Deus ex machina come tecnica narrativa
Inviato: 09/05/2023, 18:03
La struttura narrativa mi ha sempre affascinato perché è sempre nascosta, difficilmente rintracciabile dall'esterno da un occhio non allenato. È nascosta dall'autore, il quale farà di tutto per celare i propri disegni.
Un po' come l'universo, sta là, lo vediamo, ma non riusciamo, se non in parte, a coglierne la trama, i perché e i per come.
E se dietro ogni cosa si nascondesse la mente di Dio?
Il Deus ex machina è un intervento provvidenziale che giunge dall'esterno, un intervento NON metonimico, e quindi NON preparato nella narrazione, non anticipato. È un trauma narrativo (di recente ho letto di traumi evolutivi genetici presenti nel genere HOMO), una irruzione funzionale e strumentale il cui scopo è, non tanto di risolvere la narrazione, ma di portarla ad un punto nuovo, diverso dal precedente (proprio come i traumi evolutivi). Interviene nella narrazione con discrezione, quasi in silenzio, e contribuisce a mostrare la verità, o un pezzo di verità, a un personaggio. Offre un'informazione utile, spesso essenziale, e poi scompare. Non il colpo di scena dei racconti brevi, voglio esser chiaro, perché il deus ex machina non va confuso con il coup de theatre.
Ad esempio, ritorno a La Morte di Ivan Il'ic. A un certo punto della storia entra nella narrazione il cognato di Il'ic, il quale informa la famiglia che il giudice è davvero malato e da lì a breve morità.
Il cognato entra e scompare dalla narrazione, ma la sua rivelazione sarà un vero e proprio snodo narrativo, perché da quel momento la famiglia di Il'ic si renderà davvero conto dello stato del congiunto e agirà di conseguenza.
Quindi il Deus ex machina è una tecnica narrativa, una sorta di pretestualità funzionale, che un bravo autore dovrà ben adoperare al pari delle metonimie, tecnica esattamente opporsta.
Lo sforzo dell'autore è dunque quello di sviare il lettore, nascondere la struttura narrativa, confondergli le idee, creare falsi percorsi, scolorare lo schema narrativo.
Una lunga sequenza descrittiva, all'apparenza adoperata per delineare il carattere di un personaggio, può nascondere una metonimia, un tirante che più tardi produrrà i suoi effetti. Ma un autore che si rispetti seppellirà le informazioni fornite, che soltanto al momento opporturno torneranno in mente al lettore.
È importante dunque imparare a uscire da sé, a far propri lessici che non ci appartengono, terminologie tecniche sconosciute, per inventare personaggi il più possibile lontani da noi, creare impalcature di idee, organizzare una drammaturgia, accendere e governare conflitti, spegnerli, adoperare le tecniche narrative e, se non bastano, inventarne di altre.
Una storia è composta da personaggi, da ambienti, dal tempo in cui si svolge. Non credete a quanti vi sussurrano che gli scrittori scrivono sempre e solo la medesima storia. Piuttosto è vero il contrario, ogni storia vuole il suo autore.
È l'autore che cambia al mutar della storia.
Un po' come l'universo, sta là, lo vediamo, ma non riusciamo, se non in parte, a coglierne la trama, i perché e i per come.
E se dietro ogni cosa si nascondesse la mente di Dio?
Il Deus ex machina è un intervento provvidenziale che giunge dall'esterno, un intervento NON metonimico, e quindi NON preparato nella narrazione, non anticipato. È un trauma narrativo (di recente ho letto di traumi evolutivi genetici presenti nel genere HOMO), una irruzione funzionale e strumentale il cui scopo è, non tanto di risolvere la narrazione, ma di portarla ad un punto nuovo, diverso dal precedente (proprio come i traumi evolutivi). Interviene nella narrazione con discrezione, quasi in silenzio, e contribuisce a mostrare la verità, o un pezzo di verità, a un personaggio. Offre un'informazione utile, spesso essenziale, e poi scompare. Non il colpo di scena dei racconti brevi, voglio esser chiaro, perché il deus ex machina non va confuso con il coup de theatre.
Ad esempio, ritorno a La Morte di Ivan Il'ic. A un certo punto della storia entra nella narrazione il cognato di Il'ic, il quale informa la famiglia che il giudice è davvero malato e da lì a breve morità.
Il cognato entra e scompare dalla narrazione, ma la sua rivelazione sarà un vero e proprio snodo narrativo, perché da quel momento la famiglia di Il'ic si renderà davvero conto dello stato del congiunto e agirà di conseguenza.
Quindi il Deus ex machina è una tecnica narrativa, una sorta di pretestualità funzionale, che un bravo autore dovrà ben adoperare al pari delle metonimie, tecnica esattamente opporsta.
Lo sforzo dell'autore è dunque quello di sviare il lettore, nascondere la struttura narrativa, confondergli le idee, creare falsi percorsi, scolorare lo schema narrativo.
Una lunga sequenza descrittiva, all'apparenza adoperata per delineare il carattere di un personaggio, può nascondere una metonimia, un tirante che più tardi produrrà i suoi effetti. Ma un autore che si rispetti seppellirà le informazioni fornite, che soltanto al momento opporturno torneranno in mente al lettore.
È importante dunque imparare a uscire da sé, a far propri lessici che non ci appartengono, terminologie tecniche sconosciute, per inventare personaggi il più possibile lontani da noi, creare impalcature di idee, organizzare una drammaturgia, accendere e governare conflitti, spegnerli, adoperare le tecniche narrative e, se non bastano, inventarne di altre.
Una storia è composta da personaggi, da ambienti, dal tempo in cui si svolge. Non credete a quanti vi sussurrano che gli scrittori scrivono sempre e solo la medesima storia. Piuttosto è vero il contrario, ogni storia vuole il suo autore.
È l'autore che cambia al mutar della storia.