Luigi Zagaria
di
Michela Belli
di
Michela Belli
La verità, è che il poeta, è un soggetto ipersensibile, un uomo che vive costantemente col petto squarciato pronto com'è con la sua ricettività a farsi carico di tutti i malesseri che lo coinvolgono.
Luigi Zagaria
…E questo è signori cari, Luigi Zagaria. Senza troppi preamboli, senza tante parole, semplicemente un poeta e scusate se è poco.
1) Caro Luigi, finalmente dopo varie peripezie con la tua posta elettronica riesco ad accaparrarmi cinque minuti del tuo tempo. Prima di tutto, congratulazioni per Le Grazie, c’è qualcosa che hai voglia di condividere con noi a proposito della tua pubblicazione, non so un aneddoto circa la sua nascita…
Permettimi prima di ringraziarti per aver presentato Luigi Zagaria nel modo in cui lo hai fatto scegliendo un passaggio di una discussione fatta proprio qua nel forum di Nuoviautori rispondendo ad una domanda posta dal nostro amico comune Jago ovvero l’essere poeti cosa comporta.
Aggiungo ai ringraziamenti doverosi da parte mia per Carlo Trotta che è riuscito a creare una vetrina importante per noi autori sconosciuti grazie alla quale usufruiamo di una visibilità che altrimenti non avremmo goduto posto questo rispondo alla prima domanda: in effetti questo è un libro che è nato in ordine cronologico dopo Lucciole e lanterne che è il mio primo libro ancora inedito di poesie e che è tutt’ora pubblicato su Nuoviautori più volte ho provato con questi due libri con diversi editori e tutti mi hanno risposto allo stesso modo > siccome io scrivo solo per passione lo faccio per me stesso e null’altro ho deciso di desistere e di non accettare questa regola visto che sono stati in diversi a rispondere allo stesso modo e parliamo anche di case editrici di un certo livello che per ovvie ragioni non sto qui ad elencare.. parlando al telefono con Jago spiegai la mia situazione e la risposta fu la seguente > tentennai un po’ poi dopo qualche giorno presi i due libri e li mandai in lettura, nel corpo della mail, scrissi senza preamboli quella che era stata la mia esperienza pregressa con altri editori, dopo qualche giorno arrivò la risposta ed è quella che oggi conosciamo che Le Grazie hanno finalmente visto la luce. Grazie quindi anche al consiglio del mio amico Jago.
2) E’ veramente incredibile, leggo e rileggo la tua frase sopraccitata e semplicemente rabbrividisco. Due semplicissime righe, pregne di poesia allo stato puro a racchiudere il senso profondo di un’arte che addirittura precede l’uomo, già perché la poesia è essenza, è perfezione, la poesia è l’assoluta certezza che l’uomo è come diceva Kant, capace di contenere in se stesso l’intero universo… cos’è Luigi la poesia?
La poesia Michela, è semplicemente lo strumento che utilizziamo ogni giorno per dar vita al nostro vissuto, per quanto mi riguarda, la poesia è tutto ciò che mi circonda, e che è in grado allo stesso tempo di generare emozioni ed è esattamente questo il compito che si prefigge la poesia quando ciò avviene, si conclude il ciclo che essa si prefigge di raggiungere. Altrimenti tutto ciò non avrebbe senso, verrebbe meno la funzione di chi scrive, perché chi pratica l’arte dello scrivere, deve porsi in primo luogo la domanda perché scrive, e a quale scopo, ricordandosi sempre che dall’altra parte della barricata c’è qualcuno che legge e che ha il potere insindacabile di giudicare e di appropriarsi del risultato finale che si chiama poesia, e che in ultima analisi appartiene sempre a chi la fruisce e non a chi la scrive.
3) In tutte le discussioni intavolate nel forum a cui tu hai preso parte, non hai mai fatto illazioni faziose o polemiche sterili in generale, al contrario hai sempre avuto l’invidiabile qualità di paciere, raccontaci Luigi, sei così anche nella vita vera o è in rete che ti sforzi di essere sempre moderato?
Ho 39 anni ed esattamente da 18 anni faccio il funzionario di vendita per una multinazionale
che produce semilavorati in rame quindi per un fatto prettamente professionale, mi trovo
nella condizione di dover mediare l’esigenze dell’azienda per la quale lavoro e quindi la
la necessità di produrre reddito, e le pretese dei clienti di risparmiare sull’acquisto, questo ha
fatto si che imparassi l’arte della pazienza e quindi della moderazione.
4) A proposito del poeta, hai detto che condizione necessaria alla sua esistenza è, cito testualmente, “il sapere di non sapere” la verità è secondo me che più dubiti più sai, ma la tua affermazione ha evocato secondo me un’immagine stupenda, quella d un uomo intento in una ricerca un po’ proustiana della perfezione. In questo contesto Luigi, svelaci un tuo segreto di poeta… raccontaci del profumo di almeno una delle tue “madelaine”…
Solo chi è umile può annoverarsi nella famiglia dei poeti, non esistono poeti più grandi della
poesia stessa; esistono grandi poeti che fanno grande la poesia, e l'umiltà è un elemento
essenziale, senza questa, non c'è poesia che tenga.
Per quanto attiene alla ricerca della perfezione, è il mio limite più grande questo mi mette
sempre nella condizione di condizionare anche gli altri conoscendo appunto il mio modo di
essere; mi spiego meglio se faccio un invito a cena e dico alle 21,00 i miei amici si
presentano casa mia alle 21,00 perché sanno quanto ci tengo alla puntualità, viceversa se
sono l’invitato, sono sempre il primo ad arrivare, mentre gli altri commensali se la prendono
più comoda.. all’atto pratico quindi io penso non sia molto conveniente ricercare in tutti i
modi quella perfezione tanto invocata anche se poi er primo mi impongo per me stesso
sempre il massimo, questo a lavoro, nei rapporti interpersonali con la gente, a casa, quando
scrivo, in questo caso quel limite è abbondantemente superato anche dal buon senso, perché
rileggo ciò che ho fatto migliaia di volte, ci sono cose che ho scritto vent’anni fa delle quali
ancora non sono soddisfatto e sono li imperterrito a rileggermele e a cercare ancora la forma
migliore.
Per quanto attiene al mio segreto di poeta, la prima regola, è il silenzio, una sorta di clausura
interiore, quando scrivo ho bisogno di essere solo, anche se quella solitudine tanto invocata prima o poi finisce per diventare una trappola, ciò che riesco al massimo a tollerare al di fuori del silenzio, è la musica di tanto in tanto scelgo un disco che può essere i notturni di Chopin, o la 4 sinfonia di Brahms e via dicendo, ultimamente mi sono sbizzarrito accetto di ascoltare anche Edith Piaff, ma il vero segreto sta in quello che faccio quotidianamente perché la vera poesia sta nella vita di tutti i giorni con la mente prendere appunti e poi su carta elaborarli.
In ultimo e concludo ti svelo come nasce “La paura di non sapere” pressappoco questa poesia dice che a chi io dica di non temere la morte, non sa quanto io menta spudoratamente; ciò che mi spaventa più di tutto abituato come sono a dare un ordine alle cose, è il non sapere ne dove ne quando. In effetti nasce da una conversazione che una sera a casa di amici stavamo facendo, si parlava della morte, e da spavaldo io dissi di non temerla, e così un mio amico che mi conosce benissimo di tutta risposta mi disse che se questa un giorno mi cogliesse di sorpresa, io mi sarei arrabbiato moltissimo perché sarei stato colto impreparato, appunto abituato come sono a dare un ordine alle cose..
5) Raccontaci di un se… in soli due versi
Se ti sentirai tradita, non chiamarmi amore, sarà l’azione del silenzio a dominare sulle parole.
6) Editoria… esiste argomento più ostico per un poeta che tal vuol restare?
Assolutamente no e a questa domanda ho risposto abbondantemente prima quando ho spiegato come nasce appunto Le Grazie
7) Quando le mie dita scorrono sulla tastiera del computer la terra smette di girare, il mondo smette di terrorizzarmi, la pace inizia ad assecondarmi, la rabbia smette di pulsare… è forse questo essere scrittori?
Decisamente no, o meglio non è tutto, questo credo sia solo l’inizio, perché essere scrittori significa anche rinunciare in qualche modo alla vita che scorre fuori dalla finestra e così via ma ora voglio renderti partecipe di una cosa che non ho scritto io ma che a mio modesto parere rende proprio l’idea di cosa vuol dire essere scrittori:
“Me la prendo tanto a cuore perché per me scrivere è vitale.”
“Non mi pongo domande, non cerco significati nascosti o meno... scrivo perché mi fa
sorridere, piangere, riflettere, ridere o perché, a volte, non riesco proprio a farne a meno.
Quello che scrivo è decadente? E' spazzatura? E' romantico? Boh? Non mi pongo il
problema. So solo una cosa... quello che scrivo lo scrivo solo se c'è un perché. Poi, se viene
pubblicato, se viene letto... è abbastanza indifferente.”
Queste sono parole di Devil le ho prese da una delle tante discussioni che abbiamo fatto sul
chi scrive perché lo fa e le ho trovate eccezionalmente bellissime fino al punto di
salvarmele sul mio computer con l’idea di utilizzarle prima o poi, quindi chiedo scusa a
Devil se mi sono appropriato delle sue parole, ma queste danno proprio l’idea di ciò che
comporta l’essere scrittori.
8)La storia siamo noi, questo è ciò che dicono. E’ vero anche che la vita è fatta di corsi e di ricorsi, eppure non abbiamo ancora capito niente. Corriamo ci affanniamo e come tanti granchi camminiamo all’indietro. Perché la cultura è così bistratta nel mondo in cui ci hanno scaraventato oggi?
Semplicemente perché viviamo in un contesto dove ciò che conta è apparire anche a costo
di dimostrarsi quello che poi nella realtà non si è. Nel mio libro c’è una poesia intitolata
Le consuetudini che danno l’idea di come oggi ci hanno insegnato che bisogna corre a forza
perché vige la logica dei profitti sempre e comunque anche a costa di fare la guerra.
Eppure uno dei padri della nostra letteratura Ugo Foscolo, ci ha lasciato un comandamento
dal quale non bisogna mai prescindere e cioè: > La risposta nel perché la cultura è così bistrattata, sta esattamente in questo è stata
inquinata dalla logica dei profitti.
9) La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia. Arthur Schopenhauer parafrasando il grande filosofo di Danzica direi che oggi la vita è solo noia e ricerca del piacere, questo fa perdere di vista il fatto che solo ed unicamente attraverso il dolore l’uomo può sublimare la sua anima ed ambire a quella felicità da cui tanto è ossessionato
Rispondo esattamente come un altro grande Leopardi, “Che il piacere è figlio dell’affanno”
10) Domanda di rito: se un giorno dovessi scoprire di non avere più niente da dire…
Quel giorno sarò già morto.
Grazie mille
Michela Belli