane: Si questo ? parte di ci?.

Kofsky: Un'altra domanda sulla stessa linea: sembra che il gruppo di improvvisazione sta crescendo d'importanza - per esempio, quello che fai con Pharoah [Sanders] quando suonate simultaneamente. E anche naturalmente Ascension. Pensi che sia una nuova tendenza ora, o se non ? una nuova tendenza, pensi che sta crescendo d'importanza ora?

Coltrane: Forse. Sembra che ora stia succedendo; non so per quanto durer?.

Kofsky: Perch? pensi che stia succedendo ora?

Coltrane: Non so perch? perch? solo che ?, questo ? tutto.

Kofsky: Ma c'? - non sto inventando quando dico questo?

Coltrane: No, no, lo sento, c'?, ma non so perch?.

Kofsky: Un'altra domanda sulla nuova musica. Ho notato che molti nuovi gruppi sono senza piano, o anche nel tuo caso, dove tu hai un piano, spesso lo lasci fuori durante un assolo, o durante parti di un assolo. Perch? sta succedendo? Perch? c'? il desiderio di de-enfatizzare il piano o dargli un altro tipo di ruolo in un gruppo?

Coltrane: Io ancora uso il piano, e non ho ancora raggiunto il punto in cui sento di non averne bisogno. Io potrei ma... forse ? perch? - bene quando tu non stai suonando su una data progressione armonica, a te non occorre specificare queste cose. E non sarebbe il tuo modo di essere avere qualcuno che va in un altra direzione e cercare di andare in quella, che sarebbe per te meglio non averlo.

Kofsky: Sembra che la direzione in cui gli ottoni ed i fiati stanno andando, anche ? scappare dalla scala a dodici toni - per suonare note che non sono sul piano; note acute, le strilla e le grida. Non so che parole usi per descrivere questi suoni, ma penso che tu sappia cosa significano: suoni che erano considerati  "sbagliati" - b? ancora sono considerati sbagliati da certe persone. Ora se tu suoni quelle note che in verit? non sono sul piano e tu hai il piano che specifica delle note, senti che questo produce alcuni tipi di rumori che tu piuttosto eviteresti?

Coltrane: Suppongo che questo ? il modo in cui alcune persone lo sentono. Come dico, io ancora uso il piano. Non ho ancora raggiunto il punto, dove il piano ? un peso per me. La sola cosa ?, no, noi non seguiamo quello che il piano non fa pi?, perch? ci muoviamo in una nostra direzione. A me piace per il suo sfondo, per il suo suono.

Kofsky: Tu hai il piano, bench? non suona per la maggior parte del tempo.

Coltrane: Io sempre istruisco i pianisti che ogni volta che lo vogliono possono smettere di suonare e lasciare continuare com'?. Perch? dopo un p?, molte volte, i pianisti si stancano. Se non pensi a qualcos'altro da suonare -  vattene a passeggio!

Kofsky: Quando ti parlai alcuni anni fa a Los Angeles e ti chiesi se avessi mai considerato di aggiungere un altro ottone e strumento a fiato al tuo gruppo, tu dicesti che probabilmente la cosa che avresti fatto se avessi aggiunto qualcosa, tu avresti aggiunto le batterie (risate) Avevi in mente allora questo tipo di cose che...?

Coltrane: Non lo so ma posso indovinarlo. Provo ancora vivamente a proposito delle batterie. Veramente. Noi facemmo degli esperimenti, ma non avemmo troppo successo. Credo che avrebbe funzionato, ma Elvin e McCoy non lo potevano sostenere, era tempo per loro di andare.

Kofsky: Non ? necessario dover avere due batterie. Potrebbe essere la batteria ed un altro strumento ritmico. Questo ? ci? a cui mi riferivo.

Coltrane. Anch'io penso a questo, potrebbe succedere in forme differenti,  solo non so come farlo.

Kofsky: Dopo tutto, le cose che stai usando nel tuo gruppo ora - shakers, campane, maracas -- sono anche strumenti ritmici. Non tutti gli strumenti ritmici sono batterie.

Coltrane: Oh, questo ? vero.

Kofsky: Questo ? quello che volevo dire, quando ti chiedevo cosa avevi in mente.

Coltrane. Si

Kofsky: Parlando a proposito di Elvin e McCoy mi ricordo di qualcosa che mi disse Sun Ra, ed io te lo ripeter?. Sia chiaro che io non credo a ci?, ma cos? lui me l'ha detto, e lui me lo disse per dirlo a te. Lui disse che tu assumesti (il batterista) Rashied Ali in modo da portare Elvin e McCoy fuori dal gruppo, perch? non li volevi nel gruppo innanzitutto, ed quello era il tuo modo di farlo. Vuoi rispondere a questo?
 
Coltrane: No. Stavo cercando di fare qualcosa... C'era una cosa che volevo fare della musica, ed immaginavo potessi fare due cose: potevo avere un gruppo che suonava nel modo in cui di solito suonavamo, e un gruppo che stava andando nella direzione che ? l'unica in cui sto andando ora - potevo combinare queste due, con questi due concetti. E ci? potrebbe essere stato fatto.

Kofsky: Si. Sun Ra ? piuttosto amaro, e dichiara che tu gli hai rubato le sue idee, e che tutti hanno rubato le sue idee.

Coltrane: Potrebbere essere vero. L'ho ascoltato e so che lui stava facendo alcune delle cose che io volevo fare

Kofsky: Cosa ne pensi di avere un altro sassofonista nel tuo gruppo? Pensi che in qualche modo possa competere con te o che migliori quello che stai facendo?

Coltrane: Mi aiuterebbe. Mi aiuterebbe a restare vivo qualche volta, perch? fisicamente, l'andatura che ho portato ? stata cos? pesante che ho guadagnato cos? tanto peso, che spesso ? stato un p? duro fisicamente. Sento che mi piacerebbe avere qualcuno li in caso non avessi quella forza. Mi piace avere quella forza nel gruppo. E Pharoah ? molto forte nello spirito e nella volont?, e queste sono le cose che mi piace avere lass?.

Kofsky: Senti che ti ? di sprono, la presenza specialmente di un uomo cos? forte come Pharoah?

Coltrane: Si tutte le volte, ? sempre buono essere con qualcuno con molto potere. Nel vecchio gruppo, Elvin aveva questo potere, devo sempre avere qualcuno li con questo potere. Rashid lo ha, ma non l'ha dispiegato completamente, tutto ci? che gli occorre ? suonare.
 
Kofsky: Quella fu anche la mia impressione, che lui veramente stava seguendo la sua strada in musica ma non aveva la sicurezza che aveva Elvin. Ma poi, naturalmente, guarda per quanto tempo Elvin ? stato con te.

Coltrane: Elvin fu li per un paio di anni - bench? fosse pronto dalla prima volta che lo ascoltai, potevo sentire il genio - ma dovette iniziare a suonare stabilmente, ogni notte.. Con Miles (Davis) mi occorsero circa due anni e mezzo, credo prima  che iniziasse lo sviluppo, prendendo la forma che avrei preso.

Kofsky: Quella ? la situazione pi? tragica per i pi? giovani musicisti oggi; non hanno l'opportunit? di suonare insieme.

Coltrane: Si certamente occorre che sia fatto. Dovrebbe succedere tutte le volte e gli uomini si svilupperebbero pi? velocemente.

Kofsky: Hai sentito molti dei giovani sassofonisti oltre Pharoah?

Coltrane: Si, prima di tutti Alber Ayler. L'ho ascoltato molto attentamente. Lui ? qualcosa di diverso.

Kofsky: Vedi delle relazioni tra quello che stai facendo e quello che lui sta facendo? In altre parole, pensi che lui ha sviluppato qualcuna delle tue idee?

Coltrane: Non necessariamente. Penso che quello che sta facendo sembra essere musica in movimento anche a pi? alte frequenze. Forse dove io ho smesso, lui ha cominciato, o qualcosa del genere.

Kofsky: Bene, in un certo senso ? quello che voglio dire.

Coltrane: Si. Non bisogna dire che lui ha copiato questo o quello, ma solo che ha riempito un area a cui io non ero arrivato.

Kofsky: Mi sembra che sul tuo assolo di  "Chasin' the Trane," sul quale Albert ha sviluppato alcune delle idee che tu hai introdotto, che ha espresso alcune di queste idee a modo suo, e che fu uno dei punti dal quale ha cominciato. Hai pensato ad esso sotto questa luce.

Coltrane: No.

Kofsky: Hai ascoltato molte volte quella registrazione?

Coltrane: Solo quando ? uscita. La ascoltavo e mi chiedevo cosa mi stava succedendo.

Kofsky: Cosa vuoi dire?

Coltrane: E' una cosa sorprendente ascoltare questo dopo, perch? - non so, mi ritornava in un altro modo. Era un p? pi? lunga di quello che pensavo ed aveva un buon grado di intensit? in esso, che non avevo mai ottenuto in una registrazione prima.

Kofsky: Ti piaceva?

Coltrane: Fino a un certo punto, non che potevo sedermi con lei e amarla per sempre.

Kofsky: B? non c'? niente che ti possa piacere per pi? a lungo di una settimana!

Coltrane: Ho pensato che l'avrei dovuta fare meglio, sai e poi io...

Kofsky: Credo che sia un disco straordinario e penso anche che dovresti tornare ad ascoltarlo.

Coltrane: Forse si.

Kofsky: Perch? non vedo alcun sassofonista ora che sta suonando qualcosa che non hai almeno abbozzato prima. Ma forse tu non preferiresti non pensare a questo.

Coltrane: No perch? ? come una grossa riserva da cui tutti noi attingiamo. E molte volte, troverai che molte di queste cose ...Ascoltai John Gilmore (un sassofonista della Sun Ra Arkestra) poco prima di fare "Chasing the Trane". Cos? alcune delle cose che ci sono l? sono influenze dirette dell'aver sentito questo ragazzo. Ma poi non so chi lui aveva ascoltato cos?...

Kofsky:  Dopo "Chasin' the Trane," e dopo l'uscita di Impressions, tu hai avuto una specie di cambio di passo, ti ricordi? Facesti l'album con Duke Ellington e Ballads, e l'album con il cantante Johnny Hartman. Quale era l'idea di questi album? Erano tuoi o di Bob Thiele?

Coltrane: Bene, ti dir?, ebbi alcuni problemi a quel tempo. Feci una cosa stupida. Ero insoddisfatto con il mio bocchino ed avevo fatto alcuni lavori ed invece di farli meglio li rovinai. Ci? mi scoraggi? un p?, perch? c'erano alcuni aspetti del modo di suonare - che certe cose veloci a cui stavo aspirando - che non potetti fare perch? avevo danneggiato questa cosa, cos? dovetti tagliarla. In realt?, non trovai mai un altro (bocchino) ma dopo tanto che stavo girando intorno a fare questo tipo di cose, dissi "Che diavolo, potrei anche andare avanti e fare il meglio che posso" Ma al momento era chiaro che non avrei potuto farlo. Perch? appena lo feci, l'ascoltai, e mi scoraggi?. Ma dopo un anno, l'avevo dimenticato.

Kofsky: Questo ? divertente, perch? io penso di conoscere la tua musica cos? completamente come qualsiasi non-musicista, tuttavia questo non sarebbe stato evidente a me.

Coltrane: Questa ? una cosa divertente. E' uno dei misteri. Per me cos? come misi quella strumento tra le mie labbra, potevo sentirlo. Solo mi fermai e feci altre cose.

Kofsky: La ragione che ti chiedo questo ? perch? ricordo che a quel tempo avevi Eric (Dolphy) dentro e fuori il gruppo.
 
Coltrane: Si

Kofsky: E c'era un ondata di critica veramente ostile.

Coltrane: Si, e fu tutta allo stesso momento. Mi occorreva tutta la forza che potevo avere a quel tempo; e forse queste cose potrebbero aver causato in me il sentire "Diavolo, non posso ottenere ci? che voglio da questo bocchino, cos? lavorer? su questo"

Kofsky: Pensi che questo potrebbe aver indebolito la tua autostima?

Coltrane: Potrebbe essere, certamente potrebbe.

Kofsky: Perch? pensi ci sia stata tutta quella ostilit? alla nuova musica, specialmente nel tuo caso?

Coltrane: Oh, non posso immaginarlo! Non posso nenche rischiare di risponderti ora. Perch? come dissi loro poi, sentivo che non capivano.

Kofsky: Pensi che stavano facendo un tentativo coscenzioso e completo cos? come avrebbero potuto fare?

Coltrane: A quel tempo, non sentivo che lo stavano facendo. Io feci loro un offerta, in un articolo su Down Beat, che se tutti loro erano interessati nel cercare di capire, potevamo incontrarci e parlare di ci?. Io pensai che se erano veramente genuinamente interessati o sentivano che c'era qualcosa qui,   invece di condannare solamente quello che non capivano, ne avrebbero discusso. Ma nessuno venne, cos? non penso che volevano sapere quello che avevo da dire (risate)
 
Kofsky: Penso ch? ci? gli spavent?. Bill Dixon ed io parlammo di questo, a lungo, e lui mi disse: "Questi ragazzi, ci sono voluti anni per capire "I Got Rhythm" al piano ed ora la nuova musica arriva e indebolisce la loro intera carriera, che ? costruita su cose basate su questi modelli.
 
Coltrane: Posso capirlo. Io dissi, "Bene, questo potrebbe essere un vero ostacolo per un giovane se immagina che c'? qualcosa a cui lui non riuscir? a far fronte e non sar? capace di scriverne"  Se lui non pu? scriverne, non sar? capace di guadagnarsi da vivere. Una volta capito questo, mi sono calmato. Non vorrei diventare troppo ostile per reazione. Sentivo che c'era qualcosa li che non era -- sentivo che stavano lasciando che le proprie debolezze dirigevano le loro azioni, e non sentii che loro avrebbero dovuto. Il test fu per me. Loro potevano fare ci? che volevano. La cosa fu per me rimanere fermo in quello che stavo facendo. Fu un periodo divertente nella mia vita, perch? andai incontro a qualche cambiamento, come la vita di casa, tutto, ne attraversai cos? tanti, ogni cosa che facevo.
 
Kofsky: Fu il momento sbagliato per colpirti.

Coltrane: Tutto ci? che stavo facendo era come quello, fu un dannato test per me, e uscendo da esso, era solo come avevo sempre detto, quando attraversi queste crisi e ne esci, tu sei molto pi? forte, in senso generale.

Kofsky: La reazione dell'Impulse a queste critche avverse hanno niente a che fare con questi dischi di cui stiamo parlando?

Coltrane: Le ballads e gli altri?

Kofsky: Si

Coltrane: Non saprei. Penso che l'Impulse era interessata nell'avere ci? che chiamavano un bilanciato tipo di cose, una specie di catalogo differenziato, e non ci vedo niente di male in questo. vedi, a me piace - infatti la maggior parte delle canzoni che ho scritto, le uniche che considero canzoni, sono ballads. Cos? c'? qualcosa li, che - voglio dire, io veramente amo queste cose.
E queste ballads che vennero fuori furono assolutamente le uniche che io sentii a quel tempo. Le scelsi; sembrava esserci qualcosa che circolava nella mia mente - dalla mia giovent?, o da qulache parte - e le dovevo fare. Era ci? che veniva a quel tempo, quando la fiducia in ci? che stavo facendo sul sassofono era venuta meno, era venuto il tempo di ripulire. E Johnny Hartman - un uomo che avevo fissato nella mia testa - avevo sentito qualcosa di suo, non so cos'era. Mi piaceva il suo suono, pensai che c'era qualcosa che dovevo sentire, cos? lo cercai e facemmo quell'album, non mi dispiace affatto di aver fatto queste cose.
L'unica cosa che mi dispiace fu di non aver mantenuto quella stessa atteggiamento: lo far?, non importa cosa. Fu l'atteggiamento degli inizi, ma come dico, ci sono un sacco di ragioni perch? queste cose succedono.

Kofsky: Pensi che imparare a suonare il sassofono soprano cambi? il tuo stile?

Coltrane: Assolutamente, certamente lo fece.

Kofsky: Come? Potresti spiegarlo?

Coltrane: Bene, il soprano, essendo uno strumento cos? piccolo, trovai che suonare le note pi? basse ? come suonare una delle note medie del tenore. Perci?, dopo che capii che la mia imboccatura mi avrebbe permesso di suonare le note pi? alte, trovai che avrei suonato completamente questo strumento. Sul tenore, non ho sempre suonato completamente, perch? suonavo certe idee che solo venivano in certe estensioni, le ottave. Ma suonando sul soprano e abituandomi a suonare sul tenore dal sibemolle in su, ottenni cos? che quando passavo al tenore, mi trovavo a fare le stesse cose. Ci? caus? il cambiamento o la volont? di cambiare  e cercare di suonare la maggior parte dello strumento possibile.

Kofsky: Ci? ti dette anche nuove idee ritmiche?

Coltrane: Penso di si. Una nuova forma venne fuori da questa cosa, e strutture - il modo in cui i fraseggi sarebbero scesi.

Kofsky: Mi sembra che dopo che iniziasti a suonare il soprano, e particolarmente dopo "My Favorite Things" che tu iniziasti a progettare lo stesso tipo di impulso sul tenore che non c'era stato nei tui lavori precedenti.

Coltrane: Penso che sia abbastanza possibile.Infatti i fraseggi iniziarono - i fraseggi erano una delle cose con i quali iniziai ad essere insoddisfatto con il bocchino del tenore, perch? il suono del soprano era in realt? molto pi? vicino all mie orecche. C'? qualcosa circa la presenza di quel suono, che a me - non volevo ammeterlo, ma per me sarebbe sembrato come se fosse migliore del tenore; mi piaceva di pi?. Non volevo ammettere questa dannata cosa, perch? dicevo che il tenore ? il mio strumento, ? il mio preferito. Ma il soprano, forse ? solo il fatto che ? uno strumento pi? alto, inizi? a stradicare le mie concezioni.

Kofsky: Come ti senti a proposito dei due strumenti ora?

Coltrane: Bene, il tenore ? uno strumento pi? potente, certamente, ma il soprano, c'? qualcosa nella sua voce che ? veramente bello, qualcosa che veramente mi piace.

Kofsky: Non ritieni il sassofono soprano un'estensione del tenore?

Coltrane: All'inizio lo feci, ma ora ? un'altra voce, un altro suono.

Kofsky: Hai mai usato i due sassofoni sullo stesso pezzo, come facesti su "Spiritual"?

Coltrane: Credo che sia l'unica volta che l'ho fatto. Qualche volta nei club, se mi sentivo, potevo fare un cosa del genere - iniziare con uno e finire con l'altro - ma penso che ? stata l'unica volta su disco.

Kofsky: Cosa spinse Pharoah ad intraprendere l'alto-sax? Fu per allontanarsi dai due tenori?

Coltrane: Non so. C'? qualcosa che voleva fare, e circa lo stesso momento decisi che ne volevo uno, cos? entrambi ne avemmo uno.

Kofsky: Non ti ho sentito suonare l'alto. Lo suoni molto?

Coltrane: L'ho suonato in Giappone. L'ho suonato a Frisco (San Francisco) un p? ma ebbi un piccolo problema con l'intonazione. E' uno costruito in Giappone, ? una cosa nuova che stanno sperimentando, cos? ci dettero questo strumento per provare, ed il mio dovette essere aggiustato ad un certo punto che non era abbastanza intonato, cos? non lo suonai, ma mi piace.

Kofsky: Vidi una tua foto con il flauto! Stai suonando anche quello ora?

Coltrane: Sto imparando.

Kofsky: Stai sempre imparando non ? vero?

Coltrane: Lo spero. Sempre cercare di imparare.

Kofsky: Ho guardato ai vari sondaggi della critica per due anni di fila, ed entrambi gli anni, questo e l'anno scorso, ho notato che la critica europea ? molto pi? favorevole alla nuova musica che quella americana. Quasi il 50 o 60% di loro ha votato per i nuovi musicisti, mentre solo un quarto degli americani lo fece. E' questo che hai trovato in Europa? O in generale, hai trovato che fuori dagli Stati Uniti la tua musica ? ricevuta pi? favorevolmente dall critica - la struttura di potere, dovremmo dire - che in U.S.A.?

Coltrane: Direi nella nuova musica - e quando dico nuova musica, voglio dire la maggior parte dei musicisti pi? giovani che stanno venendo fuori - che so che hanno trovato una accettazione pi? veloce Europa che qui. Quando iniziai, c'era una piccola differenza, perch? iniziai con Miles Davis, che era gi? un musicista accettato, e quindi si abituarono a me qui negli Stati Uniti. Ora quando mi ascoltarono per la prima volta con Miles, a loro non piaceva.

Kofsky: Ricordo.

Coltrane: Quindi ? solo una di queste cose: ogni cosa che non hanno ascoltato e che ? un p? differente, loro la rigietteranno all'inizio. ma il tempo gira, il tempo in cui a loro piacer?. Ora essendo qui con Miles e girando il paese con lui, mi potettero ascoltare di pi?, e conseguentemente mi accattarono qui prima che in Europa, perch? non mi avevano ascoltato in Europa. Quando andammo in Europa la prima volta, fu uno shock per loro. Mi fischiarono e tutto a Parigi, perch? non non ci conoscevano. Ma ora trovo che l'ultima volta che sono stato in Europa, mi sembra che si sono aperti alla nuova musica. Possono ascoltarla li meglio di quello che fanno qui.

Kofsky: Penso che una parte di questo potrebbe essere perch? quello che ? successo nella nuova musica ? analogo a ci? che ? successo nella pittura, e scultura e letteratura, e le persone che apprezzano il jazz in Europa sono pi? consapevoli di questo. Cosa pensi?

Coltrane: Non saprei.

Kofsky: In Europa, il jazz ? visto come un'arte seria, mentre qui, ? visto come, bene ....

Kofsky: Qualsiasi cosa sia.

Kofsky: Come parte di un affare per night club. Altrimenti, non potresti avere un giornale come Down Beat. So che Albert (Ayler) ? tornato in Europa, e so che ci sono molti dei musicisti pi? giovani che vogliono andar via dagli Stati Uniti perch? sentono che non c'? alcuna speranza per loro qui.
Ti ricordi la  Third Stream Music, quella che fu chiamata  Third Stream Music?

Coltrane: Si

Kofsky: non hai sentito l'impulso a suonare quel tipo di musica?

Coltrane: No

Kofsky: Perch? pensi che essa non ha avuto presa sui musicisti? C'? qualcosa di essa che ti suggerisce il perch? non ? diventata popolare?

Coltrane: Penso che fu un tentativo di creare qualcosa, penso pi? come etichetta, che come una vera evoluzione.
 
Kofsky: Tu vuoi dire che non si ? evoluta naturalmente al di fuori dei desideri dei musicisti?

Coltrane: Forse lo fece. Non lo posso dire. Fu un tentativo di fare qualcosa, e l'evoluzione ? sempre da provare. Ma c'? qualcosa nell'evoluzione - succede quando ? pronta, ma questa cosa non si sapeva da dove stava venendo.  Questa era - un tentativo di mischiare, di unire due musiche? Questo era quello che veramente era.

Kofsky: Tu hai detto, parlando dei sassofonisti, che c'? una riserva comune da cui ognuno raccoglie. Forse qui non c'era abbastanza riserva per i musicisti da cui raccogliere.

Coltrane: Io penso solo che non era tempo. Fu un tentativo di fare qualcosa in un tempo sbagliato, e perci? non ? durato. Ma ci potrebbero essere state alcune cose che vennero fuori da ci? che sono state beneficiate nel promuovere il cambiamento finale, che sta arrivando. Cos? niente ? sprecato, bench? pu? sembrare fallito o senza successo il modo che gli uomini avrebbero desiderato per esso.

Kofsky: Anche gli errori possono essere istruttivi se tu li sfrutti. Fare ogni tentativo o sentire che dovresti fare un tentativo, per educare il tuo pubblico in strade che non sono strettamente musicali. E' ovvio che vorresti che il tuo pubblico capisca ci? che stai facendo musicalmente. Ma vorresti che loro capissero anche altre cose,  hai qualche tipo di responsabilit? per questo?

Coltrane: Sicuro, lo sento, e questo ? una delle cose di cui sono preoccupato ora. Non so come diffondere questo. Vorrei sapere solo come dovrei farlo. Penso che dovr? essere molto sottile;  non puoi ficcare le filosofie nella testa di ognuno, e la musica ? abbastanza! Questa ? filosofia. Penso che la cosa migliore che posso fare, poi ? quella di essere in forma e conoscere me stesso. Credo che lo far?, se veramente posso ottenere questo da me stesso ed riuscire ad essere come sento che dovrebbe essere e quindi suonarlo. E credo che loro capiranno perch? la musica segue una lunga strada - pu? influenzare.

Kofsky: Questo ? come io sono interessato a quelle cose delle quali stavo parlando prima, cos? come con Malcom X, e cos? via. Potrei non essere arrivato a questo, o arrivato cos? velocemente se non fosse stato per la musica. Questa fu la mia prima introduzione a qualcosa oltre i miei orizzonti, qualcosa che mi avrebbe fatto pensare al mondo in cui vivo.

Coltrane: Si. Di questo sono sicuro, sono veramente sicuro di queste cose. Come dico, ci sono cose, fino a che ? interessata la spiritualit? - che ? molto importante per me adesso - che devo raggiungere passando attraverso certe fasi per altre conoscenze, e pi? coscienza e consapevolezza di questo ? quello che presumo di capire di esso; e sono sicuro che le altre saranno parte della musica. Per me, sento che vorrei essere una forza per il bene.

Kofsky: Ed anche la musica?

Coltrane: Dappertutto. Voglio essere una forza veramente per il bene. In altre parole, so che ci sono forze cattive, forze che portano sofferenze ad altre e miserie al mondo, ma voglio essere  una forza che ? sinceramente per il bene.

Kofsky: Non ho pi? domande pronte da chiederti - o domande improvvisate da chiederti. (risate). Ho molte domande che sono specificatamente rivolte solo a te; molte delle quali sono domande sulla musica che non chiedo a altri musicisti. Ma ho avuto sempre uno speciale interesse nel tuo lavoro, cos? prendo questa opportunit?, perch? non so quando avr? la possibilit? di avere le tue parole sul nastro di nuovo. C'? qualcosa d'altro che ti piacerebbe dire qui?

Coltrane: Penso che possiamo riempirlo.

Kofsky: Se non suoni la musica, e se dovessi scriverne, tu hai, credo l'obbligo di farlo il pi? coscenziosamente possibile.

Coltrane: Si, lo credo.

Kofsky: E sempre quando c'? un questione tra la tua opinione contro l'opinione del musicista, devi dare il beneficio del dubbio al musicista, perch? lui conosce la musica molto meglio di quanto tu l'hai mai conosciuta. In altre parole, devi essere umile. Molti scrittori non sono umili - loro sono arroganti perch? pensano di avere un qualche tipo di potere.
 
Coltrane: Bene, questa ? la causa principale della loro arroganza - l'idea del potere. Quando perdi il tuo vero potere, che deve essere parte di tutto, ed il solo modo in cui puoi essere parte di tutto ? capirlo. E se c'? qualcosa che non capisci, devi avvicinarti umilmente ad esso. Non vai a scuola e siedi e dici " So che sei pronto ad insegnarmi". Tu siedi ed impara. Apri la tua mente. Assorbi. Ma devi stare in silenzio, devi essere calmo per fare tutto questo.
 
Kofsky: Quello ? ci? che mi annoi? delle cose che i critici dicevano di te nel '61 e nel '62.

Coltrane: Oh fu terribile. Non potevevo crederci, sembrava cos? assurdo. Era cos? ridicolo, quello fu ci? che mi secc?. Era assolutamente ridicolo, perch? fecero sembrare che noi non conoscevamo neanche la prima cosa della musica - la prima cosa. E stavamo veramente cercando di allontanare le cose.

Kofsky: Perch? nessuno restava calmo.

Coltrane: Eric (Dolphy), cos? dolce come era questo ragazzo ed il musicista che era - mi colp? nel vederlo  ferito in questa cosa.

Kofsky: Pensi che questo fatto potrebbe aver contribuito al fatto che mor? cos? giovane?

Coltrane: Non saprei, ma Eric era un ragazzo forte. Nessuna sa ci? che la causato. Il modo in cui pass?, c'? un mistero intorno ad esso.

Kofsky: Non voglio dire che fu direttamente la causa, ma..

Coltrane: Indirettamente?

Kofsky: Si

Coltrane: Si l'intero scenario. Non poteva lavorare...

Kofsky: Ci? ? quello che voglio dire, veramente.

Coltrane: Lui sembro sempre essere un ragazzo molto allegro, cos? non penso che ci? lo avrebbe messo... Non penso questo, perch? lui aveva una visione della vita che era molto, molto bella, ottimistica, ed aveva questa specie di cosa, l'amichevolezza, un amico vero per tutti. Era il tipo di uomo che poteva comportarsi da amico con qualcuno che aveva appena incontrato oggi cos? come di uno che conosceva da dieci anni. Questo tipo di persona, non penso che si sarebbe ferito al punto che avrebbe fatto qualcosa per feririsi con consciamente o inconsciamente.

Kofsky: Si. L'amichevolezza era una delle cose cose che mi ha impressionato dei musicisti qui. Io veramente non mi aspettavo di essere accolto a braccia aperte, perche sono un outsider, dopo tutto. E tuttavia sono stato continuamente stupito a come erano desiderosi i musicisti di cooperare quando decidevano che ero sincero e che non era uno scherzo o un imbroglio o qualcosa del genere.
 
Coltrane: Io credo che tutto ci? che occorre ? la sincerit?, l'empatia...
Io penso di volermi avvicinare alla citt?. Forse c'? qualcosa che posso fare in musica. Prendere un posto, un piccolo posto per suonare. Non voglio una soffitta, ma forse c'? qualcosa che posso fare avere per suonare, solo un piccolo spazio per essere in grado di lavorarci dentro.

Kofsky: Dove suoni a casa?

Coltrane: Ovunque. C'? una stanza nel garage che st? approntando ora e penso che sar? la mia stanza per la pratica. Non sai mai. Qualche volta tu costruisci una piccola stanza e poi finisce che stai ancora andando alla toilet. Spero che mi piaccia ma... tengo uno strumento sul piano ed uno nella stanza da letto -- generalmente un flauto li dietro, perch? quando vado li sono stanco e mi stendo e faccio pratica.

Kofsky: Quante ore al giorno circa suoni?

Coltrane: Non troppo ora. Trovo che ? solo quando c'? qualcosa sta cercando di venir fuori che io veramente faccio pratica. Ed allora non so quante ore - tutto il giorno, ogni tanto. Ma ora non c'? niente che sta venendo fuori.

Kofsky: Sono molto sorpreso nel sentire di te che fai pratica, perche non riesco a concepire di cosa puoi trovare da  impratichirti. Ma so che non ? cos?.

Coltrane: Mi occorre fare pratica. E solo che vorrei qualcosa da impratichirmi, e st? cercando di capire cosa ? che voglio, un area da penetrare.

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In Coltrane, il suono - spesso discordante, caotico, quasi  insopportabile - diventa la forma spirituale dell'uomo, una identificazione forse possibile solo con uno strumento a fiato, con il quale il musicista ? necessariamente fuso pi? intimamente che con gli archi o le percussioni.
Questa intimit? fisica era pi? intensa per la sua caratteristica salda imboccatura, la soprannaturale durata e complessit? dei suoi fraseggi, e il crescente uso di tecniche di soffiata molto potente.
L'intero spettro della musica di Coltrane - la malinconia ed il desiderio trascendentale che in definitiva richiamava Bach pi? che Parker, il richiamo della jungla e le urla, le corse turbinanti e le elegie per i figli assassinati ed un pianeta omicida - ? in origine solamente il respiro di un uomo che soffre. Le qualit? di quella musica ci ricorda che le origini della parola ispirazione ? "respirare su".

Edward Strickland

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Buon ascolto,
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Re: John Coltrane

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Re: John Coltrane

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Coltrane... un genio.
Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che ciò non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.
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Re: John Coltrane

Messaggio da hombre sincero »

concordo
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Re: John Coltrane

Messaggio da carlo »

beh e chi non...
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Re: John Coltrane

Messaggio da hombre sincero »

beh al mondo ci sarà pure qualcuno.... :puke:

:notworthy:
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Re: John Coltrane

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Mi piacerebbe dare alla gente qualcosa di simile alla felicità. Scoprire un sistema per far sì che quando voglio che piova, si metta a piovere all'istante. Quando uno dei miei amici è malato, suonargli una certa musica che lo guarisca; e quando è al verde, suonargliene un'altra che gli faccia trovare subito tutti i soldi che gli servono. Ma quali siano questi brani e quale la strada da percorrere per impararli, non lo so. I veri poteri della musica sono ancora ignoti. Essere in grado di controllarli dovrebbe essere, credo, lo scopo di ogni musicista.
John Coltrane
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