L' AVVOCATESSA - racconto erotico a puntate - 4° puntata

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marquis
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L' AVVOCATESSA - racconto erotico a puntate - 4° puntata

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Fece l’ atto di muovere le braccia come per liberarsi, sapeva che li avrebbe eccitati: “Uhh hmmm…..Vi prego signori, liberate queste mie membra incatenate, vi do la mia solenne promessa che non mi rigetterò a compiere quei gesti osceni che hanno turbato la vostra raffinata sensibilità.” Intanto le mani di Giulio si stavano spingendo più in profondità tra le pieghe di Silvia, sfilandole il gonnellino corto mentre lei si sganciava le autoreggenti. “Tu che ne pensi caro, l’ imputata mostra segni di sincero ravvedimento o è solo un subdolo trucco per giungere alla sua liberazione….?”. “Liberazione che certo le consentirà di tornare a dare empio spettacolo incurante del ludibrio interiore ed esteriore a cui sottoporrà lei stessa e anche noi.”, ribattè lui mentre lentamente snodava il busto sulla schiena di lei. “E’ vero sai, questa scostumata allieva non merita la nostra generosità ora. Obblighiamola ad osservare i suoi giudici mentre si dedicano al vero piacere carnale, che lei mostra di saper raggiungere solo con il suo egoismo.” Il busto di Silvia cadde a terra, scoprendo i suoi seni aristocratici, due coppette di champagne larghe ed arcuate che non avevano alcun bisogno di essere sorrette nemmeno dopo 40 anni di esistenza. Michela li osservò per qualche secondo, a lei che aveva sempre trovato un po’ ingombrante il suo petto florido parvero quasi due boccioli appena fioriti e molto eleganti. In realtà sapeva che questa sua formosa peculiarità  era desiderata da molti uomini ed invidiata da altrettante donne, e trovò piacevole ora questo contrasto scenico con l’ ambigua avvocatessa. “Oh no perché siete così crudeli con me, signori, costringermi ad assistere al vostro piacere mentre io languo nel mio tormento interiore….se proprio non debbo essere liberata, almeno potessi evitare di guardare, mi sarebbero risparmiate le sofferenze di un piacere negato.” E voltò il capo dall’ altra parte socchiudendo gli occhi, e per essere certa che il suo velato messaggio fosse colto ribadì questa sua intenzione: “Non fatemi guardare, ve ne scongiuro. Farò ciò che il vostro capriccio desidera ma risparmiatemi questo supplizio.” I due soci si guardarono per un attimo sorridendo lievemente e mentre i primi baci di lui raggiungevano il collo e le spalle di lei, si intesero che avrebbero soddisfatto al più presto la richiesta di Michela. Giulio si recò nel cassetto della scrivania e ne estrasse un fascio di seta rossa, e portandosi dietro la sedia di lei lo arrotolò e le cinse la fronte nascondendole la vista. Questa nuova sensazione di essere ora anche bendata si aggiungeva alle tante che già le scuotevano i sensi,  e sentì che sarebbe andata presto in fibrillazione se qualcuno non le avesse almeno sfiorata la pelle entro pochi secondi. Il suo desiderio di stimolazione era ora talmente evidente sottopelle che i due avvocati non poterono rimanerne indifferenti. Tra l’ altro questa nuova condizione di lei legata e bendata aveva alzato di un gradino il loro stesso incombente piacere, e decisero di sperimentare un gioco che già conoscevano ma che mai li aveva annoiati in passato. Li sentì camminare attorno alla sua poltroncina, i tacchi di lei e le suole morbide di lui. Li immaginava scambiarsi baci e carezze e silenziosi cenni d’ intesa, la eccitava questa loro perversa complicità e soprattutto il fatto di essere al centro delle loro attenzioni, indispensabile protagonista di quel gioco che adesso credeva fosse iniziato chissà quanto tempo fa. Passò un attimo di silenzio e poi un suo gemito di piacere reagì a un sottile sfioramento delle sue cosce, per qualche secondo poteva sentire nell’ aria solo i suoi respiri vocianti e le sue gambe tornarono a piegarsi verso l’ interno costrette dalle carezze del frustino. La sua pelle era solleticata in modo appena percettibile da quell’ inedito strumento di piacere, essere così stimolata le dava sensazioni prima inimmaginabili, era come una minaccia e una delizia allo stesso tempo. Non finì di gemere e già un'altra sensazione simile e molto più vicina la sorprese, ora era il suo collo ad essere sfiorato dallo stesso attrezzo, come un serpente ne veniva avvolta e lo lasciava libero di muoversi verso l’ incavo del suo petto. Ma i serpenti ora erano due e questo la stava facendo quasi impazzire di piacere. Avrebbe venduto l’ anima al diavolo in questo frangente pur di sentire su di sé una mano, un corpo che placasse quell’ adrenalinica sensazione di estatica tensione che come un magnete la stava attirando verso un buco nero denso di piacere. Sentì una mano risalirle la vita per catturare i bottoni della sua camicetta ancora allacciati e lentamente liberarli dalla prigionia della stoffa color arancio. Era da qualche settimana che non sentiva su di sé una mano maschile, quell’ ultima sua storia con un ex compagno di studi era durata poco e si era ripromessa di mettere in secondo piano le prospettive relazionali almeno finchè non fosse riuscita a salire i suoi primi gradini di aspirante avvocatessa. Ma era davvero una mano maschile quella che finì di slacciarle l’ ultimo bottone e le scostò delicatamente di lato la camicetta?  Non avrebbe saputo dirlo con nessuna certezza, ma sapeva anche che le importava ben poco di chi fosse quella mano finchè le avesse dato percezioni epidermiche così gradevolmente graffianti. Sentì un brivido caldo sull’ addome nel sentirsi liberata da uno dei tanti soavi vincoli a cui era in quel momento sottoposta. “Uhhh gaudentemente delizioso, non trovi cara?”, disse lui rivolgendosi alla sua compagna. “Si Michela questa volta ha superato sé stessa in buon gusto, dovrai assolutamente dirmi dove hai trovato quel reggiseno cara.”. Stavano ammirando il suo pezzo forte di quel giorno, aveva deciso di indossarlo quella mattina quasi presagisse senza reali motivi di poterlo far ammirare a qualcuno. Era un reggiseno di pizzo rosato, con interno sfoderato e si intonava splendidamente con il suo incarnato chiaro. Le piaceva sempre di più sentirsi al centro del ring, essere osservata e desiderata per la sua sensuale bellezza e la sua eleganza in un modo che non credeva di poter mai sperimentare. I suoi capezzoli svettavano ora in mezzo alle grandi aureole dei seni, erano talmente sollecitati che pareva volessero bucare il delicato tessuto intimo che li comprimeva. Avvertì l’ estremità del suo seno lambita da qualcosa di leggero che si insinuava attorno al capezzolo, e la sua bocca non seppe trattenere un sorriso di traverso da cui uscì un lungo gemito. Le gambe ripresero a roteare e a sollevarsi senza freni inibitori, il piacere ora le stava affluendo verso sud con un’ intensità di una tempesta tropicale. “Bastardi hmmmm…..finirete col farmi delirare, perché lo fate….hmmmm….” “Caro credo che l’ imputata voglia interrompere questo processo sai?”, disse Silvia  sorridendo verso di lui. Prima che potesse ribattere fu Michela a replicare: “No….no non smettete ora, ve ne prego signori……hmmm…..è già così in fase avanzata il tormento che mi state infliggendo ora che interromperlo sarebbe un delitto.” Percepì due dita sganciarle il ferretto del reggiseno. “Hai visto tesoro, Michela non diceva sul serio. Ella è certo consapevole di quanto giusta, e a quanto pare gradita sia la pena che le stiamo regalando.”, disse Giulio mentre Silvia le si avvinghiava attorno alle gambe baciandolo sul collo e sul petto. “Si se questo processo è inevitabile vi chiedo almeno che vada fino in fondo….sono disposta a scontare la pena che deciderete di infliggermi ma non fermatevi ora, non resisterei……..” Dopo qualche attimo in cui li sentiva amoreggiare a due passi da lei fu di nuovo il silenzio, e di nuovo dopo il silenzio quella sensazione sulla pelle. Ora i frustini erano due, e roteando lentamente attorno a ciascun seno ne raggiungevano il centro sopraelevato, stimolandolo con la lingua biforcuta e facendolo ballare nell’ incavo, solleticandolo e imprigionandolo alternativamente. Michela ora gemeva in modo quasi lamentoso, senza nemmeno più supplicare di poter raggiungere il piacere in altra maniera che non questa. Le sue mutandine erano ormai un temporale di agosto e Giulio le sfilò la seta dal polso destro mentre abbracciato a Silvia continuavano a produrre nella ragazza le sensazioni più intense col solo ausilio di quel sottile strumento di piacere. La mano di Michela schizzò come un’ anguilla verso il suo sesso per carpire con il tocco delle dita il flusso del suo fluido erotico che in quegli attimi era incontrollabile. I gemiti e le sensazioni di lei piano piano si ammorbidirono mentre lasciava scorrere il frutto del piacere al suo interno e la pelle le si distendeva dopo un prolungata tensione a cui si era sottoposta, con quello che credeva solo un impulso di una curiosità passeggera. Pensò per un attimo da quanto tempo doveva essere seduta lì, le pareva da tutto il pomeriggio almeno ma la pendola sopra le scrivania segnava le 16.30. Il tempo le si era amplificato nella sua percezione, troppa era stata la sorpresa e la carica elettrica di quell’ inedita partita di piacere. Ora i due avvocati si erano scostati leggermente dalla sua postazione, li udiva sospirare tra loro e dovevano essersi disinteressati di lei una volta provocatale quell’ intensa eruzione erotica. Chissà che facevano, si chiese, e subito si diede dell’ ingenua, era chiaro che dopo essersi eccitati giocando con lei e su di lei stessero ora godendo del frutto carnale più pieno. Certo in quella circostanza si sarebbe rilassata ancor meglio osservando le movenze erotiche dei due soci piuttosto che con la benda di seta rossa che ancora la teneva al buio, un’ oscurità che peraltro trovava ancora piacevole. Le parve riconoscere dal suono dei gesti e dei loro sospiri che la bionda avvocatessa dovesse essere impegnata ora a soddisfare un esigenza erotica di lui sotto il basso ventre, e le sembrava di avvertire la sua sagoma piegata o inginocchiata di fianco alla scrivania. Rimase ancora un po’ di tempo su quella comoda poltroncina finchè li sentì riavvicinarsi a lei, e vide finalmente tornare la luce al tocco di Giulio che le tolse la benda. “Come prevedevo caro, questa maldestra signorina non ha saputo resistere a dare sfogo ai suoi istinti più torbidi, hai visto che spettacolo ci ha offerto prima?”, disse Silvia mentre lei li osservava per la prima volta nel loro costume adamitico originale. I neri stivali di lei erano gli unici indumenti che ancora avevano addosso. Non doveva toglierseli mai, pensò ironicamente Michela. Li trovò entrambi piuttosto attraenti , non solo i loro modi insinuanti erano piacevoli ma anche la loro carnalità era ben disegnata nelle curve sinuose di lei e nell’ asciutta silhouette atletica di lui. “In effetti non credevo di essere costretto a slegarla per permetterle di sfogare la sua libido incontrollata cara, avevi ragione tu quando mi dicevi che Michela era priva di qualsivoglia freno inibitorio.” Rieccoli nelle loro ambigue analisi, pensò, che se da un lato trovava del tutto artefatte dall’ altro non mancavano mai di provocarle una reazione stuzzicante nella sua mente e nel suo corpo. Le piaceva questo gioco teatrale, ormai le era perfettamente chiaro. Ed era sempre Silvia ad attizzare in modo malizioso la discussione, notò ad alta voce: “Ditemi voi signori se nella condizione in cui mi avevate posto mi era possibile resistere a soddisfare il giusto piacere che mi avete provocato. E non posso non notare come nelle cause riguardanti la pubblica decenza le donne siano sempre in primo piano in termini di severità giudicante.”, disse rivolta a lei che si compiacque di quel complimento. “E’ vero, e la storia giudiziaria lo dimostra, sappiamo essere le più inflessibili giudici della moralità ogni volta serva la nostra competenza in materia. Ma lo imparerai tu stessa  sulla strada del tuo tirocinio, cara.” “Comunque ora come da te richiesto in precedenza ti sarà data la possibilità di osservare senza veli il nostro piacere, spero vivamente che ce ne darai la possibilità visto che hai già avuto la tua parte in merito.”, fu Giulio a rivolgersi a lei mentre nuovamente Silvia gli si avvicinava con feline movenze. Le mani di lei furono sui suoi fianchi, sulle sue natiche e sulla sua schiena mentre lui si gongolava armeggiando con la bocca sulle spalle e il collo di lei, scendendo pigramente sui seni per baciare e mordicchiare la sua pelle di velluto rosa appena abbronzata. Erano di fronte a lei e Michela tornò ad agitarsi interiormente per quel nuovo spettacolo che le  veniva offerto. Il suo piacere non si era ancora sopito del tutto che già questo loro nuovo gioco tornava a destarne le tracce. Ora guardava Silvia avvinghiarsi e  stringere il corpo statuario di lui e indugiare a lungo sulla sua pelle con la lingua e i palpeggiamenti sempre più arditi. Le provocazioni della bionda sortirono ben presto gli effetti da lei sperati e Giulio si attivò nel reagire agli assalti di lei con una passione via via più tenera e violenta, che in breve tempo la imbrigliò in un vortice di mani impetuose che la aggredirono dolcemente non risparmiandone che pochi lembi di pelle. Silvia si lasciò cadere sulla poltrona sotto la spinta sempre più veemente di lui. Michela li osservava sentendo una nuova scossa interiore risalirle verso l’ esterno, quei due non solo sapevano giostrare molto bene tra i preliminari fatti di parole e accenni ma anche nella seconda fase dell’ amore la loro abilità era pari alla mancanza di fretta che palesavano. Ancora una volta la sua mano discese pigramente sull’ addome e tastò con le sue dita affusolate la sensibilità del suo clitoride che diventò subito ricettivo a quel nuovo impulso. Aveva appena iniziato un movimento tra l’ adagio e l’ allegro sul suo sesso che i due accesi amanti decisero di cambiare posizione e staccarsi dalla poltrona, chissà che avevano in mente questa volta, pensò. Silvia carezzava la superficie liscia e dura della scrivania e con l’ altra mano il sesso turgido di lui, non avrebbero mica….. Ma prima di verificare le loro intenzioni diedero un lungo sguardo congiunto verso Michela. Lei li guardò entrambi con occhi già molli per il nuovo imminente piacere che la circondava in ogni angolo di quella stanza.
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