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Monia Di Biagio
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Tsunami: quasi 300.000 vittime, ma l'economia regge!

Ansa 26/1/2005

"Al di l? della tragedia umana, che resta enorme, il mancato insorgere delle paventate epidemie e il rapido e massiccio affluire di aiuti internazionali consente oggi agli esperti della Banca Asiatica di Sviluppo (Bas) di considerare il futuro dei paesi investiti dallo tsunami in maniera meno pessimistica di quanto non apparisse nei primi giorni dopo il 26 dicembre. A un mese esatto dal maremoto abbattutosi sulle coste dell'Oceano Indiano il bilancio delle vittime sfiora ormai quota 300.000, ma l'impatto del disastro sulle economie dei paesi colpiti sembra essere meno grave di quanto si temesse. Al di l? della tragedia umana, che resta enorme, il mancato insorgere delle paventate epidemie e il rapido e massiccio affluire di aiuti internazionali consente oggi agli esperti della Banca Asiatica di Sviluppo (Bas) di considerare il futuro dei paesi investiti dallo tsunami in maniera meno pessimistica di quanto non apparisse nei primi giorni dopo il 26 dicembre.

IMPATTO ECONOMICO INDIPENDENTE DA NUMERO VITTIME

Ifzal Ali, economista della Bas, stima che le ripercussioni economiche del maremoto saranno inferiori a quelle di altre recenti crisi, come la polmonite atipica del 2003, che pur provocando 'sol? 774 decessi ingener? una situazione di panico generalizzato tale da portare alla recessione i paesi toccati dal contagio.
"Sebbene lo tsunami sia stata la peggiore catastrofe naturale dell'ultimo secolo, non ha portato a niente del genere: i centri d'affari e le industrie continuano a funzionare normalmente e le economie dei paesi colpiti, a parte Sri Lanka e Maldive, dovrebbero uscirne con danni minimi", osserva l'economista con la freddezza tipica del suo ruolo.
E in effetti, a Medan, l'effervescente capitale della provincia indonesiana del nord di Sumatra, gli affari proseguono come se niente fosse accaduto, malgrado la vicinanza con la zona di Aceh, praticamente rasa al suolo dal maremoto.

AIUTI, I DONATORI MANTENGONO LE PROMESSE

Contrariamente a quanto avvenuto in occasione di altre calamit?, in questo caso l'aiuto internazionale non ? venuto a mancare. Secondo il coordinatore delle operazioni d'urgenza delle Nazioni Unite, Jan Egeland, i paesi donatori stanno tenendo fede alle promesse "cos? generosamente e cos? rapidamente come mai era accaduto prima": 759 dei 977 milioni di dollari reclamati dal segretario
dell'Onu Kofi Annan sono stati "coperti".
Il problema ? come distribuire questa enorme massa di aiuti: "Certe volte - osserva Andrew Maskrey, del Programma Onu per lo sviluppo - ? peggio ricevere troppo che troppo poco. ? difficile, per un governo, dispensare improvvisamente cinque volte di pi? di quanto sia abituato. Bisogna esaminare attentamente la capacit? delle strutture locali di assorbire tutti questi aiuti".

BILANCIO VITTIME SFIORA 300.000

Secondo gli ultimi dati forniti dal ministero della Sanit? di Giakarta, nel nord dell'isola di Sumatra 96.232 persone sono morte e 132.197 risultano disperse. Il bilancio precedente parlava di "circa 174.000 morti", ma ora il governo si avvale di un nuovo sistema informatico per la conta delle vittime.
L'Indonesia resta di gran lunga il paese pi? devastato.
Seguono lo Sri Lanka con 38.195 morti e 5.640 dispersi, l'India (10.749 e 5.640) e la Thailandia (5.374 e 3.132).
Il bilancio complessivo delle vittime lungo tutte le coste dell'Oceano Indiano sfiora quota 300.000.

TURISMO, IL COMPARTO PI? COLPITO

Fra i paesi investiti dallo Tsunami saranno lo Sri Lanka, la Thailandia e le Maldive a subire l'impatto economico pi? rilevante.
Questo a causa dell'elevato ruolo giocato nelle loro economie interne dal turismo, l'attivit? che risulta la pi? gravemente colpita, anche sotto il profilo psicologico.
In Thailandia gli stranieri uccisi risultano 1.892, a fronte di altri 1.684 cadaveri di nazionalit? sconosciuta e 1.010 sono gli stranieri tuttora dispersi.
Nello Sri Lanka i turisti morti sono "solo" 107, ma le distruzioni di strutture ricettive appaiono relativamente molto pi? ingenti e lo stesso discorso vale per le minuscole Maldive, le cui risorse sono praticamente affidate alle scelte dei vacanzieri internazionali.
Gravissima, infine, appare la situazione negli arcipelaghi indiani delle Nicobare e delle Andamane, dove ci vorr? molto tempo perch? dalle spiagge da sogno spariscano le tracce del maremoto.

SCONGIURATA EMERGENZA SANITARIA

Ad evitare un'ulteriore ecatombe ed esiziali ripercussioni economiche interviene per fortuna il mancato avverarsi delle peggiori previsioni sul piano sanitario.
A Ginevra il responsabile per le emergenze umanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanit?, David Nabarro, ha dichiarato che il rischio epidemie appare ormai scongiurato.
Sebbene il Fondo mondiale per l'infanzia (Unicef) ammonisca che la mancanza di installazioni sanitarie e l'inondazione delle fognature continuano a creare condizioni pericolose per i sopravvissuti che vivono nei campi profughi, Nabarro ha potuto affermare che "lo sforzo intrapreso dall'intera comunit? internazionale, dalle organizzazione umanitarie e dalle varie comunit? che operano nelle zone colpite ha permesso di ridurre totalmente ormai il pericolo malattie tra le popolazioni colpite".
Pochi giorni dopo lo tsunami lo stesso Nabarro aveva affermato che l'insorgere di epidemie rischiava di provocare un numero di vittime pari a quelle gi? causate dal maremoto."

(da http://www.panorama.it )
aramente,
Monia Di Biagio.

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